Portafogli d'Investimento Teorici:

mercoledì 27 aprile 2022

MIDEN: +2,3% in crescita a prescindere dai mercati per il portafoglio a 'zero rischio di mercato'

MIDEN è un portafoglio che non espone il capitale investito (ma solo gli interessi) al rischio di mercato.

Il meccanismo è semplice: si vincola in depositi (capitale garantito bancario) e polizze a gestione separata (capitale garantito assicurativo) un capitale, e gli interessi di questi si investono in un paniere di ETF.

Il risultato del reinvestimento trimestrale di questi proventi ha prodotto, dopo 1 anno esatto, una crescita del capitale del +2,3%:


Vediamo che, oltre alla valorizzazione annuale della Gestione Separata (a dire il vero una polizza piuttosto buona, ma come lo scorso anno l'ho sottoscritta io ho supposto ci fosse riuscito anche l'ipotetico investitore di MIDEN) questo trimestre abbiamo ottenuto:

1480 euro dal conto deposito Illimity Bank (annuali)
212,75 euro dal conto deposito FCA Bank (trimestrali)
13,024 euro dall'ETF Vanguard FTSE All World High Dividend a distribuzione

Vado ad utilizzare, questo trimestre, la liquidità disponibile per acquistare, sempre con costo di sottoscrizione ipotetico di 5 euro l'uno:

23 quote aggiuntive dello svalutato ETF HSBC MSCI All Country Far East ex Japan
18 quote aggiuntive del Vanguard All World High Dividend

Il risultato finale è il seguente:


Il capitale di MIDEN è arrivato a 511500,05 euro.
Notiamo che nell'ultimo trimestre MIDEN è cresciuto di oltre 3200 euro, in totale decorrelazione sia dai mercati azionari che obbligazionari (e senza commodities o inflation linked). Il pregio di questa strategia è una conservazione del capitale nei confronti del mercato, ed una crescita quasi costante, il 'rischio' a cui si espone una strategia come MIDEN è il Rischio Inflazione: avere per alcuni periodi rendimenti al di sotto dell'inflazione.
Tuttavia è interessante anche per chi volesse conoscere vari portafogli esposti a tipologie di rischio diverse.

Il prossimo rendiconto è previsto a fine luglio.

P.C. 27/04/2022

lunedì 25 aprile 2022

SISIFO: la strategia 'neutral timing' con distribuzione/accumulo per investire sul 'Leveraged Growth'

 


SISIFO nasce dalla eccezionale performance dell'esposizione a Leva2 sull'indice di riferimento del secondo mercato per modo per volumi: il Nasdaq, seconda borsa USA.
Chi vi avesse investito nel 2006, qualche anno dopo lo spettacolare crollo della bolla del Dot Com, avrebbe realizzato circa 6 mesi fa una performance del 6400%, ovviamente incappare un crollo come quello del Dot Com vanificherebbe tutto lo sforzo (da qui il richiamo Sisifo).

Come provare a gestire un'esposizione ad un asset simile con un rischio controllabile ed una diversificazione del principale rischio, ovviamente il "Timing" (che unito alla nostra psiche può portare pessimi risultati?), soprattutto considerando che, prima del Dot Com, il Nasdaq non era estraneo ad altre performance 'stellari'.

Ovviamente ci vuole la pazienza dell'INVESTITORE, non la fame del Trader o del "Commerciale".
La mia tecnica è stata costruire un portafoglio BILANCIATO a distribuzione che contemporaneamente accumula i suoi pronventi sul Leva2-Nasdaq.

Nell'orizzonte temporale del portafoglio di 6 anni, salvo un crollo verso "fine" orizzonte temporale (che vanificherebbe, da novello Sisifo, l'accumulo, ma non il capitale, e questo è il nostro 'controllo' tramite diversificazione degli altri rischi per bilanciarci sul 'lavoro' sull'asset a focus), cercheremo quindi di intercettare lo straordinario potenziale che storicamente questo mercato ha manifestato.

