Portafogli d'Investimento Teorici:

lunedì 30 marzo 2020

Titoli di Stato di Paesi Emergenti, alcune valutazioni

La pandemia globale ed il crollo delle quotazioni del petrolio hanno avuto un forte impatto negativo sulle valorizzazioni del debito emergente.

In questa fase appare come un investimento che, se a livello macroeconomico apre a dubbi ed incertezze, a livello prettamente finanziario sta offrendo una tra le maggiori opportunità dell'ultimo decennio.

Spesso, tra l'altro, quando parliamo di 'titoli di stato di paesi emergenti' parliamo del debito di paesi oggettivamente piuttosto emersi, o per i volumi della propria economia (ad esempio la Cina) oppure per livelli di rating e di reddito che li possono al massimo identificare come 'economie periferiche' (pensiamo alla Corea del Sud, ad Israele, alla Repubblica Ceca o alla Polonia).

Utilizzando come riferimento gli ETF, che puntano a replicare completamente degli indici definiti, potremo notare che, selezionando indici diversi, si modifica non di poco la natura dell'investimento, anche se in una fase di forte ribasso come l'attuale il trend può apparire appiattito verso un collettivo ribasso.

L'indice JP Morgan Emerging Markets Bonds Index Global Core:

Questo indice, replicato da ETF come il diffusissimo iShares JPM USD Emerging Markets Bond (IE00B2NPLV68) è composto da 486 obbligazioni di Stato o di enti para-statali emesse in dollari statunitensi (USD) con una cedola media ponderata del 5,57% ma che, nonostante ciò, possiedono una duration molto elevata del 8,26%.
La diversificazione geografica (e quindi di rischio di credito è eccellente), anche se tra i paesi dell'indice spiccano i grandi debitori in dollari: il Messico (5,6%), l'Indonesia (4,85%), l'Arabia Saudita (4,38%), la Russia (3,94%), il Quatar (3,83%), le Filippine (3,62%), la Cina (3,54%), il Brasile (3,39%), la Colombia (3,39%) ed un 60% frazionato con il resto del mondo.
I titoli che replicano tale indice si avvarranno di una buona e solida diversificazione, al contempo saranno molto soggetti (se privi della copertura del cambio) all'andamento delle materie prime, alla valuta (dollaro) e dai movimenti dei tassi d'interesse su tale valuta (duration lunga).

L'indice JP Morgan Emerging Markets Risk-Aware Bond:

Il discorso cambia completamente per un altro indice JP Morgan, utilizzato da ETF emessi direttamente dalla casa (i IE00BDFC6G93 e IE00BJ06C937). Questo indice replica debito in dollari di paesi dotati di merito creditizio molto più speculativo. Il 58% degli investimenti hanno un rating di non-investment grade e solo il 14% ha un rating superiore a BBB. La duration è comunque di 7,7 snni, con una scadenza media a 12 anni ed una cedola media del 5,8%. Gli emittenti sono i 'campioni' dell'obbligazionario emergente volatile: la Turchia (7%), il Brasile (6,5%) e poi Oman e Sud Africa (5%), Ucraina (4,7%); Repubblica Dominicana (4,5%), Bharain (4,2%); Messico (3,8%), Sri Lanka (3,7%), Indonesia (3,4%), Equador (3,3%) ed un 48% diversificato sul resto del mondo.

L'indice JP Morgan Emerging Markets Bonds Index Global Diversified 10% Cap 1% Floor:

Questo indice, replicato da ETF quali il IE00B5M4WH52, si occupa di titoli non presenti nei precedenti due indici: titoli di stato emessi in valuta locale. La duration dei titoli è molto più bassa e resistente ai tassi, con un valore di 5,44. I titoli rappresentati sono di meno (213) e con una maggiore concentrazione del rischio (ma anche del rendimento): ai primi posti c'è il Brasile (10,15%), seguito da Tailandia (9,93%), Indonesia (9,77%), Messico (9,58%), Polonia (9,23%), Sud Africa (9,02%), Russia (8,87%), Malesia (6,11%), Colombia (5,69%), Repubblica Ceca (4,2%) e solo un 17,45% diversificato nel resto del mondo.

Dopo gli indici JP Morgan altra importantissima 'famiglia' di indici sui paesi emergenti sono quelli di Bloomberg Barclays.

L'indice Bloomberg Barclays Emerging Markets USD Sovereign + Quasi-Sovereign Bonds:

Questo indice è forse la scelta internamente più diversificata quando parliamo di titoli di stato di paesi emergenti (o periferici!) emessi in dollari. L'indice replica 1100-1300 obbligazioni, con una maturità (scadenza media a 11 ann), una cedola mediamente del 5,7% ed una duration di 7 anni più contenuta degli indici JP Morgan in dollari. Un celebre ETF che lo replica è il Vanguard USD Emerging Markets Government Bond (IE00BGYWCB81). Anche i paesi che si trovano rappresentati a livello di debito sono quelli che più tradizionalmente ci si aspetta di trovare in un portafoglio emergente: la Cina (16%), il Messico (7,8%), l'Indonesia (6,5%), Arabia Saudita (6%), Emirati Arabi (5%), Brasile (5%), Turchia (4,5%), Russia (4,4%), Quatar (3,7%), Corea (3%). Si nota però che l'indice investe su un minor numero 'selezionato' di paesi, con maggiore concentrazione di controparte, per quello forse viene spesso preferito (come masse) il EMBI Global Core di JP Morgan.

L'indice Bloomberg Barclays Emerging Markets Local Currency Liquid Government Bonds:

Utilizzato da ETF quali gli SPDR (isin IE00BFWFPY67 e IE00B4613386) questo indice è la versione di Barclays-Bloomberg per i bond in valuta locale. Contiene circa 493 titoli, ha una maturity relativamente contenuta di 8,92, ma una duration più lunga del JPM equivalente di 6,45. La motivazione è la presenza di economie leggermente più sviluppate, quali est europa e corea, maggiormente rappresentate nell'indice, con un 50% dei rating ben al di sopra della tripla B. L'investimento è ripartito in: Corea del Sud (10,2%), Brasile (9,45%), Indonesia (9%), Messico (8,84%), Thailandia (8,71%), Cina (6%), Polonia (5,88%), Sudafrica (5,48%), Russia (5,24%), Israele (3,7%), Filippine (3%), Colombia (3%), Replubblica Ceca (2,5%), Turchia (2,2%), Ungheria (2%), Perù (2%), Romania (1,8%), Cile (1,4%). Come tipico dei Bloomberg-Barclays non abbiamo ulteriore diversificazione/frammentazione tra economie minori.

L'indice Bloomberg Barclays Emerging Markets Inflation-Linked 20% Capped:

Questo indice (ETF IE00B7MXFZ59) rappresenta una peculiarità rispetto agli altri poiché va ad investire su obbligazioni legate all'inflazione, molto interessanti nell'universo del debito emergente (o periferico!). La selezione è più concentrata su 'soli' 110 titoli, la maturity e la duration (come spesso accade per gli inflation-linked che difendono dall'inflazione in cambio di una durata più lunga e cedole più contenute) sono rispettivamente di 10,98 e 8,26, il che rende vulnerabile il titolo a delle politiche sui tassi (pur essendo titoli in valuta locale). Circa metà degli investimenti sono oltretutto 'speculativi', al di sotto dell'investment grade. La concentrazione per paese è molto forte e non diversifica certo rappresentando l'universo dei paesi emergenti, bensì quelli che emettono titoli indicizzati all'inflazione: Israele (20%), Messico (20%), Brasile (19%), Turchia (15,7%), Sudafrica (14%), Corea del Sud (3%), Thailandia (2,6%), Russia (2,6%), Cile (1,78%).

