Portafogli d'Investimento Teorici:

lunedì 27 gennaio 2020

DEUCALIONE: il III Semestre del Portafoglio di 30 ETF Bilanciato a Distribuzione

Sono passati esattamente 6 mesi dall'ultimo rendiconto semestrale di Deucalione, il portafoglio bilanciato dinamico (costruito grossomodo con un 60% azionario e 40% obbligazionario) composto completamente da ETF a distribuzione.
La strategia di Deucalione è quella di produrre una sorta di piccola 'rendita' costante o quasi nel tempo, facendo 'navigare' il controvalore del capitale attraverso le onde di piena e le tempeste dei mercati finanziari con una forte diversificazione anche su strumenti diversi.
Include, dopo l'ultima revisione dello scorso luglio, ben 30 ETF tutti a distribuzione.

Cosa ne è stato di Deucalione in questi (interessanti) 6 mesi?

Questo è il rendiconto con i valori di metà mattinata di oggi, 27 gennaio 2020:
I dividendi NETTI distribuiti in 6 mesi sono stati di 1420,28 euro, pari al 1,34% netto del capitale inizialmente investito 18 mesi fa (110000 euro).
Ecco che Deucalione mantiene la sua 'costanza' nell'erogazione della rendita che ho quantificato nel corso del suo primo anno di vita nel 2,55% netto del capitale investito, ed è appena sopra in questi ulteriori 6 mesi.

Per capirci, l'ipotetico 'voglio vivere di rendita' che avesse utilizzato Deucalione avrebbe ottenuto i canonici 2000 euro al mese 'puliti' costruendo il portafoglio con la bellezza di 940mila euro. C'è da dire che in un anno e mezzo l'investitore, ad oggi, oltre a ricevere la sua bella rendita avrebbe visto incrementare il capitale a 1022600, un +82600 dovuto sicuramente all'ottima performance dei mercati nel 2019 che, con strumenti efficienti come gli ETF, nonostante l'elevata diversificazione e 'spalmatura' gli ha consentito di recuperare il momento di crisi di fine 2018 e portare a casa una crescita che lo pone ben al riparo della svalutazione inflattiva.

L'obiettivo di Deucalione è però dare al capitale un'esposizione bilanciata ma 'dinamica' ai mercati: nel lungo termine (ricordo che il MINIMO per toccare Deucalione l'ho fissato in 5/6 anni, ma la prospettiva d'investimento è a lunghissimo termine) come l'ipotetica 'arca' di salvataggio questo deve oscillare sulle onde di questo mare alle volte tempestoso (come nei primi 6 mesi di 'vita' del portafoglio) ma deve mantenere la rotta (e l'ideale è minimo minimo battere il tasso d'inflazione).

Ora, osserviamo che in 18 mesi complessivamente positivi i titoli 'in pancia' al portafoglio hanno avuto una performance peggiore del -8,75% ed una massima del +32,67%, questa senza considerare assolutamente i dividendi, che l'ipotetico 'proprietario' di Deucalione non reinveste, ma 'incassa'.

Dalla sua creazione Deucalione ha "fruttato": 9656,72 euro di crescita del capitale + 2842,468 euro di dividendi netti del primo anno e 1420,278 del terzo semestre.

Sul capitale investito il rendimento in 18 mesi è stato:

+8,787% di capitale
+3,88% di dividendi netti

Una performance (mista) complessiva del +12,667%, pari al +8,44% di media annua.

La crescita del capitale negli ultimi 6 mesi è stata +4,22% oltre al +1,34% di dividendi netti incassati.

Non riscontro la necessità di fare modifiche al portafoglio di Deucalione in questo semestre dopo le sistemazioni di luglio, dato che non si profilano a mio avviso né particolari criticità/necessità, né particolari opportunità.

Rimane quindi da aggiornarsi a fine luglio 2020.

P.C. 27/01/2020

P.S.
Evidenzio una piccola rettifica di un errore di digitazione in Excel dello scorso semestre: quando acquistai l'ETF Pimco Short Term HY Euro Bond confusi il prezzo di carico di qualche altro strumento ed il prezzo. Le quote acquistate furono 30 al prezzo corrente di allora di 87,1 e non 20 a 130,66. L'importo è ovviamente il medesimo. La stanchezza su 30 ETF e relativi dividendi ogni tanto si fa sentire e la vista si offusca...

P.P.S.

Questo grafico illustra il rendimento di due ETF azionari large cap dei paesi industriali (il MSCI World, che è dollaro-centrico ed il MSCI Europe che è euro-centrico) confrontati con un 'campione dei portafogli a distribuzione' quale il nostro IE00B2NPKV68 (Titoli di Stato di Paesi Emergenti in Dollari) e ne evidenzia, in un decennio, gli andamenti e la loro complementarità (soprattutto tra azionario large cap/europa e obbligazionario emergenti/dollaro):



mercoledì 22 gennaio 2020

Articolo: float-adjusting e difese 'alternative' da potenziali bolle sui tassi

Approfitto di una domanda che mi è stata fatta per condividere alcune informazioni che fanno capire come alcuni indici (e quindi ETF e Fondi che ne replicano/seguono le strategie) siano costruiti seguendo tecniche e criteri che dovrebbero cercare indirettamente di limare alcuni ''rischi'' o caratteristiche del mercato.

Questo è anche quello che, a mio avviso, dovrebbe fare un buon gestore/consulente con le sue strategie.

Un esempio è il recente prodotto di Vanguard: il Global Aggregate Bond (IE00BG47KH54).

Apparentemente è un 'classico' Global Aggregate Bond con Hedging (spiego: investe in obbligazioni, sia societarie che emesse da enti pubblici o para statali, che da banche centrali ed organi sovranazionali, che da governi, di tutto il mondo, con una 'assicurazione' nei confronti dell'euro, dato che qui la valuta forte è ovviamente il dollaro).

La differenza (davvero minima) dai prodotti equivalenti di altre case (es. iShares) è che replica un sotto indice del celebre Bloomberg Global Aggregate Bond, l'indice 'float adjusted and scaled'.

E che vuol dire?


Entriamo qui nell'annoso problema delle manovre delle banche centrali e delle strategie per immettere liquidità sui mercati finanziari.

Non tutte le obbligazioni di questi enormi indici (che coprono oltre 20mila emissioni obbligazionarie di tutti i tipi e di tutto il mondo) sono regolarmente scambiate sul mercato.
Alcune sono in possesso delle Banche Centrali dei paesi che le hanno emesse (o in caso molto più raro riacquistate dalle aziende che le hanno emesse).

Che manovra è ricomprarsi il proprio debito?

Ovviamente è una manovra fittizia, estremamente comune nei paesi molto indebitati (sul caso italiano c'è una vasta letteratura, basta leggersi cosa accadde all'inflazione quando ci fu il celebre 'divorzio' tra ministero del tesoro e banca d'Italia negli anni '80) che serve a creare base monetaria.