Vediamo che cosa è accaduto negli ultimi problematici mesi (come visibile nel grafico) a SISIFO:

Come vediamo SISIFO ha riportato una flessione oltre che nell'asset su cui abbiamo iniziato ad accumulare, anche sui restanti asset (fatta eccezione per l'azionario "High Dividend"), tuttavia tutto il portafoglio ha proseguito la sua distribuzione di rendimento ed abbiamo ben 1467,26 euro di liquidità, sufficienti a raddoppiare le quote del Lyxor Leveraged Nasdaq100, decisamente 'a sconto' rispetto all'ultima revisione periodica.

Procedo quindi ad acquistare 2 quote, al prezzo di 1264,2 euro (simulo sempre 5 euro di transazione).

Il risultato finale è il seguente:


Come possiamo osservare la performance di SISIFO, in 14 mesi, è stata del +5,24%, con un'asset allocation che al momento è 56% obbligazionaria.
Il prossimo accumulo sul Nasdaq a Leva2 è previsto tra 7 mesi, a novembre del 2022.

P.C. 25.04.2022

sabato 23 aprile 2022

SIM, Brokers e Gestioni Patrimoniali [CONCLUSIONE] (Video)

Concludo la mia lunga chiacchierata sulla "natura" e l'origine di SIM, Brokers e delle Gestioni Patrimoniali con le ultime due sessioni video. Qui la tripletta completa:

PARTE I


PARTE II



PARTE III

P.C. 23.04.2022


venerdì 22 aprile 2022

MIDA: il portafoglio bilanciato moderato anti-inflazione prosegue la sua crescita nell'ultimo anno

Costruire un portafoglio anti-inflazione è più semplice andandosi a caricare di una significativa quantità di capitale di rischio: azioni, commodities, metalli preziosi e simili. Tutti asset che obbligano a sacrificare una volatilità potenziale sotto controllo con un obiettivo di difesa del potere d'acquisto del capitale investito.

MIDA realizza una strategia anti-inflazione con un'Asset Allocation iniziale 20/70, ovvero con una quota di obbligazioni maggioritaria. Una sfida che però ha tenuto anche in un anno di crisi dell'obbligazionario come quello appena terminato.

Possiamo osservare in MIDA una crescita generalizzata del valore degli asset non solo azionari, ma anche degli obbligazionari selezionati, accompagnati da una crescente distribuzione di cedole e dividendi:


Il controvalore totale di MIDA è arrivato a 113874,27 euro, con un gain, in 2 anni del +13,9% in costante crescita anche rispetto ad aprile 2021.
Faccio presente che questa performance del quasi 14% in 2 anni è stata realizzata investendo inizialmente solo il 20% del capitale in capitale di rischio e rimanendo sull'obbligazionario ed i titoli di Stato con quattro quinti dell'investimento.

La distribuzione dei dividendi ha prodotto un nuovo serbatoio di liquidità da cui dover attingere assolutamente, dato che altrimenti questa sarebbe del tutto vulnerabile all'inflazione.
Innanzitutto voglio parzialmente ribilanciare l'azionario, riducendo la quote nell'investimento finora più redditizio: il MSCI World Small Cap.

Ne disinvesto quindi 400 quote (il 40%) al controvalore di 2528 euro. Questo mi crea nuova disponibilità per 2262,8 euro una volta pagato il 26% di capital gain rispetto al prezzo di carico iniziale.

Con questi vado a selezionare un titolo di Stato (emergente) che ha attualmente un valido prezzo-opportunità: data la strategia di MIDA devo fare attenzione che la redditività dei titoli di Stato sia significativa, sufficiente nel lungo termine almeno a difendermi dal tasso medio d'inflazione europeo.
Il Titolo di Stato Romania TF 2% scadenza inizio 2032 (l'anno in cui terminerà il portafoglio) ritengo faccia al mio caso, ne sottoscrivo 3000 euro a 2415,3 euro dato che quota 80,51.

Ri-aggiungo inoltre una più piccola quota di azionario con 6 quote dell'ETF SPDR Europe Industrial. Qui l'investimento viene spostato sull'Europa (contenuto rischio valuta), e nel settore Industriale che può avere nel lungo termine caratteri anti-inflattivi, la spesa complessiva è di 1426,4 euro.

Al termine della revisione 2022 la situazione di MIDA è la seguente:

Il prossimo resoconto periodico sarà tra un anno esatto, ad aprile 2023.