Un ultimo indice interessante, pur non appartenendo a nessuna delle due famiglie di cui sopra, è il FTSE Emerging Markets USD Government and Government-Related Bonds:

Questo indice di FTSE rappresenta sempre titoli emessi in dollari USA, 351 posizioni con una duration di 7,8 ed una cedola media del 5,94%. Quasi la metà sono titoli speculativi (45%). I paesi rappresentati sono: Russia (6,5%), 6,25% Colombia, 6,2% Indonesia, Filippine (6,2%), Messico (5,63%), Brasile (5,42%), Turchia (5,29%), Sudafrica (4,67%), Oman (4,12%), Egitto (3,71%), Repubblica Domenicana (3,34%), ma anche con il restante 42% spalmato sul resto del mondo. E' replicato da un ETF di xTrackers: LU0677077884.

Giunti alla conclusione che, tendenzialmente, i tre indici JPMorgan tra loro diversificano (uno contiene titoli in valuta locale, mentre il risk-aware ed il EMBI Core hanno una distribuzione per economie, merito creditizio, maturity e duration diverse), andiamo a paragonare i tre andamenti:


Da metà 2018 a oggi l'ETF basato sull'indice JP Morgan Emerging Markets Risk-Aware Bond ha dimostrato una redditività molto più significativa e quello in valuta locale è stato il più penalizzato. Al contempo c'è da dire che nella recente crisi di tali indici quest'ultimo è quello che si è svalutato meno.

In casa Bloomberg-Barclays l'andamento invece è stato il seguente:


Anche in questo caso il debito in dollari è stato più redditizio di quello in valuta locale, con la differenza che mentre il Bloomberg Barclays Emerging Markets Local Currency Liquid Government Bonds, che è parallelo in qualche modo al JP Morgan Emerging Markets Bonds Index Global Diversified è stato finora più resiliente al crollo, l'indice correlato all'inflazione dalla lunga duration ha subito una marcata svalutazione.

Nel confronto tra indici grossomodo omogenei tra tipo d'investimento, ovvero i tre concentrati nelle obbligazioni di stato emesse in dollari, notiamo questo andamento tra l'indice JPM EMBI Core, quello FTSE USD Goverment Bonds ed il Bloomberg Barclays Emerging Markets USD Sovereign:



Otteniamo la prova che a dimostrarsi decisamente più resiliente, anche a fronte di uno shock molto forte come quello attuale, rispetto ad indici simili come mercato (titoli di stato emergenti in dollari) è l'indice Barclays-Bloomberg, riprodotto dall'eccellente titolo Vanguard.
La motivazione è evidente:
1- E' un indice probabilmente meno diversificato tra innumerevoli paesi, ma distribuito tra economie più rappresentative dell'universo emergente (si noti che è l'unico che ha in prima posizione i titoli cinesi in dollari).
2- E' un indice costruito con oltre un migliaio di strumenti finanziari, a replica molto efficiente del mercato, anziché con alcune centinaia.
3- Nonostante i punti 1 e 2 dimostra una duration più contenuta (pur essendo sempre di 7 anni) ed una minore esposizione ai rating creditizi più bassi.

Ora, fatte queste (lunghe) considerazioni voglio valutare cosa accade ponderando un investimento in titoli di stato in dollari emessi da paesi emergenti diversificando su due ETF:

50% IE00B2NPKV68 iShares JPM USD Emerging Markets Bond
50% IE00BZ163L38 Vanguard USD EM Government Bond

La diversificazione per paese del paniere diventa la seguente:

10% Cina
6,7% Messico
5,6% Indonesia
5,2% Arabia Saudita
4,17% Russia
3,75% Quatar
3% Emirati Arabi Uniti
1,81% Filippine
1,7% Brasile
1,7% Colombia
1,5% Corea del Sud
30% altri paesi

Questo investendo in 1100-1300 obbligazioni diverse e ricevendo dividendi (due in effetti) ogni mese. Anche indici come la maturity e la duration risultano a mio avviso molto bilanciati.

P.C. 30.03.2020

lunedì 23 marzo 2020

Primo step di Value Averaging su CYRANO

Tredici giorni fa ho simulato un portafoglio che servisse a sfidare a duello un crollo dei mercati finanziari che appariva come un significativo bear market a livello globale.
Oggi, dopo solo tredici giorni, passati in gran parte in casa (almeno in Italia) in una sorta di quarantena forzata che si è trasformata in un'emergenza nazionale, molte cose sono cambiate.

Il crollo dei mercati inizia ad assumere i connotati, per molti analisti, di un 'grande crollo', uno shock esogeno all'economia ma potenzialmente recessivo.
Questo perché sappiamo molte cose sull'economia e sulla finanza ma è una scienza (scienza umana, mi permetto di ripetere) 'viva' che ha sempre da stupirci.

Dove andrà questa crisi, quanto colpirà duro, quando inizierà il recupero non lo sappiamo noi né gli analisti. Il venditore di basso livello spaccia al suo cliente qualche capacità predittiva, il consulente può offrire solo un metodo. Quindi l'unica cosa che possiamo fare, con l'assoluta consapevolezza e tranquillità di aver diversificato razionalmente, è portare avanti il nostro metodo. E se poi perdiamo? L'eventuale perdita (che si calcola a fine investimento) è una variabile da considerare, e mi permetto, data la crisi mondiale, sanitaria ed economica che ci circonda, un 'prezzo' (il rischio) che rende lecito, etico (ricordiamo che qui si investe, non si specula, e gli investimenti sono quelli che consentiranno all'economia di ripartire ed a miliardi di persone di provvedere alle loro necessità domani) e 'guadagnato' l'eventuale (e potenzialmente molto cospicuo) guadagno.
Del resto non si servono pasti gratis a nessuno.

Detto questo la situazione di Cyrano, pur ben diversificato, appare dopo appena 13 giorni di calendario, la seguente:
La flessione in 13 giorni è stata del -7,2%. E' ovvio che se il portafoglio non fosse stato parcheggiato al 50% su liquidità sarebbe stata il doppio.

Andiamo quindi a prelevare 10000 dalla liquidità. Per minimizzare l'impatto dei costi di eseguito su titoli ed ETF vari non posso versare in maniera proporzionale su tutti gli strumenti, frammenterei troppo le singole operazioni. Vado quindi a scegliere su quali intervenire, ben consapevole che comunque nella fase di Value Averaging dovrò aver rispettato le proporzioni ideali.

Vado quindi a scegliere di acquistare, ai prezzi del 23.03.2020:

100 quote del Vanguard FTSE Developed Europe (totale 2196,5 euro)
50 quote del Vanguard S&P500 (totale 1970,25 euro)
20 quote del UBS MSCI Emerging Markets A-dis (1382,8 euro)
28 quote del SPDR Pan-Asia Dividend Aristocrats (885,88 euro)
20 quote del PIMCO Short Term HY Bond euro Hedged (1326,8 euro)
45 quote del Lyxor Eurostoxx50 daily 2x Leveraged (601,7 euro)

In tutti i costi sono già considerate le spese di eseguito/transazione. Ho preferito per primi scegliere alcuni settori (Europa, High Yield) dove la crisi sembra essersi scatenata per prima con più forza, dal momento che comunque ero costretto ad effettuare delle scelte.

