Portafogli d'Investimento Teorici:

domenica 3 marzo 2019

Prospettive 2019
Questo ultimo mese si apre, dopo l’ultimo G20, con interessanti prospettive per il 2019.
Innanzitutto il primo punto è la fine del Quantitative Easing: per un pò di tempo starei lontano dal debito governativo europeo, soprattutto per duration/matuirity superiori a 2. Oggi un Bund rende (lordo) a 10 anni circa lo 0,35% l’anno. E’ vero, la Germania è un paese con un debito pubblico relativamente contenuto ed un debito aggregato non eccessivo. Ma c’è qualcosa di assolutamente anomalo in questo dato, soprattutto dentro un’unione con paesi con ben altri indebitamenti, e, quindi, tutta l’utilità, piuttosto, ad una rinegoziazione del debito se non proprio del valore della moneta.
Altro argomento è il relativo rafforzamento del dollaro, unito ad una debolezza dei paesi emergenti, del debito e delle valute emergenti. Qui parlerei quasi più di ciclo politico che economico. Gli USA stanno rialzando i tassi, e stanno attirando investimenti. La politica di guerra commerciale (se non proprio di autentico ‘killing economico’) contro i concorrenti (si veda la Cina o la Turchia, paesi in realtà con dati di indebitamento e crescita assolutamente positivi) ha fatto ‘capire’ agli investitori in che direzione è gradito che si diriga il Dio denaro. C’è da capire se questo ‘sostegno politico’ non è finalizzato principalmente ad allungare un ciclo economico che in ogni caso va verso la sua naturale inversione di tendenza.
Ai mercati emergenti si lega anche il discorso delle materie prime e del petrolio, al di là delle speculazioni sulla ‘fine dell’epoca del petrolio’ (finora le politiche rivolte al contenimento hanno avuto minimo effetto sui consumi e quasi zero sulle emissioni), è evidente che gli sforzi nel tenerlo basso (nel 2014, nel 2016 e ora dopo il picco della scorsa primavera) sono rivolti anche a tenere lontana l’ombra recessiva.
La “dichiarata” politica di swap tra debito lungo e breve in europa della BCE è la gocciolina che fa traboccare il vaso: storicamente un’inversione della curva dei tassi preannuncia la recessione.
Forse si vuole gestire tale recessione per renderla più breve e dai danni più contenuti possibili? Forse in realtà le politiche di stimolo della BCE non sono terminate? Ma in questo caso la troppa medicina non può avvelenare… e potenzialmente uccidere, il paziente?
Ritengo comunque saggio non sottostimare eccessivamente il petrolio, e non sovrastimare nel lungo periodo delle fasi politiche (penso alla sterlina oggi, alla politica di protezionismo dell’ultimo anno ed al debito emergente in valuta locale domani). Sicuramente la molta/troppa liquidità ha annacquato il rischio (e ce lo accorgeremo ad esempio con gli high yield), e l’inversione potenziale della curva dei tassi potrebbero peggiorare gli effetti distorsivi.
P.C. 5.12.2018

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