Alcuni economisti semplicisti si sono venduti l'idea 'semplice' di abbattere il debito pubblico semplicemente 'annullando' le obbligazioni auto-detenute. Ovviamente è una manovra che riduce quello spazio di manovra dell'economia nota come 'base monetaria' e non comporta alcun vantaggio economico perché a saldo zero. Anzi, c'è il problema della disciplina: avere un debito nominale serve (purtroppo) ad imporre un certo rigore ai paesi (che devono avere comunque un flusso di cassa in uscita, anche se poi va nelle tasche della Banca Centrale).
Quindi è una manovra potenzialmente inflattiva e che 'smaschera' delle operazioni fatte in maniera chirurgica (non si spiega altrimenti i tassi dei bond governativi europei e l'inflazione che non esplode), insomma si getta la maschera sullo 'stampar soldi'.

Dato che nell'epoca dei vari Quantiative Easing (prima Bank of Japan, poi sul bell'esempio BCE e FED) queste masse di debito auto-posseduto possono crescere, o diventare potenzialmente distorsive dell'economia (secondo alcuni, ma sono ipotesi economiche) ecco che escono gli indici floating adjusted: che rettificano non mettendo in indice le obbligazioni che stanno nei forzieri della FED (o della BCE, ma nel Global Aggregate c'entrano di più gli USA).

La conseguenza è una riponderazione di alcune obbligazioni (come i treasury bond e i titoli di stato Giapponesi) che scendono anche sensibilmente nell'indice (basta guardare nella scheda prodotto quanto indice nei normali aggregate il Giappone rispetto a quello di Vanguard).

Un inutile modo di complicarsi la vita?

Forse sì. Oltretutto si potrebbe mangiare molti dei 'guadagni' (fittizi) che fanno saltare i titoli governativi quando sbatte le ciglia il direttore della banca centrale... o forse è una strategia che si rivelerà utile se scoppia una bolla sui tassi.

C'è da dire che le proporzioni di queste rettifiche non credo che saranno sufficienti a proteggere il NAV del titolo da un cambio di direzione delle politiche sui tassi d'interesse.

P.C. 22.01.2020

martedì 21 gennaio 2020

PSICHE: Azionario Diversificato a Distribuzione/Accumulo che chiude il primo trimestre a +6,97%

Dopo il rendiconto di ieri sul portafoglio Amore non posso non proseguire con il rendiconto trimestrale del suo 'gemello': Psiche.

Psiche, ricordiamo è un portafoglio 90% azionario diversificato tramite una asset allocation geografica che rapporta le singole economie al loro PIL a parità di potere d'acquisto, ottenendo una sorta di diversificazione ponderata per paesi.

Il rendimento cedolare di Psiche (gran parte degli ETF in cui investe sono a distribuzione) è stato molto contenuto nel trimestre: 394,42 euro lorde, pari a 291,87 euro nette. Incuranti della scarsa economicità dell'operazione provvedo comunque all'accumulo a rotazione tematica degli investimenti, acquistando (al prezzo teorico/svantaggioso di 5 euro di transazione) 10 quote dell'ETF Vanguard Eurozone Government (IE00BH04GL39) di recentissima commercializzazione.

In questo modo rispetto la 'tabella di marcia' investendo nei titoli di stato europei.

Dopo tale operazione la situazione di portafoglio è la seguente (ho indicato anche i dividendi lordi incassati):


Con un controvalore di 106968,39, in gain del +6,968% rispetto al 21 ottobre 2019.

Vado quindi, per completezza (dato che nascevano come strumenti complementari) a confrontare i due portafogli Amore&Psiche:

Amore: 102920,1     gain +2,92% trimestrale
Psiche: 106968,4     gain +6,97% trimestrale

Amore&Psiche: 209888,5    gain: +4,94% trimestrale

P.C. 21.02.2020

lunedì 20 gennaio 2020

AMORE (Rendiconto del I Trimestre): High Income Market Neutrality come strategia per il 2020?

Cercando di non mancare gli appuntamenti di questo mese di Gennaio 2020, provvedo al rendiconto trimestrale della coppia più 'impegnativa' di portafogli.
Tre mesi fa, nell'ultimo trimestre di un 2019 di crescita impetuosa e costante di tutti gli Asset, avevo iniziato a studiare tecniche per cercare di decorrelarci, per quanto possibile, dal mercato azionario, mantenendo contemporaneamente un grado il più elevato possibile di Income.
Ma dove lo acquisisco l'Income (ovvero il flusso di guadagno, che in questo portafoglio vado a capitalizzare) decorrelandomi da tassi d'interesse e valutazioni (speriamo non sopravvalutazioni) azionarie?

Esistono altri rischi da 'spremere' per farci pagare il nostro price-to-risk.
Mentre alcuni rischi ci vedono volare in mongolfiera (siamo molto alti, è andata molto bene, ma cosa accade se si cade giù?) altri rischi tendenzialmente ci fanno prendere la metropolitana... ad esempio il rischio valuta.
Rischio molto elevato in Europa, con una valuta 'forte' come l'euro, ma a differenza dei mercati finanziari l'euro subisce delle politiche teoricamente (sulla carta) svalutative: l'elevato debito pubblico e la continua riduzione dei tassi d'interesse storicamente non aiutano la valuta.

Ho deciso che, dovendo rischiare, con Amore preferivo giocare sul rischio valuta oltre che sul semplice rischio mercato. E gestire il 'timing' accumulando un elevato Income su titoli che mediano il prezzo anche se correlati.
Ne è nato un portafoglio con elevata esposizione a titoli di stato e sovranazionali in valuta estera e ad accumulo in un sotto-portafoglio azionario in cui 'investe' trimestralmente cedole e dividendi.

Da fine ottobre 2019 al 20 gennaio 2020 questo investimento ha fruttato molte cedole e dividendi, soprattutto grazie all'investimento in titoli in valuta ad alto Income (alto flusso di interessi). In tutto, al netto delle tasse (che si pagano 'solo' nell'ordine del 12,5% utilizzando questi bond sovranazionali) Amore ha incassato 1248,03 euro NETTI di flusso finanziario positivo.
Quasi tutti i titoli in portafoglio hanno contribuito, ma senz'altro l'apporto più significativo (pari al 50% del rendimento) è stato dato dalle obbligazioni in valuta messicana ed in sterline e dal titolo sovranazionale in valuta sudafricana.

Non è male un 1,25% trimestrale di income netto!

Il primo asset selezionato nella nostra 'rotazione' per costruire in 80 trimestri il sotto-portafoglio di Amore è Azionario Europa. Personalmente, dato che non è previsto un asset specifico Azionario Regno Unito, non voglio escludere questa importantissima economia né voglio privilegiare o penalizzare asset small cap piuttosto che large cap (tra l'altro in Europa le Small Cap sono sempre state interessanti). Quindi seleziono un investimento a replica passiva sull'Eurostoxx600, sottoscrivendo al prezzo attuale (mentre scrivo) di 173,76 le quote dell'Etf ad Accumulo Lyxor Euro Stoxx600 Acc (LU0908500752), il prezzo di carico sale leggermente perché ipotizzo un costo di negoziazione di 5 euro fissi (non è poco, c'è di meglio anche alle Poste).
Con una ventina di euro residui la situazione finale di Amore al 20.01.2020 è la seguente:


Notiamo un risultato interessantissimo, che francamente non mi sarei aspettato (ho rifatto i calcoli più volte): il patrimonio di Amore è 'salito' (capitalizzando oltretutto cedole e dividendi netti, pagando quindi già molte tasse) a 102920 euro, in crescita del +2,92% a tre mesi.
Una crescita di quasi il 3% trimestrale (oltretutto parzialmente netto e con fiscalità agevolata) su un portafoglio composto al 85% di obbligazionario, al 10% di azionario ed al 5% di derivati (che oltretutto hanno remato contro) mi ha molto colpito.
Sicuramente la rivalutazione di valute quali Rublo, Sterlina e Lira Turca ha inciso significativamente, vedremo se nel lungo periodo questo si tradurrà nell'aver scelto una giusta strategia.