Dopo questa operazione CYRANO appare in questo modo:
Il prossimo round di questa 'sfida' con una grave crisi mondiale è fissato per il 10 aprile, vedremo quante cose saranno cambiate in questi pochi giorni che ci separano dal prossimo investimento progressivo.

P.C. 23.03.2020

giovedì 19 marzo 2020

PERICLE: III Ribilanciamento Trimestrale

A metà di un 2019 record per i mercati finanziari ho simulato Pericle, un portafoglio che cerca di riprodurre alcuni fondi flessibili che uniscono alla massima aggressività (quindi rischio/rendimento con approccio speculativo) una strategia 'opportunity' andando a cercare i settori potenzialmente più volatili (e quindi promettenti) del mercato.

In pratica Pericle, come dice il nome, che va per similitudine con il termine "pericolo", è andato a cercare rogne sui mercati. Il motivo è che, dopo il discorso di Draghi di giugno, l'economia ha iniziato a decollare e senza assumersi molto rischio non c'erano asset 'risk free' che promettessero rendimento.

La domanda era: cosa accadrà se vado a cercarlo, questo rischio, nella speranza di trovare un sovra-rendimento?

Succede che se tutto andrò bene si otterrà un sovra-rendimento, ma si rischia, in questi casi, di trovarle, le rogne.
E le abbiamo trovate.

Nell'ultimo rendiconto Pericle era sovraesposto al settore petrolifero ed energetico, sia tramite zone geografiche d'investimento (Arabia Saudita, Messico), sia tramite valute (Corona Norvegese, valute locali di paesi emergenti), sia tramite azioni settoriali (MSCI World Energy), sia tramite una replica diretta di posizioni futures sui giacimenti petroliferi ad elevata profondità (ETFS WTI 2mth Oil Securities).
Oltre a questo ha speculato su altri settori estremamente volatili e potenzialmente promettenti: sull'azionario argentino in piccola parte dopo la svalutazione di agosto, sulle commodities sia soft che industriali, sui paesi emergenti e le valute (dollaro, GBP).
Questo ha portato un investimento di 100000 euro di giugno 2019 a crescere del +8,21% in 6 mesi, un +16,42% su base annua (che toccò un ritmo del +25,85% nel secondo trimestre della sua vita). Un ritmo di crescita da azionario puro per un portafoglio 80/20 che addirittura nell'ultimo rendiconto ha consolidato con 10000 su un conto deposito (...per sua fortuna).

Questo perché il rischio è, ovviamente, rendimento... ma il rendimento è anche rischio.

Un crollo quasi senza precedenti per rapidità e violenza, concentrato proprio sui settori su cui Pericle è più esposto è un impatto contro un iceberg estremamente interessante da studiare (che è poi la finalità di queste simulazioni).

Dunque, Pericle ha incassato dividendi, al netto delle tasse, per 265,1 euro, principalmente gli interessi del bond sovranazionale in IDR, con l'aggiunta dei piccoli dividendi degli ETF sulla Corea, l'immobiliare UK, la Cina, il Vanguard All-World High Dividend, e l'azionario britannico sempre Vanguard FTSE 250.
Queste vanno a sommarsi alla liquidità già disponibile di 449,36 euro, con questo (inquietante) risultato:

Se dovessi liquidare ora Pericle, dopo un crollo storico di simili asset, otterrei un controvalore di euro 80826,535 con una performance a 9 mesi (cioè dalla creazione) di - 19,17%.
Ovviamente rispetto all'ultimo rendiconto trimestrale la svalutazione è stata ancora più forte, del 25,34%.

D'altra parte questo rendiconto mette Pericle nello scenario ideale per la sua natura: speculativa ed opportunista.

Il gestore di una posizione flessibile ed opportunity, di solito in queste circostanze (rare nella storia dei mercati... c'è da dire... che spesso hanno spazzato via simili portafogli!) ha due strade da seguire: una è quella tipica dei flessibili long/short o liquidità/equity, che quando la volatilità supera un tot la abbassano switchando su asset più tranquilli, l'altra è quella dei fondi più speculativi che invece incrementano rischio e posizioni a leva cercando di recuperare più velocemente di quanto sono scesi.

Dal momento che Pericle è una simulazione (difficile farlo con soldi propri), che l'appuntamento con il primo teorico orizzonte temporale (a 4 anni) incombe e l'obiettivo è un recupero ed un rendimento assoluto positivo... opto per la seconda opzione.

Non fu un caso se avevo consolidato (troppo poco!) a dicembre su un conto deposito svincolabile: è stato fatto per recedere dal contratto e poter usare quella liquidità qualora i mercati avessero cambiato direzione rispetto al 2019.

Procedo quindi a rimborsare il conto deposito Illimity, oltre a questo voglio liquidare il Lyxor Bund Daily Inverse (le posizioni corte potrebbero andare incontro a difficoltà di replica, secondo me, con tale volatilità), l'obbligazione Societé Generale (attualmente tra i pochi asset appena in gain) e dal momento che non voglio pagare neppure un centesimo di euro di tasse in questa situazione disastrosa, liquido anche una delle micro-posizioni argentine in perdita, Telecom Argentina, che mi vale una piccola riserva di 323,1 euro di minus da utilizzare per compensare i gain su ETC e obbligazioni.

Il risultato è un 'tesoretto' di 22838 euro (tolta qualche spesa di negoziazione) netti da riutilizzare sul mercato.

Vado ad incrementare la volatilità di Pericle in un momento di forte svalutazione nel valore degli asset.

Sono troppo esposto al petrolio per uscire dal mercato in maniera non troppo sanguinosa, e quindi procedo ad una moderata mediazione a ribasso:
- acquisto 156 quote aggiuntive di SPDR MSCI World Energy per 2001,8 euro
- aumento di 200 quote a 7,88 euro l'investimento sul petrolio WTI per 1581 euro
- sottoscrivo 10000 NOK ulteriori di obbligazione sovranazionale in corone norvegesi per 844,82 euro

A questo punto voglio aggiungere (cosa che un risparmiatore non dovrebbe fare mai!) due piccole posizioni a leva finanziaria 2, per cercare disperatamente di recuperare più rapidamente di quanto ho perso. Scelgo però due approcci antitetici (usando per l'oro un ETC che sarà efficace fiscalmente). Da un lato punto ad un recupero dell'azionario europeo con un Leveraged 2x Eurostoxx50, dall'altro un'esposizione a leva 2 sull'oro fisico, nel caso in cui il crack si estendesse al mercato creditizio causando il panico.

Su questi 'scommetto' pochissimo (perché con gli strumenti a leva somiglia più ad una scommessa che ad un investimento): in totale 2265 euro.

Il 'core' del nuovo inestimento lo utilizzo per scelte più ponderate. L'obbligazionario corporate ha avuto una discesa impetuosa e giudico molto promettente (salvo una depressione economica spaventosa che nessuno si augura) quello in euro, ma protetto dalle insidie dei tassi d'interesse (bassissimi), e quello globale super-diversificato di iShares con il suo pregevole dividendo.
A questi aggiungo: un piccolo incremento sull'argento fisico (nel 2008 fu un ottimo rifugio), un incremento del Vanguard mondiale ad alto dividendo ed un investimento sul World Consumer Staples, azionario globale di beni di prima necessità... in ottica 'opportunity'.