P.C. 22/04/2022

giovedì 21 aprile 2022

SIM, Brokers e Gestioni Patrimoniali (VIDEO)

Più volte ho affrontato discorsi sul "è meglio la Banca oppure la SIM, che differenza c'è tra un fondo ed una Gestione Patrimoniale". Spero con il video odierno (diviso in 2 parti per le solite questioni di tempo) di riuscire a dare un'infarinatura culturale sulla questione.

CAPIRE da dove nascono alcune strutture, perché funzionano in un certo modo e, soprattutto, cosa sto facendo se detengo un dossier di titoli con un patrimonio magari significativo presso un broker, in custodia presso la filiale bancaria sotto casa o sulla 'App'.

Mi auguro risulti interessante.


P.C. 21/04/2022

PATROCLO: -3,5% nei primi sei mesi per il portafoglio prudente con 85% di obbligazionario

PATROCLO ha attraversato un primo, pessimo semestre, sfavorito non solo da inflazione in rialzo, ma anche da un'improvvisa fiammata sui tassi, che ha colpito la quota obbligazionaria che in questo portafoglio ammonta all'85%.

L'asset allocation del portafoglio risulta comunque prudente poiché bilancia e diversifica l'esposizione a rischi diversi. Purtroppo l'utilizzo di molto hedging valutario per coprire il rischio valuta è stato penalizzante in questo primo semestre in abbinamento a tassi d'interesse in rialzo, comunque il risultato finale è il seguente:

Notiamo che gli asset selezionati hanno avuto tra loro una significativa decorrelazione. Le perdite più ingenti sono registrate sugli obbligazionari, pur di natura diversa, in assoluto più speculativi: peggio gli obbligazionari di paesi emergenti a breve durata che 'pagano il prezzo' però della copertura valutaria (-9,38%) degli obbligazionari emergenti ad alto rischio (-6,02%), per il resto la peggiore performance in assoluta è quella dei rischiosissimi bond convertibili (-13,3%) oltretutto coperti nel cambio.
Tra i restanti obbligazionari hanno pesato molto le performance negative da record di quelli dalla durata finanziaria più elevata, come i Global Aggregate Bond (-7,46%) e delle obbligazioni tripla B (-4,02%) e governative a contenuta maturity (-4,43%), comunque negativi gli altri obbligazionari tranne quelli in dollari a breve termine. Hanno parzialmente bilanciato le performance dell'azionario, positivo soprattutto sul comparto "Value".

Patroclo pur essendo prudente come allocazione e ben diversificato ha scontato certamente un pessimo timing: il crollo dell'obbligazionario ha avuto una discesa "storica" come rapidità e consistenza. Vedremo l'evoluzione di questo investimento, comunque molto ben allocato, nel prossimo semestre.
Attualmente la performance è del -3,5%.

P.C. 21-04-2022

venerdì 15 aprile 2022

DEDALO: l'inverno dei tassi d'interesse colpisce il portafoglio obbligazionario a lunga durata finanziaria

Lo shock subito dall'obbligazionario a lungo termine nel mese di marzo 2022 ha rappresentato una piccola "tempesta perfetta": inflazione, termine delle politiche super-accomodanti sulla liquidità della crisi Covid, guerra, balzo in avanti della materie prime e rialzo dei tassi d'interesse USA.

Salvo la destabilizzazione geo-politica erano eventi in buona parte attesi e preventivati, per questo DEDALO mixa conti deposito a scadenze alternate per ingresso progressivo a ribasso sugli obbligazionari ed accumulo dei dividendi sugli azionari con approccio "Growth" che io ho battezzato 'all country world Nasdaq increased'. 

L'obiettivo di DEDALO è di lungo termine, non si sogna neppure di rimanere sempre 'in guadagno costante' ma l'obiettivo è costruire un portafoglio ed un rendimento negli anni.