P.C. 20/01/2020

giovedì 16 gennaio 2020

BALIANO! Oltre il +20% di crescita in 14 mesi



A gennaio 2020 il Portafoglio Baliano prevede il suo secondo rendiconto settimestrale, raggiungendo 1/3 del suo orizzonte d'investimento, concepito a 42 mesi.

Baliano è un portafoglio che prevede una strategia ben precisa, ed illustra secondo me con molta chiarezza quale può essere il servizio ed il valore aggiunto di una gestione professionale con consulente.

La scelta è stata di investire il capitale in maniera bilanciata-dinamica, ma cercando di ottenere una crescita sensibile in un orizzonte temporale piuttosto breve: 3,5 anni (42 mesi).

Per fare questo si è ideata una strategia, rimanere a 'replica passiva' del mercato può richiedere tempi di recupero lunghi, pari ad un ciclo economico, in caso di scenario negativo, a questo punto valeva la pena studiare un approccio più tematico.
Facendo partire l'investimento dopo un anno di mercati negativi, la strategia scelta è stata quella di esporsi ad asset redditizi e quindi potenzialmente volatili, ma farlo con una selezione tematica che includesse, per parte del capitale, settori tematici tradizionalmente neutrali al mercato o anti-ciclici (come il Private Equity, i Metalli Preziosi o l'Immobiliare), settori difensivi (dal settore Sanitario all'Agricoltura) da abbinare con azionari che a fine 2018 si compravano a 'buon prezzo' (es. i Finanziari Europei ed alcuni Obbligazionari Emergenti).

Eventi Rilevanti:

Dal 18 giugno 2019 i titoli investiti in Baliano (tra dividendi di azioni ed ETF e cedole delle obbligazioni) hanno distribuito 725 euro lordi di interesse (pari a 552 euro netti).

Uno degli investimenti più redditizi di Baliano (che nasce come un portafoglio che miscela asset, ma anche tipologie d'investimento diverse e con fiscalità diversa, dalle sterline d'oro fisicamente possedute, alle azioni, i bond agli ETF) è stata la scelta di acquistare, a fine dicembre 2018, le azioni della società petrolifera Anadarko Petroleum Corporation. Non fu una scelta casuale: in una situazione di mercato con un settore Oil&Gas fortemente svalutato (sebbene proprio a dicembre 2018 l'Opec avesse iniziato a praticare una strategia di riduzione della produzione petrolifera), uno dei fattori di svalutazione del prezzo del petrolio è stato proprio lo sviluppo della commercializzazione dello Shale Oil, nel cui settore Anadarko è stata al centro di acquisizioni societarie ed aggregazioni negli anni precedenti.

L'investimento è stato particolarmente fortunato: acquistate 50 azioni da Baliano al prezzo di 37,22 euro ciascuna, queste si sono rivalutate fino al prezzo di 72,34 dollari ad azione. Il 8 agosto 2019 la Occidental Petroleum Corporation ha acquistato, a questo prezzo, tramite OPA, la Anadarko Corporation. Al cambio di 1,1193 dollari per un euro il gain è stato del +73,64% in 7 mesi e mezzo. Al netto delle tasse del 26% l'accredito sul conto per l'acquisizione di Anadarko è stata di 2875,13 euro.

Sul conto di Baliano erano già disponibili 716,73 euro di cedole (nette) incassate nei 7 mesi precedenti.

Questo ha portato la liquidità disponibile per un nuovo reinvestimento a 4143,86 euro.

Questo è il rendiconto patrimoniale di BALIANO al 16.01.2020:


Il capitale era in crescita del 11,11% nei primi 7 mesi dell'investimento (senza considerare i dividendi pagati che qui però includiamo), a 14 mesi dall'inizio oggi il controvalore totale degli asset è pari a 120439,98 euro, pari ad un +20,245%.

Sicuramente, come già rimarcato nel precedente rendiconto, il timing è stato particolarmente favorevole a Baliano.

Per valutare se però, oltre alla fortuna, Baliano ha applicato una strategia che finora si è rivelata efficace, andiamo a confrontare il suo andamento con i 'soliti'tre fondi tematici mulit-asset di primarie case d'investimento:


Andiamo a constatare che questi tre bilanciati-dinamici, di società di wealth management completamente diverse (Allianz, Legg Mason e UBS), con una significativa decorrelazione del corso tra loro, in un periodo molto correlato come il 2019... hanno riportato performance quasi identiche, comprese tra il +11,69% ed il +11,8% in 14 mesi. Parliamo quasi della metà della performance di Baliano in un orizzonte temporale di un anno e due mesi!!
Ovviamente canterò vittoria solo se Baliano si rivelerà 'resiliente' anche in fasi avverse di mercato e solo se otterrò risultati così a fine giugno 2022 (giorno di liquidazione del portafoglio in cui si 'faranno i conti').


La rapida crescita ha coinvolto, dopo 14 mesi, TUTTI i titoli inclusi in Baliano, questo pur trattandosi di un portafoglio decisamente Multi-Asset.
Notiamo però che la crescita non è stata (ovviamente!) omogenea: alcuni settori sono ora ri-parametrati rispetto al capitale totale:


In realtà nello ''statuto'' di Baliano non abbiamo imposto una strategia di ri-bilanciamento a pesi fissi (che ha senso più su orizzonti temporanei non brevi, in modo da ammortizzare i costi di transazione), però ci troviamo nella situazione di disporre di 4143,86 euro sul conto corrente da reinvestire, quindi non potendo 'prevedere' i mercati, cerco di muovermi con strategia tenendo conto di questi dati.

Le operazioni:

1- Grazie all'eccellente performance di Blackstone Group L.P. Company (una società scelta non a caso, dato che è il più grande gruppo di Private Equity del mondo, settore che poteva essere legittimamente favorito da situazioni come quella del 2018) notiamo che il settore che ha più di tutti una crescita 'anomala' è il Private Equity. Concepito per una fetta del 5-6% del portafoglio (è un tematico molto volatile) si trova oggi, nonostante un 20% di crescita, ad una quota di 8,51%.
Vado quindi a vendere, sul NYSE 50 delle 140 azioni possedute da Baliano di questa società. Tra costi di transazione sul borsa estera e capital gain ne ottengo 2316 euro netti.