Questo è il risultato finale dopo i ribilanciamenti del terzo trimestre:


Sarà estremamente interessante vedere cosa ne sarà di Pericle al compimento del suo primo compleanno, intorno al 19 giugno 2020.

P.C. 19.03.2020

mercoledì 18 marzo 2020

PAN: un Portafoglio Bilanciato per un recupero di Breve Termine

La paura domina i mercati. I risparmiatori, chiusi in casa, si pongono le domande che tutti ci poniamo: ci sarà un rimbalzo? Quali saranno gli effetti sull'economia a lungo termine? Quali tempistiche osserveranno i mercati?

Ci sono mille ipotesi e soluzioni 'facili': Goldman Sachs stima un'ulteriore flessione seguita da un mega-rimbalzo, altri ipotizzano il crollo del mondo come lo conosciamo e fanno la fila per acquistare armi.

Sicuramente ho riflettuto in un primo momento che un portafoglio anti-ESG, ovvero un portafoglio che investe negli istinti più bassi dell'uomo: la violenza (armi), il vizio (lusso, tabacco etc..) poteva essere interessante da osservare in questa fase.
Ma il risparmiatore ha di meglio da fare.

Dopo aver simulato un'ipotetica ''sfida'' ai mercati (Cyrano) voglio simulare un portafoglio a Breve Termine, per vedere SE riesce ad intercettare l'uscita da questo stato di panico e con che esiti ed in che tempi.

Questa ipotesi la chiamo PAN, dal panico che gli ha dato, in qualche modo, vita.


L'orizzonte temporale di PAN questa volta è brevissimo: 18/03/2020-18/06/2022, ovvero 2 anni e 3 mesi.

Affrontiamo questi 2 anni e 3 mesi con alcuni punti fissi 'strategici' tanto è inutile stare a cercare di azzeccare ipotesi economiche durante una volatilità di questo tipo: sono possibilissimi molti scenari, ma non se ne può intercettare uno sicuro perché molto dipende da DECISIONI di politica ed economia ancora da prendere, e che sicuramente non prenderemo noi.

Punto Primo: la diversificazione. Cerco di diversificare il portafoglio il più possibile, non solo scegliendo strumenti piuttosto diversificati, ma anche per paesi (per motivi che non voglio spiegare), temi e anche singoli strumenti. Molti scenari sono aperti: molti ETF, per dire, dopo la crisi del 2008 vennero delistati, molti indici ripensati.

Punto Secondo: i fondamentali. In questo momento giudico troppo volatili alcuni strumenti con fondamentali meno solidi, come l'obbligazionario high yield e dato che l'orizzonte temporale è breve per permettere anche ad un ETF diversificato di recuperare, lo escludo. Altri li considero potenzialmente svalutati dal mercato, quindi utilizzo obblicazioni societarie con hedging sui tassi (hedging sui tassi vuol dire che scontano al momento solo il panico solvibilità, in pratica) e titoli di stato internazionali correlati all'inflazione, perché questa è attualmente bassa e perché tutti cercano di svalutare, oltretutto siamo di fronte ad uno shock esogeno all'economia che colpisce la produzione, che personalmente correlo in qualche modo a quanto avvenne nel 1973 (anche se lì il problema era la scarsità di petrolio, e non il crollo delle sue quotazioni).

Punto Terzo: alcune strategie tematiche. Al momento alcune aziende avranno, probabilmente, dovuto rinunciare agli utili un pò meno di altre. Penso (come molti) alle società sanitarie e ai beni di prima necessità. Queste aziende, in una ripresa, potenzialmente partono un pò avvantaggiate, dovranno ricorrere meno a finanziamenti, ed in un lasso breve come il nostro vale la pena concentrarvi un pò il rischio. Altro discorso sulle realà che in diversi scenari potrebbero guidare una ripresa, penso da un lato alle aziende di infrastrutture (investimento pubblico trainante) dall'altro i campioni della tecnologia del Nasdaq (innovazione del sistema produttivo a guida privata).

Punto Quarto: l'attenzione alla valuta, le fluttuazioni valutarie sono cresciute, il potenziale rendimento anche, ma anche il rischio. 2 anni e 3 mesi sono pochi per un ciclo valutario, quindi concentro l'80% dell'investimento sull'euro e sugli strumenti a cambio coperto.

Il risultato è questo:
Pan è un portafoglio Bilanciato a Breve Termine, 40% azionario e 60% obbligazionario.

L'asset allocation è la seguente:

20% azionario europeo
8% azionario USA
6% azionario dei paesi emergenti
4% azionario del pacifico
2% commodities
25% titoli di stato e governativi
17% obbligazioni societarie (con esclusione di high yield)
7% titoli di stato di paesi emergenti (ma con copertura valutaria euro!)
10% liquidità

La strategia gestionale divide la rendicontazione in report periodici ogni 7 mesi, tranne l'ultimo che verrà fatto dopo 6 mesi a fine portafoglio. La liquidità è un bacino che si può mantenere se la situazione rende interessante mantenerla oppure si può investire laddove la direzione della ripresa avesse imboccato una direzione certa, anche modificando il bilanciamento del portafoglio (quindi portandolo, per dire, a bilanciato perfetto 50/50, se necessario).
Ovviamente investire in un bilanciato 40/60 è un approccio piuttosto volatile con un orizzonte temporale così breve, ma tanti risparmiatori non hanno più tanto da perdere quanto a 'rischio' dopo il tonfo verticale delle quotazioni dell'ultimo mese.
Vedremo se questa strategia a breve porterà ad un recupero, oppure ci aiuterà a misurare, con le eventuali perdite, lo stato di salute dell'economia. Vedremo anche quali asset class, durante la nostra analisi, saranno più avvantaggiate come 'misura' dell'aspetto che, tra due anni, la ripresa economica starà (eventualmente) prendendo. Questo forse già lo vedremo nella prima revisione di ottobre 2020.

P.C. 18.03.2020

venerdì 13 marzo 2020

Il Bollettino di Guerra dell'Ultimo Mese

Ci troviamo ad assistere ad un momento molto particolare sui mercati finanziari. Non tutti coloro che investono hanno sperimentato direttamente sulla loro pelle un panic-selling che infligge una svalutazione del 25/30% all'azionario mondiale in un solo mese.

Sono, ovviamente, anche momenti di straordinarie opportunità. Ritengo che i mercati, distorti (come continuo a sostenere) da un utilizzo anomalo dei tassi d'interesse, che ha spinto in territorio negativo persino l'Interest Rate Swap a 30 anni (il tasso su cui si basa il nostro mutuo trentennale tasso fisso), probabilmente ci riserveranno altre 'stranezze' nei prossimi mesi-anni, prima di avvicinarsi ad una relativa normalizzazione.

Abbiamo assistito ad un mercato 'avverso' insolitamente lungo nel 2018... ad un'euforia eccessiva nel 2019 ed ora ad un Panic Selling quasi da record (non tanto per il livello di decrescita, finora significativo ma non poi tanto considerando quanto si era gonfiato il mercato nell'ultimo anno). Il tutto è dovuto ad un evidente scostamento tra quanto una azienda o un asset valgono sul mercato e quanta è l'utilità che distribuiscono (l'obbligazione di Stato tedesca, per dire, distribuisce meno di nulla rispetto a quanto vale! Pur avendo 'in casa' problemi significativi come quello di Deutsche Bank).

Il mercato sembra essere passato da una over-confidence verso gli asset più dinamici del mercato ad una over-confidence (chiamiamolo pure panico) nell'arco di pochissime settimane. Questo ha fatto saltare l'indice VIX come non accadeva da tempo.

Ho voluto quindi fare una mappatura straordinaria dei 24 asset che di solito cerco di seguire, relativa non ad un semestre, ma ai prezzi dei medesimi tra lunedì 17 febbraio 2020 e venerdì 13 marzo 2020 (4 settimane di mercato).


ASSET CHE HANNO GUADAGNATO:

La rivincita de liquidità euro. Chi è stato liquido nell'ultimo mese ha vinto. L'altro asset in interessantissimo territorio positivo è quello dei titoli di Stato USA a orizzonte temporale medio-corto 3-7 anni, favoriti anche dalla curva dei tassi americana.

+0,71% Liquidità Euro

+0,64% Titoli Governativi USA (3-7 yr)


ASSET CHE SONO SCESI AD UNA SOLA CIFRA:

Titoli di Stato ad elevato merito creditizio e oro (quantomeno l'ETC sull'oro fisico).

-1,74% Obbligazioni Investment Grade Globali (aggregati)

-1,95% Titoli Governativi Europei

-5,65% Oro

-7,65% BTP Italia a 10 anni

-8,37% Obbligazioni Corporate Globali


ASSET IN DISCESA MENO DEL 20%:

Sostanzialmente l'obbligazionario più speculativo, spesso apprezzato per la sua duration accorciata dall'elevato dividend-yield, oltre alle materie prime.

-14,6% Titoli Governativi Emergenti in Valuta Locale

-15,62% Obbligazioni High Yield europee

-15,82% Commodities

-15,9% Obbligazioni High Yield globali

-17,65% Titoli Governativi Emergenti in USD


ASSET IN DISCESA MENO DEL 30%

-23,21% Azionario dei Paesi Emergenti

-24,32% Nasdaq-100 (tecnologici USA)

-24,38% Immobiliare Asiatico

-25,03% Aziende a Grande Capitalizzazione Giapponesi

-25,83% Azionario del Pacifico senza Giappone

-26,32% Aziende a Grande Capitalizzazione USA

-27,96% Immobiliare dei Paesi Sviluppati

-28,75% Aziende a Piccola Capitalizzazione Giapponesi


ASSET IN DISCESA MENO DEL 35%

-30,8% Azionario Europeo a Grande Capitalizzazione

-31,8% Azionario Europeo a Piccola Capitalizzazione

-34,88% Azionario Italiano


ASSET IN DISCESA OLTRE IL 35%

-35,24% Azionario USA a Piccola Capitalizzazione

Spero sia un dato utile per fare le giuste valutazioni e la giusta analisi/comprensione del fenomeno.

P.C. 13.03.2020

martedì 10 marzo 2020

CYRANO: un Portafoglio a Medio Termine 103/100 Bilanciato Dinamico con ingresso V.A.

Uno storno dei mercati finanziari, soprattutto se dovuto ad una combinazione di eventi decisamente funesti (cigno nero della pandemia globale, rialzo del petrolio e scoppio di probabile bolla sulle equities), che non si vedeva come forza da oltre un decennio non è certo un momento per rimanere con le mani in mano.
La mascherina o le zone rosse non devono distrarre la percezione del rischio dell'investitore ed è per questo che ho deciso di studiare una tecnica per ingresso, in questa fase, sul mercato, che cerchi di sfidare 'a duello' i mercati avversi.


La mia percezione è il crollo così repentino del mercato sia stato causato sicuramente da prospettive economiche non rosee, che si protrarranno probabilmente oltre il breve periodo, ma anche da un brusco passaggio (misurato dall'indice di volatilità VIX) da una fase di euforia e 'overconfidence' nel confronto dei mercati finanziari ad una fase di paura e sovra-percezione del rischio. Allarme nazionale e restrizioni alla mobilità personale, oltre alle notizie spaventose che provengono dai giornali e dagli ospedali, non aiutano ad essere lucidi o fiduciosi per il futuro.

Ecco che non bisogna, a mio avviso, buttarsi acquistando quote di azioni ENI (tanto per nominare delle azioni che ho visto fare negli ultimissimi giorni) a casaccio, ma fare affidamento ad un pò di tecnica e strategia.

Nasce quindi un'interessante simulazione, che mi aiuterà a capire, nel corso del tempo, quanto il ricorso alla strategia è efficace: Cyrano.

Il nostro spadaccino letterario da il nome ad un portafoglio dinamico, volutamente sbilanciato verso un azionario che oggi, e probabilmente nei prossimi mesi, ci offrirà dolori ma anche opportunità, rischio ma anche possibilità di sfidare noi stessi. Cyrano è un portafoglio d'investimento 103/100. Che cosa vuol dire?
Esistono fondi e SICAV che pur non essendo esplicitamente flessibili e total return, e dandosi quindi un Benchmark di riferimento, assumono la denominazione di 120/80, famosi (in seguito tristemente) soprattutto prima dei crollo del 2008. Cosa facevano questi fondi? Avevano la possibilità di esporre al mercato una quantità superiore o inferiore del capitale degli investitori ricorrendo alla leva finanziaria. In pratica prendendo in prestito (o utilizzando strumenti derivati che lo facevano) fino al 20% in più per andare lunghi o corti sul loro benchmark. Risultavano quindi molto più 'dinamici' dell'indice.
Cyrano non ha un indice, bensì un'asset allocation.
Ho deciso però di riservare, per meglio cogliere (o farmi male... di lì la 'sfida') le opportunità di mercato, una percentuale del 6,5% del capitale d'ingresso in strumenti a Leva Finanziaria.

DISCLAIMER: Attenzione!! Cyrano è una simulazione, io sconsiglio sempre di utilizzare, a fini di 'risparmio' strumenti a Leva, poiché estremamente rischiosi e solitamente non adeguati al profilo di rischio di chi non è un trader o uno speculatore di un certo livello!! Ricordiamo che qui NON si danno consigli finanziari o indicazioni d'investimento, è un Blog che 'serve a capire' a cosa portano varie strategie nel tempo e la risposta può essere anche 'la rovina' con l'obiettivo di guardarsi da certe soluzioni.

Cyrano, dovendo sfidare una catena d'eventi che si svolge in un periodo non istantaneo (come fu, per dire, l'attacco dell 11 settembre) ha una strategia d'ingresso in Value Averaging sui suoi asset, ovvero 'a rate'. Il 50% del capitale viene investito subito ed il resto in 5 fasi successive con un incremento del 10% della liquidità, sperando di protrarre l'entrata per un periodo prossimo almeno alla gestione della crisi sanitaria mondiale legata alla diffusione del virus Covid-19 che ha spaventato i mercati (e non solo!).

Di cosa si compone Cyrano?

Esistono al suo interno 3 famiglie di Asset.