2- Vado a sostituire il mio 'settore petrolifero' di cui sono rimasto 'orfano' dopo la liquidazione delle azioni Anadarko con l'indice: acquisto quindi 40 quote dell'ETF Lyxor Stoxx Eu600 Oil & Gas Ucits (preferisco il mercato europeo, per ragioni di rischio valuta) al prezzo odierno di 45,55 (-1827 euro, considerando 5 euro di transazione).

3- Ho un evidente bisogno di ribilanciare il settore Bond Italia, sceso al 16,62% dell'investimento quando era concepito per rimanere intorno ad 1/5. Ma che redditività trovo oggi, sull'obbligazionario italiano? Ora, il ragionamento che faccio è che, avendo ottenuto una performance superiore non solo a quanto mi aspettavo, ma anche ai competitor di mercato, possiedo (dato che decorrelo!) uno 'spazio' per assumermi qualche rischio in più, questo perché devo cercare di far 'rendere' il mio portafoglio Baliano e l'orologio dell'orizzonte temporale fa tic tac... mi rimangono solo 2/3 del tempo nell'immaginaria clessidra. Oggi compro quindi, a prezzo di saldo 4000 euro di IT0005108490: Autostrade TF 1,625% Gn23. E' illogico che qualsiasi sia l'andamento dell'obbligazione di Autostrade, questo possa seguire il mercato mondiale (e qui il mio principio di market-neutrality), al contempo se Autostrade non fallisce ad un anno dalla scadenza il bond avrà avuto un buon rendimento. Oggi l'ho pagato 90,65 con un investimento di 3628,5.
E se Atlantia fallisse e l'obbligazione andasse in default, dato il declassamento? Parliamo di una perdita del 3% per Baliano. Dopo aver regalato a questo portafoglio un +20% in 14 mesi mi sento disposto ad affrontare tale rischio in questo modo piuttosto che legarmi di più all'ipotetico MSCI World, perché questo tipo d'investimento rientra perfettamente, a questo punto, nella strategia di Baliano: neutralità ai mercati, ma ricerca di redditività a breve termine (molto breve... mancano 2 anni e mezzo!). Redditività e brevissimo termine purtroppo coincidono, più scende la sabbia nella clessidra, con un approccio via via più opportunistico (e speculativo).

Rimangono 959,6 euro liquidi, che impiegheremo nei prossimi rendiconti per qualche altra operazione dopo aver accumulato i futuri dividendi.

SITUAZIONE DI BALIANO AL 16.01.2020 (Post-Bilanciamento):



Il prossimo appuntamento è a fine agosto.

P.C. 16.01.2020

martedì 14 gennaio 2020

E poi... c'è VANGUARD (Seconda Puntata)

E' partita oggi la negoziazione su ETFPlus di una nuova 'carrellata' di ETF prodotti da Vanguard, che va ad integrare la già (ottima, a livello qualitativo) offerta che si negozia da quasi un anno.

Vado quindi a integrare, proprio nel primo giorno di negoziazione, il mio articolo dello scorso 16 luglio.

La differenza è che, questa volta, la mia personale recensione non è in alcun modo condizionata dai volumi di scambi e dalle masse negoziate, che cercherò poi di evidenziare, magari tra 6 mesi, inserendo quelli più 'adatti' nel mio personalissimo catalogo di ETF (link in alto a sinistra).

Perché non aspetto?

Perché è anche giusto valutare, preliminarmente, la qualità di questi prodotti senza farsi condizionare da quanto sono scambiati. Tanto oggi tutti possono solo iniziare a leggerli, a monitorarli, senza sottoscriverli (se non su mercati esteri come XETRA, ma se possibile io preferisco concentrarmi su ETFPlus, dato che abbiamo uno dei più grandi mercati di ETF in Europa e dovremmo contribuire a farlo crescere, se vogliamo evitare che i nostri figli si trovino sempre proposto il fondo della 'casa' allo sportello).


Passo quindi ai prodotti già a disposizione dei risparmiatori:

Vanguard Global Aggregate Bond UCITS ETF A (IE00BG47KH54)

Tipologia: Obbligazioni Aggregate Internazionali
Costi: 0,1% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Compromesso che rimange, oggi, all’investitore obbligazionario europeo in un’ottica di medio-lungo termine. Concepito senz’altro per il mercato europeo, con costi minimi, è un Global Aggregate Bonds con Hedging sull’Euro ad accumulo. Due informazioni: la maturity non è 10, ma è 8,8, la duration purtroppo rimane intorno ai 7 anni (dato che accumula dividendi non altissimi). La diversificazione è ampia: ha al suo interno, replicati fisicamente a campionamento, 4206 titoli obbligazionari di grandi economie sviluppate (niente emergenti, Corea e simili). La diversificazione è 40/60 come merito creditizio: 40% tripla A e 60% da AA a BBB (niente high yield, ma un’interessante quota di BBB). La diversificazione è anche 40/60 su USA vs Resto del Mondo. Infine è circa 50/50 tra Titoli di Stato e obbligazioni societarie, di enti pubblici, mortgage backed security, obbligazioni bancarie ed un 5% scarso di titoli sovranazionali insomma un portafoglio obbligazionario con tanto di cappello.


Vanguard USD Treasury Bond UCITS ETF A (IE00BGYWFS63)


Tipologia: Obbligazioni Governative USA
Costi: 0,07% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Investimento nei celebri T-Bond del debito pubblico americano, capitalizzando completamente gli interessi, con un basso TER. L’esposizione ai tassi non è eccessiva: il titolo è costruito con una maturity a 8 anni anziché 10 che con la duration scende a poco più di 6 anni, rendendolo indicato anche per investimenti a medio termine (fatto salvo il rischio valuta!).


Vanguard USD Emerging Government Bonds UCITS ETF A (IE00BGYWCB81)

Tipologia: Obbligazioni Governative di Paesi Emergenti
Costi: 0,25% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE                                                                                         

Un obbligazionario che investe in titoli obbligazionari di mercati emergenti, accumulando cedole superiori ad un 5% medio di yield. Attenzione: investe per il 55% in Titoli di Stato, ed il 45% in obbligazioni o società legate ad enti pubblici (quindi in soldoni la fiscalità non è tutta al 12,5%, ma sarà circa il 18,58%). Il rating medio è BBB (quindi molto basso per un governativo ed 1/3 dell’investimento è sotto l’investment grade e nessun titolo AAA). E’ ben diversificato dato che il principale paese neanche a dirlo è la Cina, ma solo con un 15%. I dati interessanti sono che a fronte di una maturity di 10,7 anni (tipica di molti obbligazionari), la duration modificata scende a 6,8, rendendolo prospetticamente esposto ai tassi, ma non condizionato solo da questi.


Vanguard USD Corporate Bond UCITS ETF A (IE00BGYWFK87)

Tipologia: Obbligazioni Corporate in Dollari
Costi: 0,09% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE    

E' un ETF molto interessante, ha una maturity piuttosto alta 10,7 anni, che lo espone significativamente ai movimenti sui tassi USA. Tuttavia l’accumulo di cedole che sul mercato nordamericano non sono insignificanti modifica sensibilmente la Duration. La maturity di 10,6 scende a livello di duration a 7,4 anni. Il che ne fa tutt’altro che un titolo non esposto ai tassi USA, ma si può prendere secondo me in considerazione per portafogli con un orizzonte temporale di almeno 5 anni.