La prima è una Asset Allocation classica, 2/3 azionaria ed 1/3 in obbligazionario in gran parte speculativo e liquidità in valuta, 50% euro e 50% esposto a rischio-cambio (qundi è un portafoglio decisamente dinamico!) strutturata sul seguente canovaccio:

33% azionario europeo
14% azionario USA
10% azionario paesi emergenti
3,5% azionario asiatico e del pacifico
5% titoli di stato
13% obbligazioni societarie ad alto rischio/rendimento
12% obbligazioni governative di paesi emergenti
4% liquidità in valuta
5,5% di azionario tematico/settoriale

All'interno vi è un paniere di 3 ETF a Leva finanziaria, che occupa circa il 6-6,5% del capitale (quindi visto che ognuno si espone a leva 2 il capitale d'ingressp è esposto al 103% su 100) contenuto nell'asset azionario europeo (ETF a leva 2 su Eurostoxx50), in quello USA (ETF a leva 2 su S&P500) e in quello tematico/settoriale (ETF a leva 2 sul Nasdaq100).

Infine c'è la liquidità. Il 50% della liquidità è inizialmente a disposizione, poi nel corso delle prime 5 revisioni (distribuite a breve cadenza per cercare di intercettare un periodo compatibile con la diffusione biologica del virus e con la volatilità che potrà imprimere ai mercati in questa fase) lo utilizzeremo per entrare nell'asset allocation prestabilita, mediando i prezzi di carico (value averaging).

A questo aggiungo un 4% di liquidità in un paniere (o basket) di valute estere, escludendo le due maggiori: euro e dollaro. Perché questa operazione?
Perché abbiamo assistito negli ultimi giorni ad un taglio record del tasso d'interesse della FED unita ad una forte ed immediata svalutazione del prezzo del petrolio, che ha scombussolato alcune valute periferiche ma importanti. Ho deciso, nel volermi lasciare un pò di liquidità per un futuro spazio di manovra, di andare ad accaparrarmi piccole quote di queste valute travolte. Ovviamente non esponendomi al rischio specifico di una valuta, ma ad un intero 'basket'.

In circa 2 settimane abbiamo osservato, sulle seguenti 7 valute, che:

- Il Dollaro Australiano si è svalutato del 6,5%
- Il Dollaro Canadese si è svalutato del 8,5%
- La Sterlina Inglese si è svalutata del 5%
- Il Peso Messicano si è svalutato del 16%
- Il Rublo si è svalutato del 20%
- Il Dollaro di Singapore si è svalutato del 4,7%
- Il Rand Sudafricano si è svalutato del 11,3%

Come faccio ad investire poche quote in questo basket di valute ed oltretutto gratuitamente?
Ma la soluzione è semplicissima e ci viene dal mondo del Fintech. In maniera assolutamente gratuita mi apro un account su Revolut (con comoda e funzionalissima carta visa attiva in tutto il mondo consegnata a casa per pochi euro) e dalla App posso caricarla di qualche migliaio di euro (istantaneamente) collegandola ad un'altra carta di credito. Poi posso convertire in multi-valuta il saldo trasformando il conto in un multi-account con un pò di soldi in ognuna di queste valute, sperando di intercettare, in questo momento di forte e repentina discesa, un buon cambio per questo basket di valute. Il tutto è gratuito (anzi, potrò anche visitare i paesi dove si usano quelle valute e spendere nei negozi, oppure prelevare dai bancomat direttamente dal saldo nella valuta scelta). Ovviamente se una valuta recupera mi sarà altrettanto elementare ed istantaneo riportare i soldi sul mio saldo in euro, e magari bonificarli (gratis) al conto dove effettuo gli investimenti per farci qualche altra cosa. Meraviglie del Fintech.

Questo sarà il mio portafoglio Cyrano dopo il mio ingresso del 10.03.2020:


STRATEGIA:

Innanzitutto l'orizzonte temporale è Medio: 4 anni e 10 mesi. Cyrano termina il 25 gennaio 2025. L'obiettivo è sfidare i mercati perseguendo un risultato, non creare un portafoglio d'investimento a vita.

La distribuzione di dividendi da parte degli asset di Cyrano verrà accumulata, finché dura la fase di crisi (ribasso) rispetto ai valori di metà febbraio 2020 del MSCI World, negli asset a Leva Finanziaria. Sarà distribuita invece sull'asset allocation (ribilanciandone i pesi se necessario) quando il mercato mostrerà segni di ritorno ai vecchi massimi. L'utilizzo degli strumenti a Leva serve a cercare di incrementare la ripresa, non ad aumentare 'gratuitamente' la rischiosità dell'investimento.

Le revisioni periodiche di Cyrano saranno divise in 5 revisioni a brevissimo termine, con date prefissate: 23 marzo 2020, 10 aprile 2020, 27 aprile 2020, 8 maggio 2020, 25 maggio 2020. Sperando di non saltarle o di non ammalarmi anche io ovviamente... in cui effettuare l'investimento progressivo del 10% del capitale attualmente liquido in value averaging. La durata di 2 mesi e mezzo serve a percorrere quello che potrebbe essere il decorso della situazione sanitaria legata all'emergenza virale che ha portato il panico sui mercati (si noti come prediligo i venerdì ed i lunedì, periodi a volatilità potenzialmente aumentata dalla presenza di fine settimana di borse chiuse in cui potrebbero 'accumularsi' notizie e dati sensibili).

Dopo l'ingresso Value Averaging Cyrano prevede un rendiconto periodico ogni 7 mesi (come Baliano), l'ultimo spostato, anziché a fine gennaio 2025, intorno al lunedì 3 febbraio 2025.

E speriamo di battere il nostro avversario in questo duello!

P.C. 10 marzo 2020

domenica 8 marzo 2020

Tre portafogli a breve termine contro il Covid-19: analisi

Le ultime due settimane sui mercati finanziari internazionali hanno visto un ritorno alla volatilità che non si aveva più da diversi anni e cui i ricordi dei 'veterani' del wealth management riportano ombre di paura se non terrore.
Il panico globale dovuto alla pandemia di Covid-19 sta colpendo pesantemente, aiutato da una presa di beneficio su asset che, pericolosamente (l'ho sempre sostenuto!) correlati anche nel corso del 2018 e del 2019 avevano restituito fino ad un mese fa forti gain agli investitori.

Senza perdere la calma voglio quindi fare un'analisi, una sorta di 'crush test' su tre portafogli a Breve Termine. Utilizzo i semplicissimi (quasi banali) portafogli delle 'tre muse' Euterpe, Thalia e Melopmene.

Perché a Breve Termine?
Perché tecnicamente l'investitore a breve è quello che più dovrebbe preoccuparsi per un forte shock negativo del mercato, quello a medio termine dovrebbe valutare solo gli effetti economici secondari di un'eventuale recessione e quello a lungo termine teoricamente (se ha seguito una strategia d'investimento diversificata!) deve rimanere investito e pensare ad altro.

I tre portafogli delle tre 'Muse', pur con un orizzonte temporale breve, di pochi anni, avevano un'esposizione al rischio bassa, media ed alta (relativamente alta per il breve termine, quantomeno). Questa analisi può essere utile a chi vuole capire 'quanto sta andando male' il suo investimento, per confrontarlo con le performance delle nostre tre 'muse' che stanno combattendo il nemico Covid-19 e la sua pandemia di panico sui mercati finanziari.