Vanguard USD Corporate 1-3 y UCITS ETF A (IE00BGYWSV06)

Tipologia: Obbligazioni Corporate in Dollari
Costi: 0,09% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Un obbligazionario Corporate record per duration. Capitalizza gli interessi di 1344 azioni societarie con scadenza media a 2 anni che però (data la scarsa pendenza della curva dei tassi USD, ad oggi) producono un dividend-yield superiore al 2%. Questo porta la duration tra 1 e 2, rendendolo investimento ‘cardine’ (salvo il rischio valuta) in portafogli che vogliono stabilizzarsi a Breve Termine. Ovviamente anche grazie a contenuti costi di gestione. Investe in azioni di società emesse in dollari, ma solo 2/3 sono americane: il resto appartengono al resto del mondo sviluppato, inclusa però la Cina.


Vanguard S&P 500 ETF Acc (IE00BFMXXD54)

Tipologia: Azionario USA
Costi: 0,07% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Fratello della versione a distribuzione (che però non scarterei… quanto incide l’accumulazione sulle performance finali di un mercato dinamico come il S&P500? Poi per carità, se non serve non serve). Il livello commissionale è il minimo fisiologico (0,07!), replica in maniera fisica e totale le 500 aziende LARGE CAP del mercato Standard&Poor 500.


Vanguard FTSE Japan UCITS ETF A (IE00BFMXYX26)

Tipologia: Azionario Giappone
Costi: 0,15% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Un fondo potenzialmente di riferimento per il mercato giapponese. Partiamo dal TER dello 0,15%, investe nelle Large Cap e Mid Cap giapponesi con replica fisica e totale.
Soprattutto include nel portafoglio 505 titoli azionari, con una diversificazione elevatisissima (pensiamo al Nikkei 225 che include circa la metà dei titoli), escludendo solo il (interessante) comparto Small Cap. E’ bassa (per chi vuole diversificare) anche l’esposizione ai titoli bancari (10% appena, poco rispetto al S&P500) ed ai tecnologici (6% appena). 


Vanguard FTSE Emerging Markets ETF A (IE00BK5BR733)

Tipologia: Azionario Paesi Emergenti
Costi: 0,22% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Versione ad accumulazione del fratello quotato lo scorso anno. E’ estremamente interessante poter investire nell’azionario emergenti con il 0,22% l’anno di TER. Anche su questo mercato non mi fascerei la testa per aver acquistato la versione a distribuzione, dato che la volatilità non condizionerà il rendimento alla distribuzione o accumulo del dividendo. L’investimento è concentrato per 1/3 in Cina, che raggiunge il 50% se includiamo Taiwan e i 2/3 se consideriamo India e altri paesi asiatici come la Tailandia. Ci troviamo quindi, nel FTSE, in un ‘emerging markets’ molto asia-centrico rispetto a dei BRICS più tradizionali. Investe, tramite campionamento ottimizzato, in 1642 titoli azionari.


Vanguard FTSE Developed World ETF A (IE00BK5BQV03)

Tipologia: Azionario Large Cap Paesi Sviluppati
Costi: 0,12% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

La risposta di Vanguard al MSCI World è un titolo azionario che replica a campionamento un portafoglio 2199 azioni ad elevata capitalizzazione di tutto il mondo. Similmente al MSCI World il protagonista è il mercato USA (60%), ma ricordiamo che FTSE seleziona i mercati del paniere con criteri diversi, non considerando emergenti, ma economie assolutamente sviluppate la Corea ed il mercato di Hong Kong. Questo, di conseguenza, riduce la fetta di presenza della ‘vecchia’ Europa che gareggia come fetta di portafoglio con i paesi del Commonwealth (UK, Canada, Australia), c’è quindi una minore sovrapposizione nell’abbinare questo titolo ad un azionario europeo ex-UK.


Vanguard FTSE Developed Europe UCITS ETF A (IE00BK5BQX27)

Tipologia: Azionario Europeo
Costi: 0,1% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE


Azionario europeo che investe sia nell’europa Large Cap che Mid Cap, lasciando fuori solo il più volatile segmento Small Cap. Le commissioni sono da record sull’azionario europa. Investe in 610 azioni (è diversificato quindi quanto gli Stoxx600, ma tendenzialmente utilizza aziende con dimensione media maggiore).Questo titolo inculde il Regno Unito (forse unico ‘errore’ a livello di strategia dopo il Brexit), che diventa automaticamente il paese con la maggior concentrazione d’investimenti, pari circa ad ¼ del portafoglio.


Vanguard FTSE Developed Europe ex UK ETF A (IE00BK5BQY34)

Tipologia: Azionario Europeo ex UK
Costi: 0,1% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Fratello ‘gemello’ del IE00BK5BQX27 che si limita ad escludere il Regno Unito, scelta che può avere un senso dopo il Brexit. Attenzione perché è quasi un sotto-indice, replica infatti 474 azioni, manca circa quel 25% circa di titoli del Regno Unito e possederli entrambi può essere un’inutile sovrapposizione. La cosa interessante è che va pesato, per questo titolo, un rischio-valuta solo del 25% (composto da franco svizzero e valute nord-europee) a differenza del fratello maggiore che raggiungeva il 50% per via della sterlina, il che ne incrementa la stabilità per l’investitore euro-centrico.


Vanguard FTSE All-World ETF A (IE00BK5BQT80)


Tipologia: Azionario Globale (Sviluppato+Emergente)
Costi: 0,22% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Un azionario che punta molto sulla diversificazione. Ha ‘in pancia’, replicati fisicamente, ma a campionamento, 3371 titoli azionari. C’è da dire che come ACWI non diversifica molto per paese: il 55% dell’investimento è comunque concentrato sugli USA (rispetto al 66% circa di molti MSCI World) e per il resto tra gli emergenti il più rappresentato è giusto la Cina, con circa il 4%.


Vanguard Eurozone Government Bonds UCITS ETF A (IE00BH04GL39)

Tipologia: Obbligazioni Governative Europee
Costi: 0,07% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Come ridurre il rischio tassi investendo esclusivamente in Titoli di Stato dell’Eurozona (no rischio valuta)? Una domanda cui è difficile rispondere e cui questo obbligazionario governativo risponde parzialmente. Rispetto ad altri governativi di Vanguard ha una maturity media superiore a 10 anni ed una duration molto alta (8,3). Per la cronaca ¼ dell’investimento è in BTP italiani. Sicuramente bassi i costi.


Vanguard EUR Corporate Bonds UCITS ETF A (IE00BGYWT403)

Tipologia: Obbligazioni Corporate Europee
Costi: 0,09% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Versione ad accumulo del precedente fondo Vanguard, investe in obbligazioni societarie europee, un portafoglio di 1936 titoli. E’ interessante perché pur non avendo titoli high yield concentra il 50% dell’investimento in obbligazioni BBB, che rappresentano l’asset preferenziale ed una sorta di ‘compromesso’ nell’epoca dei tassi bassi. Oltretutto non si espone eccessivamente ai tassi: utilizza titoli a maturity e duration intorno a 5. Questi due fattori lo rendono una scelta studiata con criterio per affrontare i (forti) rischi tassi di questo mercato.