Nell'analisi utilizzo portafogli piccoli e semplici, come quelli delle 'tre muse' per semplicità e mancanza di tempo. Non considererò nel capitale dividendi e cedole già incassate, salvo quelle di eventuale fine investimento, per semplicità. Non è questa la fase in cui andiamo a valutare la performance complessiva dei portafogli, ma solo una sorta di 'crush test' per capire come le tre linee di strategia (prudente/moderata/dinamica) hanno impattato con gli attuali mercati.

Il risultato è il seguente:


Il test è basato sui valori degli asset a cavallo delle 2 settimane 'di fuoco' dei mercati, non sul loro valore dalla creazione dei portafogli e secondo me denotano un'assoluta stabilità, compatibile con la finalità a breve termine delle nostre 3 muse.

Euterpe, il portafoglio Prudente, ha subito una svalutazione del -1,31%
Thalia, il portafoglio Bilanciato, ha subito una svalutazione del -2,72%
Melpomene, il portafoglio Dinamico, ha subito una svalutazione del -4,07%

C'è da considerare che questo è solo il confronto pre e post picco, che non considera la rivalutazione nell'orizzonte temporale né l'effetto calmierante sulla performance della distribuzione di cedole, interessi e dividendi.

Una dimostrazione di come, anche utilizzando dei portafogli piccoli ed elementari come le Muse, la selezione di una giusta asset allocation per gli obiettivi da perseguire (in questo caso orizzonte temporale breve e volatilità variabile) ed una adeguata diversificazione tra asset di natura e redditività diversa e possibilmente decorrelati, aiuta a stare assolutamente tranquilli (in coerenza con la propria propensione al rischio/rendimento) anche nel corso di un uragano.

P.C. 08.03.2020

sabato 7 marzo 2020

ESG (Ambiente, Sociale e Governance)

Dato che non tutti i consulenti sono veri consulenti, capaci quindi di lavorare seriamente sulle strategie d'investimento, né tanto meno di personalizzarle per il singolo investitore (che paga tale servizio, si noti), il mercato del Wealth Management va a mode.

Come nei supermercati, in cui si vendono tanto i prodotti favoriti da un'efficace pubblicità, o che piacciono al consumatore come gli ormai famosi biscotti alla nutella, si "confezionano" prodotti sulla base del loro appeal della loro appetitività.

Da un pò di tempo si fa quindi molto clamore e forti investimenti sui cosiddetti prodotti ESG (Environmental, Social, Governance). Forse, se i lettori di questo blog sono dei consumatori di prodotti finanziari, ne avranno sentito parlare con molta 'professionalità' dal loro consulente, referente e/o promotore.

Di cosa stiamo parlando?

I Rating ESG servirebbero a valutare le singole aziende su una base di punti prestabiliti, che valuterebbero la sostenibilità del loro business principalmente sulla base di 3 tipologia di 'impatti', molto cari alla collettività (e quindi al nostro sottoscrittore di fondi).

L'impatto ambientale dovrebbe misurare l'efficienza nell'utilizzo di risorse naturali (vanno molto di moda i fondi sull'Acqua) ed il controllo delle loro esternalità negative in tal senso.

L'impatto sociale valuta il rispetto di criteri di esclusione di business in conflitto con i diritti umani, lo sfruttamento di condizioni lavorative disumane, nonché l'attenzione all'uguaglianza e cose simili.

L'impatto in termini di governance è più sul controllo della filiera di controllo: che nei consigli d'amministrazione ci siano le quote per genere, sesso ed etnia, che l'impatto delle remunerazioni del management sia giustificato dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.

Sono tutte cose bellissime, di grandissima presa 'commerciale'. Siamo seduti di fronte al nostro consulente di fiducia, ci fa questo bel discorso e riflettiamo sul fatto che, in effetti, le aziende più moderne in termini ESG, con tutta l'attenzione ambientale che c'è, con lo sviluppo sostenibile etc... non potranno che avere più successo sul mercato, e comunque noi ci sentiamo persone migliori nel sostenerle. Così il contratto è chiuso e la vendita effettuata.

Personalmente ritengo che sia molto giusto, in linea di principio, che si inizino a categorizzare le aziende in termini di criteri di sviluppo sostenibile... per carità lavorai per anni (ormai mezza vita fa) in una fondazione che curava tali tematiche!
E' curioso che spesso si occupino di sviluppo sostenibile i petrolieri... casomai.

Il discorso che faccio, pur rimanendo lodevole l'intento di imporre dei paletti soprattutto sulle esternalità negative ambientali e sull'impatto sul mondo del lavoro e sociale (per la governance ho meno fiducia che funzioni), invito comunque consulenti e risparmiatori da non farsi distrarre.

Parlare di cose belle e lodevoli influenza l'attività detta 'Beta' delle nostre onde cerebrali: stiamo parlando di numeri, strategie, investimenti... e spesso il consulente per 'metterci a nostro agio' divaga sulle vacanze, i figli, l'auto nuova, la religione, lo sport. Questo condiziona molto il nostro stato d'animo nella chiusura di quella che, dopotutto, è una trattativa (con una firmetta o un click spesso paghiamo un sacco di soldi di commissioni).

Su molti blog e siti troverete delle critiche ai criteri di rilevazione di questi ESG, che non voglio ripetere.

Io voglio far presente che:

1- Le grandi aziende (Large Cap) hanno molti più strumenti per ottenere degli elevati rating di ESG. Banalmente, dato che per loro può diventare un prezioso strumento di finanziamento e capitalizzazione l'essere inseriti in questi indici, possono dedicarci risorse maggiori o hanno più margine per rispettare i criteri di governance e sociali. Una start up, o un'azienda a piccola capitalizzazione, pur radicata nel territorio e con un ottimo 'impatto sostenibile' nella realtà, farà magari più difficoltà a barcamenarsi tra società che danno questi rating e criteri da gestire (banalmente se il consiglio d'amministrazione è a gestione storicamente famigliare sono automaticamente penalizzati nella governance rispetto ad una multinazionale).

2- Alcune tipologie di mercato, indipendentemente dal loro effettivo impegno ESG, possono essere naturalmente favorite. Una miniera dovrà investire molto per il rispetto ambientale, rispetto ad una società di software, pur rimanendo magari la più 'ben gestita' tra le miniere.

L'indice "MSCI EMU ESG Enhanced Focus Index (NET)", ad esempio (ovvero: l'indice delle azende della zona euro selezionate in base ad una focalizzazione sull'impatto Ambientale,Sociale e di Governance) da cosa è composto?

Al 18% da aziende finanziarie, al 11,24% da aziende informatiche, al 14% da aziende industriali ed al 13% in aziende di beni volutuari ed al 10% di beni di largo consumo.

Tra questi ai primi posti troviamo la SAP (azienda di software gestionali), la ASML Holding (società industriale di semiconduttori che compone l'indice Eurostoxx50 delle 50 aziende più grandi europee), LVMH (Luis Vuitton) che si occupa di moda ed è una grande multinazionale, Allianz (colosso tedesco assicurativo), Sanofi (multinazionale francese farmaceutica), Siemens (colosso industriale e tecnologico), Iberdrola (società energetica), Total (petrolio ed energia) e così via...

Ci sono grandi differenze con il semplice Eurostoxx50 delle più grandi aziende e multinazionali dell'eurozona?

Giudicate voi:



A me non sembrano un'alternativa 'moderna' e 'rivoluzionaria'. Né si creda di non finanziare grossomodo le stesse multinazionali di un normale fondo che investe in titoli dell'Eurostoxx.