Sfrutto questo spazio per recensire anche altri 2 ETF di recente commercializzazione in Italia, che però rappresentavano un ‘qualcosa’ che mancava nei rispettivi comparti, anche qui, per equità, non terrò conto degli scambi e delle masse.


Lyxor MSCI World UCITS ETF Monthly Hedged D-EUR (FR0011660927)

Tipologia: Azionario Paesi Sviluppati
Costi: 0,3% l'anno
Cedole: Semestrali

Per i nostri portafogli a distribuzione, la società di Credit-Agricole ha adattato, per il mercato europeo, il MSCI World in una versione che ha un Hedging (mensile!) nei confronti dell’euro ed in più distribuisce cedola semestrale. Inutile dire che non è al pari con i top del fintech internazionale, ma è qualcosa che mancava sul mercato italiano. La replica dell’indice è sintetica, poiché basata su swap, ma comunque conforme alle direttive UCITS.


JPM Emerging Sovereign Bonds ETF USD acc (IE00BJ06C937)

Tipologia: Obbligazionario dei Paesi Emergenti
Costi: 0,39% l'anno
Cedole: ACCUMULAZIONE

Un obbligazionario emergente assolutamente caratteristico, quasi un High-Yield Emerging Markets Bond. E’ interessante il confronto e la complementarietà con il titolo obbligazionario emergente ad accumulo proposto da Vanguard. JP Morgan Asset Management è una società di gestione nota per la sua esperienza nel trattare i mercati emergenti. Ha collocato direttamente questo titolo (una ICAV irlandese) che replica il J.P. Morgan Emerging Markets Risk-Aware Bond Index (in altre parole: l’indice delle obbligazioni emergenti ‘consapevoli del rischio’… uomo avvisato). Parliamo sempre di obbligazioni contratte da stati sovrani in USD (niente valute locali) posseduti dalla ICAV con replica fisica a campionamento ottimizzato.
Il 60% delle obbligazioni sono speculative al di sotto dell’investment grade, un altro 25% sono BBB, sul confine. La maturity media oltretutto è la più lunga tra i titoli obbligazionari oggi considerati: quasi 12 anni! Ma la duration è contenuta a ‘solo’ 7,5 grazie alla (interessantissima) capitalizzazione di dividendi medi del 6%. Qui con il ‘predominio’ asiatico non abbiamo nulla a che spartire, cercando il massimo rendimento il primo paese è la Turchia, il secondo il Brasile, la Cina non è neppure nominata nelle posizioni medie o alte della classifica nel rendiconto periodico. In ogni caso l’indice pondera escludendo il 10% di obbligazioni con più elevato rischio paese (non dovremmo speculare su paesi con il piede già nella fossa, quindi). L’indice è frammentato in moltissimi paesi minori, con scarissima rappresentazione delle grandi economie asiatiche.

P.C. 14/01/2020

domenica 12 gennaio 2020

Riflessione: dal Consulente Finanziario all'Assistente Finanziario


Vorrei condividere una mia pura considerazione/speculazione.
Ad oggi per non andare ‘da soli’ verso l’investimento finanziario o la pianificazione finanziaria, che può essere un approccio più completo ed a 360 gradi, esistono vari metodi. 
L’alternativa è il “self service” o il trading, attività che si può fare con successo (soprattutto quando il mercato aiuta un po’ tutti), ma in cui ci vuole molta esperienza per una valida ‘finanza-comportamentale’ (ovvero non metterci più emotività di quanto necessario).
L’esempio più semplice è la ‘consulenza finanziaria’: vado in banca, o dal Consulente Abilitato all’Offerta Fuori Sede (è lunga la dicitura, ma sul promotore qualcuno può offendersi) ed avrò cento aspiranti consulenti. Non si trova un idraulico o una donna delle pulizie neppure a pagarli oro, ma i consulenti ci vengono a cercare con il cane da tartufi.
Esistono poi delle soluzioni più ‘light’, quali ad esempio i Robot-Advisors, in Italia possiamo avere l’esempio semplice  e chiaro di MoneyFarm, divenuta più celebre dopo il suo accordo con PosteItaliane.

Il problema della consulenza è, nella mia umile esperienza, il costo che incide significativamente sui rendimenti e soprattutto il rapporto commerciale (spesso spacciato per umano) in aperto conflitto d’interesse con il consulente.
Esiste la “terza via” del Consulente Indipendente, con cui però in vita mia ho avuto meno esperienze dirette e mi riservo dal recensire.

La mia riflessione è che ho osservato che con il Promotore/C.f.a.o.f.s. il rapporto, che spesso diventa anche umano (il consulente è il riferimento ‘unico’ del risparmiatore, è un libero professionista, ci si basa molto sulla fiducia… tutte cose molto brutte per chi è un po’ paranoico come me, mi spiace) tende ad avviluppare il risparmiatore in un drappo. Il consulente prende decisioni, ‘gestisce’ il denaro (anche se in realtà più che un gestore dovrebbe essere, appunto, un ‘promotore’), il capitale è un suo asset, si applicano forti tecniche di retaining (evitare che il risparmiatore ‘esca’ da tale rapporto), molta dell’informativa passa per il consulente, eccetera… Non sto a fare il solito predicozzo su rischi e possibili distorsioni (i provvedimenti Consob a carico di promotori finanziari sono una buona fonte per documentarsi in merito). Rifletto che spesso questo rapporto è inefficiente anche per i consulenti. 

A fronte di un 2-3% all’anno (guardate i vostri rendiconti Mifid se ne avete) di costo minimo annuo (nella mia esperienza) di consulenza per il risparmiatore/investitore (inteso come costo in più che paga rispetto a sottoscrivere magari ETF o titoli di stato da sé), al consulente arriva spesso 0,5% o 0,75% di continuing (fisso sulla gestione del portafolio), qualcosa in più per servizi particolari (es. accensione di mandati fiduciari, prodotti assicurativi, commissioni alla sottoscrizione/rimborso tolte dal capitale investito).

Il consulente ‘dipendente’ (il ‘povero’ impiegato bancario) è soggetto ancor di più a conflitti d’interesse (non che i consulenti/promotori non finiscano per utilizzare molti prodotti della casa o a rispondere ad alcune logiche di budget) e gli articoli di giornale sulle crisi di banca sono anch’essi ottima fonte bibliografica, oltre al risultato di ottenere in filiale, spesso (salvo rare eccellenze... vabbé il Blog è mio, che devo scriverci?) un servizio mediocre. 
Ovviamente la legge Mifid parla di tutt’altra realtà e la pubblicità degli operatori di Wealth Management racconteranno un’altra storia, io però recensisco sulla base di esperienze reali, per i mondi fantastici ritengo più economiche le serie in streaming. 
Un po’ meno (forse) nei Centri Private, ma lì forse siamo comunque ad un passo ibrido tra filiale e promotore. Il buon Vilfredo Pareto (teorico di quell’ottimo nella teoria dei giochi che non può comportare miglioramenti ad un contendente senza causare peggioramenti nell’altro) in questo rapporto consulente/gestore e risparmiatore credo troverebbe ancor più inspiegabile la mancata evoluzione a cent’anni dalla sua morte dei rapporti economici nel sistema finanziario. Qui infatti il consulente ha un premio in alcun modo proporzionale alla sua utilità per il risparmiatore (che sarebbe la sua attività professionale), e spesso (per curiosi processi storici ed economici nonché giuslavoristici) per il suo datore di lavoro. 
In uno scenario A se fa bene il consulente (buon servizio al risparmiatore) non ottimizza il guadagno immediato del datore di lavoro e la sua retribuzione rimane una percentuale ridicola ed indipendente rispetto al guadagno che ha dato ad entrambi gli altri attori del processo di consulenza. 
In uno scenario B se fa solo vendita e massacra (inevitabilmente… nulla si crea e si distrugge, se qualcuno ingrassa il suo portafoglio qualcun altro lacrima sangue dall’altra parte) il risparmiatore (zero professionalità per lui e ‘danno’ a chi riceve il servizio che è oggetto della transazione economica) abbiamo l’utile immediato del datore, un utile non proporzionale (aver centrato o sovra-performato degli ‘obiettivi commerciali’ rendendosi candidabile per una ‘crescita’) per lui ed un danno sia al risparmiatore che al sistema (quindi indirettamente un danno più grave al suo datore di lavoro che ha avuto oggi l’uovo ma perde domani la gallina). Il danno poi è immenso dove tale crescita dalla candidatura diventa reale: che azienda sarà, che principi avrà, quella in cui la direzione e la governance sono affidati a soggetti selezionati in base ai criteri del profilo B? 
In uno scenario C se è un lavativo/inefficiente (es. un assenteista, o uno con uno stipendio/inquadramento troppo alto per il suo ruolo/produzione) le sue tutele giuslavoristiche lo tutelano (certo più del Cfaofs!), ha un utile marginale rispetto al servizio dato ed al datore di lavoro (viene pagato percentualmente più di quanto produce), ma sta gettando il sale nell’orto che coltiva (se non altro il datore di lavoro perde sia risparmiatore che margine di guadagno e vorrà farlo fuori il prima possibile o trasformarlo in Cfaofs). 
Deve quindi destreggiarsi in un punto D di equilibrio tra i tre punti A,B,C, laddove F(D) = (A,B,C). 
E fare l’equilibrista non è facile né piacevole, e secondo me non è efficiente (anziché ottenere l’ottimo di Pareto otteniamo tre attori tutti e tre insoddisfatti e mediamente sempre incazzati con il consulente).
 Vilfredo, con lo sguardo perso nel vuoto dopo aver letto il rendiconto Mifid2.

Il risparmiatore spesso dice “per anni ho dovuto avere a che fare con questa gente (Promotore/Bancario), oggi il Fintech mi dà l’uovo di colombo: il robot-advisor”. Con 0,5% l’anno (record tariffa minima che ho trovato su internet di Alfa SCF) o 0,9% l’anno, ma con una media realistica dello 0,75% l’anno (costo di MoneyFarm) ho chi mi dice come impostare/correggere il mio portafoglio. Alla fine sono 80 euro al mese ogni 100mila.

Che è qualcosa di utilissimo (anche se per importi un po’ significativi a questo punto preferirei imparare a gestirmi con il pianificatore di un sito come JustEtf che almeno ha un canone fisso), però secondo me lascia alcuni nervi scoperti:
1-      La finanza comportamentale (conosci il cliente, capisci cosa è meglio per lui, consiglialo e parlaci e fai una serie di analisi facendolo accedere alle tue competenze per valutare il da farsi) professionale… va a farsi benedire (ora, io non ho esperienza diretta con i Robot, ma credo sia difficile che facciano un lavoro simile, anche se via Chat). Strategie, esigenze evolute etc… non ne parliamo.

2-      Rendiamoci conto di quanto viene offerto rispetto a quanto viene pagato. Il ‘succo’ del robot-advisor è confrontare 2 tabelle: quella con il questionario/profilo del cliente e quella con le asset allocation adeguate ad ogni profilo e ‘tirare fuori’ gli ISIN dei titoli /ETF del portafoglio modello. Non so… è una cosa che si poteva fare in Basic negli anni ’80 più che Fintech. 0,75% l’anno è poco rispetto al promotore che mi girava come voleva o alla filiale che mi ‘piazzava’ il fondo della casa con il 5% di sottoscrizione… ma il prezzo/servizio dove sta?

Secondo me, potenzialmente, l’evoluzione della consulenza finanziaria (salvo l’esempio del Consulente Indipendente, che però ‘solo contro tutti’: cui solo il costo d’iscrizione all’albo costa molto di più, la previdenza, la formazione, le tasse, i software… non so quanto può chiedere ‘poco’ come parcella) può invece, grazie all’evoluzione digitale, andare ben oltre. Forse ci vorranno diecimila anni dal punto di vista legislativo e giuslavoristico (e le banche risponderanno come il mega-direttore di Fantozzi con un ‘possiamo aspettare’).


Ecco la mia speculazione e sul passaggio all’Assistente Finanziario.
L’assistente finanziario dovrebbe dare consulenza, ma non ‘impossessarsi’ della relazione del cliente come uno suo asset su cui avere un continuing (rendita continuativa da flusso commissionale di gestione) spesso opaco, monopolizzando la gestione. Dovrebbe poter avere un rapporto diretto e conoscitivo (come il consulente, a differenza del robot), ma non esclusivo e univoco. Penso alla comunicazione a distanza, alla condivisione di informazioni, agli strumenti di messaggistica come strumenti adatti a dare questo servizio. Dovrebbe avere un guadagno (o canone) trasparente come quello di MoneyFarm (lo so quanto gli do, in euro e all’anno: è chiaro da prima di instaurare il rapporto), ma non una remunerazione ‘alta’ e potenzialmente illimitata come il professionista totalmente ‘libero’ (in soldoni: se becco la vecchietta che mi paga il settordici percento… perché no?!). Dovrebbe poter gestire non 20 o 60 o 100 clienti come un promotore, ma 500, ottimizzando il modello di servizio in maniera ibrida al robot-advisor (es. creare sì, strategie professionali, ma applicarle massivamente a portafogli simili) e potendo accedere ad una platea più ampia. Avrebbe una reputazione, riscontrabile online come per ristoranti e alberghi, sulla base del servizio che da. Dovrebbe avere (di conseguenza, visto che ti trovi a gestire tante situazioni diverse) molta esperienza ‘concreta’ (non i 50 master alla Bocconi presi un tanto al chilo) ed empirica (ti è capitato di tutto, sai dare soluzioni anche complesse facilmente a tutto, dal Trust alla casalinga separata). Potrebbe applicare un canone dallo 0,20% allo 0,5% l’anno (500 clienti da 100mila ciascuno x 0,002% = 100k lordi annui, anche con previdenza, ma con costi vivi efficienti grazie a tecnologie digitali si dovrebbe ‘accontentare’… caspita!).
Dovrebbe ‘assistere’, come l’operatore del CAF, non come l’avvocato principe del foro, all’investimento. Deve ‘smazzarzi’ il lavoro, un lavoro che teoricamente l’investitore può benissimo fare da solo, sulla carta, ma a cui conviene rivolgersi ad un assistente la cui retribuzione non pregiudica il risultato finale come a tutti noi può convenire spendere una cifra contenuta per un architetto per sistemare casa e svolgere le pratiche burocratiche: perché lui lo fa prima, meglio, è pratico e mi costa meno che imparare da solo.
Perché la stragrande maggioranza degli investitori ha bisogno di un po’ d’assistenza… tutto il resto è inefficiente, secondo me.
Ovviamente ci sono troppi interessi nel Wealth Management perché qualcosa del genere prenda piede, soprattutto dal punto di vista normativo, però da buon equilibrista ogni tanto mi soffermo a riflettere su queste analisi.