C'è poi il problema che, proponendo qualcosa di 'innovativo' perché tale, perché fa marketing, perché è bello, perché "secondo lui andranno meglio" (dimostrazione che forse non ha le competenze per dare una strategia più scientifica) il solerte consulente cerca al solito di spostare gli investimenti, vendere qualosa di nuovo, dare un contentino.
Inutile dire che molti fondi e SICAV (che non cito per evitare potenziali discussioni) spostandosi su questa bella 'innovazione' applicano maggiori costi.

Ecco, pur considerando mirabile il principio di massima di obbligare le aziende a confrontarsi con queste tematiche, questo è l'avviso che volevo diffondere: non facciamoci influenzare troppo dalla moda.

P.C. 07-03-2020

domenica 1 marzo 2020

Cosa è accaduto in questo fine febbraio (bisestile) sui mercati?

Non ho mai ritenuto professionale fare il profeta di sventura, né il guru che è in grado di 'prevedere' i mercati. Cercare però di leggerli, anche su basi culturali e storiche, non numerico/statistiche (che è apparentemente più complesso, ma in realtà più facile) fa parte del mio mestiere, quindi da anni cerco di capire grossomodo cosa sta accadendo e cosa è accaduto (non quello che accadrà perché solo il venditore a strappo o il raggiratore fa credere di essere in grado di prevederlo).

Non voglio quindi dare opinioni, ovviamente ho adottato alcune strategie ed ho disposto alcune operazioni, ma non li condivido perché non possono essere decontestualizzati da strategie di portafoglio pre-esistenti e di lungo corso.

Mi limito ad analizzare qualcosa che è accaduto, senza mettermi a fare ragionamenti faciloni con il 'senno del poi'.

Il mercato (grafico MSCI World) ha fatto questo:


Che è un bel grafico con dei numeri, nulla più.
Il punto è che parlando di mercati (l'ho ripetuto più volte) parliamo di fenomeni UMANI. Mi ha stupito in passato conoscere i board di gestione di alcuni fondi comuni d'investimento e scoprire che assumevano essenzialmente matematici, addirittura fisici. Può servire avere un matematico ed un fisico, così come può servire in biblioteca o all'archivio di Stato avere un informatico che ci aiuta con le scannerizzazioni e gli archivi online. Però poi ci vuole qualche studioso di fenomeni umani.

Il fenomeno umano è questo:


Il panico e la psicosi hanno spinto la gente a saccheggiare i nostri supermarket questa settimana ed hanno spinto gli operatori sui mercati ad uscire accaparrandosi il gain maturato in 13 mesi positivi nel corso della scorsa settimana.
Il rapido calo ha fatto intravedere la possibilità che fosse 'troppo tardi' per portare a casa l'ultimo barattolo di gain e di lì il panico...
Non ci sono ragionamenti economici che tengono, è fuorviante stare a ragionare di impatti economici, banche centrali, PIL ed utili. Queste sono angosce, non analisi dei mercati.
L'analisi dei mercati (e questa sì poteva essere fatta prima e io personalmente sul Blog ho sempre analizzato questo fenomeno) è quella di molta euforia, aveva assolutamente senso il recupero sull'inversione delle politiche monetarie FED dopo un lungo e gelido 2018, ma quanto accaduto nella seconda metà del 2019 iniziava ad essere avulso da ragioni economiche specifiche.

Chi non vuole esporsi al rischio riduce l'esposizione ai mercati quando la volatilità aumenta.
Quando la volatilità aumenta vuol dire sia in salita che in discesa. Chi consolida o fa consolidare in periodi come lo scorso natale non è tanto felice di 'perdersi' due mesi di sprint come i primi del 2020... stare alla finestra con la gestione separata o il conto deposito quando gli altri brindano a due cifre. Ma chi vuole brindare a due cifre deve guardare con rilassatezza il grafico della prima parte di questo Blog, ed il -14% o -28% (nel 2008 fu -55%) sul loro patrimonio.
E, anche quando lo avrà fatto, quando sarà tranquillo, di notte si sveglierà qualcosa nell'inconscio, nella psiche profonda, che magari questo impatto non lo assorbe altrettanto bene: stati d'angoscia, depressione, sfiducia... inspiegabili.
Ecco, bisogna addestrare prima la parte razionale e poi la parte animale.
Secondo me non è facile.

Per questo quando vedo persone che fanno il mio lavoro che non si attengono più che scrupolosamente al profilo (veritiero!) del risparmiatore, li invito alla diligenza del buon padre di famiglia, e non devono prendere come presunzione (ha detto qualcuno) o voler mettersi in cattedra.
Lo so che per molti consulenti finanziari volatilità alta = commissione alta, e commissione alta (se a partita iva, come grazie al cielo io non sono) uguale guadagno alto.
A differenza loro io sono convinto che chi riceve il servizio è più disposto a pagare il servizio (che può anche essere: ti do gli strumenti per stare tranquillo in questo momento e vedere crescere adeguatamente i tuoi risparmi nel tempo concordato) piuttosto che il 'guadagno' (che è inutile se poi in una settimana si volatilizza).

Poi infatti si fanno i conti non solo con la fiducia delle persone cui si DEVE dare un servizio (cosa che spesso preoccupa i consulenti), ma con i danni che il panico produce (che preoccupano me).
Il consulente, secondo me, deve far stare tranquilli... e, cosa più difficile, deve farlo con la verità e la comprensione. Deve essere una tranquillità da servizio, non da trucco psicologico, da manipolazione (alcune volte anche dei dati del tipo 'occhio non vede...') e... ...non mi viene il termine contrario a 'professionalità'.

Il problema di questo mercato è, ovviamente, l'eccesso di correlazione tra asset class tendenzialmente decorrelate, se si considera il sottostante. Dal 2015 in generale, ma dal 2018 in particolare, come già ribadito in molti vecchi post, c'è un'anomala correlazione.
L'eccessiva liquidità è qualcosa di artificiale, è difficile misurare le vere dimensioni di una spugna imbevuta d'acqua.

Lo abbiamo visto questa settimana con Oro (-7%), Nasdaq (-15,6%), Consumer Staples (-11%), Titoli di Stato USD di Paesi Emergenti (-4,3%), S&P500 (-15%), EuroStoxx600 (-13,5%), Immobiliare Globale (-13%), Utilities Mondiali (-13%), aziende Large Cap Europee (-13%), azionario di Paesi Emergenti (-12%), Immobiliare Asiatico (-11%), Obbligazioni High Yield (-5%), Commodities (-9%), Azionario Mondiale a 'Minima Volatilità' (-11,5%) così come quello ''Value'' (-14%) oppure il Private Equity (-16%).

Hanno fatto da rifugio i titoli di stato, soprattutto ad alto merito creditizio, ma più che altro perché chi li aveva non ha disinvestito, non perché ci sia stata una corsa ad accaparrarseli... e con questi rendimenti non so che tipo di investimento possano rappresentare.
Senza segni + o quasi direi quindi che gli investimenti più che spostarsi sono stati liquidati, hanno fatto una presa di beneficio, hanno riempito il carrello, credendo di vivere una scena di The Day After, in attesa delle bombe.

Sicuramente se la liquidità venisse a mancare, se il mercato mostrasse la sua vera dimensione, potrebbe esserci una seria crisi di fiducia. Ed in quel momento, probabilmente, si faranno ottimi affari.

P.C. 01/03/2020