P.S.
I dati li ho presi da internet solo per fare esempi (non si vol diffamare o criticare nessuno), le considerazioni sono mere opinioni personali da consumatore, spero obiettive.
Qualcuno penserà: nel 2019 il mio fondo azionario USA ha fatto +25%... il 2% l'anno di costi di consulenza, ma anche il 3% non incide molto, ma neanche il 6% diciamolo... Qui andrebbe fatto un altro discorso. Innanzitutto ci sono poi i costi vivi dello strumento, l'imposta di bollo (anche lo Stato deve pur mangiare) e le tasse di capital gain. Poi c'è da dire che se un ETF costa 0,3% una volta che ci ho aggiunto i costi del RobotAdvisor ho quasi raggiunto le Sicav e i fondi meno esosi... se ci metto un 3% mangio tutta la redditività di un titolo di stato italiano a lunga scadenza e sono obbligato, per avere semplicemente un rendimento positivo nel tempo (i costi erodono capitalizzando il loro effetto sull'investimento), sul concentrarmi su asset rischiosi/redditizi solo per poter pagare chi mi consiglia (non è un pò una distorsione del concetto stesso di consulenza?). E anche lì qualcuno dirà "e grazie, oggi i titoli di Stato rendono poco", certo negli anni '90 magari mi davano il 6% e allora 2% l'anno era sostenibile? No, perché tolta l'inflazione alla fine sull'investimento prudente finiva per guadagnare sempre e solo il promotore, nel lungo termine, anzi magari era peggio. Io 'miro' ad un obiettivo 0,2% perché, pari all'imposta di bollo, secondo me è una soglia che ha impatto molto sostenibile per quasi tutte le volatilità ed i profili di investimento. Magari riuscirci. Forse tutta questa riflessione è una pura utopia o una boiata, almeno spero di aver risarcito il lettore con una vignetta divertente.

P.C. 12.01.2020

giovedì 2 gennaio 2020

Tavola Periodica dei Rendimenti (inizio 2020)

Iniziamo il 2020 aggiornando la mia Tavola Periodica dei Rendimenti a 24 Asset Class:

Nota Metodologica:
Dal momento che l'altroieri ho postato un bel istogramma delle eccellenti performance YTD (Year-To-Date, ovvero 'da inizio anno a oggi') qualcuno potrà notare che, per dire, +21,1% nel primo semestre e +11,7% nel secondo non fanno, per le nostre Large Cap USA, il +35,69% del mio istogramma.

Allora, con questi grafici, tavole, valori YTD, non lo ripeterò mai abbastanza, si producono innumerevoli alchimie. Ci si siede nel centro Private oppure nell'ufficio del Promotore/Cfaofs con la poltrona frau, si scambiano due parole con cui abilmente ci invita a parlarci di noi, dei nostri desideri, delle cose belle che vorremmo fare e della nostra famiglia (il che attiva nel nostro cervello la serotonina e abbassa le onde beta, rilassandoci), poi si divaga su qualcosa che ci piace dagli hobby alle passioni ed infine appare il grafico. Il grafico è molto bello (magari ci sono anche le stelle di Morningstar), mostra evidente crescita, guadagno, un futuro a due cifre per i nostri risparmi. La Tavola Periodica (quelle che girano tra commerciali sono meno complesse della mia, non devono essere veri strumenti d'analisi) trasmette molta sicurezza che, comunque, nel tempo, l'investimento andrà bene.
Affidabilità, serotonina, rilassamento, fiducia, sicurezza, successo, ottimismo. Impossibile per un commerciale non vendere, è l'anima del commercio.

Però le tabelle, i grafici etc... lasciano il tempo che trovano. Quello che conta è l'euro netto, a fine orizzonte d'investimento, che mi trovo in più sul conto corrente, che posso spendere, che è tangibile, dove si scontano realmente provvigioni, commissioni, performance, imposte di bollo, tasse di capital gain, balzelli vari, ed anche errori di pianificazione. Quindi invito a prenderle con le molle, non farsene incantare come la falena dalla fiamma.

La matematica dei + seguiti da numeri a due cifre infatti è molto illusoria. E' vero che quest'anno il 'magico' Nasdaq100 ha fatto +43%, ma se avesse perso il -43% il nostro capitale avrebbe, successivamente, avuto bisogno di una performance del +76% (tanto serve a 57 euro 'superstiti' per diventare 100) per tornare a zero. E se il nostro consulente dopo la perdita ci ha convinto a cambiare investimento "per recuperare", utilizzando uno strumento fiscalmente inefficiente come un fondo o una polizza (facendo ripartire quindi la fiscalità al 26%) la performance necessaria diventa del +102%, per riavere i soldi nostri... e considerate che c'è l'imposta di bollo, le commissioni etc...

Comunque nella nostra tabella periodica e nel nostro istogramma la fonte è il grafico di crescita dell'ETF (in questo caso il iShares Core S&P500 USD Acc) preso su Morningstar. Andiamo a fare la 'prova del nove' per vedere se ho fatto bene i calcoli con i valori del NAV dell'ETF scambiato su Borsa Italiana (quello che probabilmente avremmo in portafoglio, comprandolo agevolmente dall'Home Banking).

IE00B5BMR087  quotava, a inizio 2019 euro 211,55.
Alla fine del primo semestre aveva un valore di chiusura del 26 giugno di 254,16 e quello di chiusura del 2 luglio a 258,42 con media 256,29. Questo valore rappresenta una crescita del 21,14% nel primo semestre, e quindi la Tabella Periodica riporta un dato corretto.
Alla fine del secondo semestre il titolo chiude a 285,65 che rapportato al nostro 256,29 da una crescita del 11,46% anch'essa molto congrua al valore della Tavola Periodica desunta da Morningstar.
Ma dividendo il valore di fine anno (285,65) per quello di inizio anno (211,55) ottengo: 1,3503.
La crescita del +35,03% è anch'essa piuttosto congrua con quella dell'istogramma.

P.C. 1 gennaio 2020