Vediamo che l'impatto record sugli obbligazionari (che io definisco "inverno" non "tempesta" poiché probabilmente non temporaneo) ha riempito di segni 'rossi' il nostro portafoglio:


Gli interessi dei conti deposito scaduti e del nostro patrimonio obbligazionario, da gennaio, hanno prodotto un flusso di ben 3095,24 euro, che da strategia di portafoglio questo mese devo investire nel Nasdaq.
Ne approfitto per disinvestire, in gain, l'altro ETF sul Nasdaq, che ho dovuto comprare quando i flussi obbligazionari erano troppo contenuti per prendere delle quote intere, pago 21 euro di capital gain e con tutto il saldo vado a sottoscrivere 6 quote aggiuntive del iShares Nasdaq100 ad accumulo al prezzo di 736,37 ciascuna.

Con parte della liquidità generata dalla scadenza dei conti di deposito vado a mediare il prezzo di diverse obbligazioni svalutate, abbassando i prezzi di carico. Oggi queste obbligazioni a lunga scadenza sono decisamente "in saldo" rispetto a pochi mesi fa.
Compro:

2000 euro di Titolo di Stato della Romania 2050 al 3,375% spendendo 1504 euro appena.
1000 euro di Titolo di Stato della Bulgaria 2050 al 1,375% spendendo 751,6 euro.
2000 euro di Titolo di Stato dell'Ungheria 2051 al 1,3% spendendo 1372,2 euro.
1000 euro di Titolo di Stato della Finlandia 2040 al 0,25% spendendo 804 euro.
2000 euro di Titolo di Stato della Francia 2052 al 0,75% spendendo 1524 euro.
2000 euro di Titolo di Stato della Spagna 2050 al 1% spendendo 1474,2 euro.
1000 euro di Titolo di Stato del Belgio 2040 al 0,4% spendendo 799 euro.
1000 euro di Titolo di Stato dell'Irlanda 2041 al 0,55% spendendo 825,2 euro.
2000 dollari di Titolo di Stato USA 2050 al 2% spendendo 1532,27 euro.
1000 dollari di Obbligazione Ecopetrol 2045 al 5,875% spendendo 775,434 euro.

In tutto ho investito solo 13894,15 ed abbassato i prezzi medi di carico, comprando redditività.

La liquidità disponibile la deposito con un Conto Deposito ad 1 anno (scadenza 15.04.2023) di Cherry Bank, remunerato al tasso del 1% (45000 euro).

A questo punto la situazione definitiva di DEDALO è la seguente:


Il controvalore attuale di DEDALO è sceso a 495377,56 euro, in flessione da inizio portafoglio del -0,92%.

L'accumulo sull'Azionario All World è programmato tra 4 mesi, a metà agosto.

P.C. 15.04.2022

giovedì 14 aprile 2022

ATLANTE: il portafoglio completamente azionario in lieve flessione da dicembre

Abbiamo revisionato ATLANTE, un portafoglio azionario basato su una strategia di ribilanciamento a Pesi Costanti, in corrispondenza del suo massimo storico di metà dicembre scorso, prima che un 2022 ricco di volatilità coinvolgesse i corsi di mercato.

Vediamo cosa è accaduto ad una diversificazione tra mercati, completamente azionaria, nel primo terzo dell'anno 2022:


Atlante, che ha iniziato il suo investimento purtroppo alla fine di un ottimo anno sul mercato azionario come il 2019, riporta tutt'oggi una performance di crescita del capitale in 2,3 anni del +20,32%.
Dai massimi di fine anno scorso una flessione c'è stata, ma contenuta. Notiamo anzi che la forte diversificazione tra economie diverse ha consentito alcune compensazioni.

Il più colpito è stato il mercato dell'Eurozona e i paesi emergenti, due aree coinvolte più direttamente dalla destabilizzazione geopolitica degli ultimi due mesi. Hanno però compensato alcuni mercati ricchi di aziende quotate produttrici primarie come il mercato britannico (passato "in verde") e l'asia sviluppata ex-Japan, questo mentre il Giappone, con il tonfo dello Yen, è stato penalizzato invece dai tassi in rialzo, l'inflazione e i problemi nel mercato della materie prime, da cui la sua economia è molto dipendente. Anche gli asset USA, più resilienti alle aspettative recessive, presentano comunque piccole svalutazioni da fine 2021.

Notiamo che tutti gli asset rientrano nei loro "range" di peso, con la piccola eccezione del S&P500 che è sovrapesato molto debolmente e quindi possiamo tollerare il bilanciamento attuale del portafoglio senza fare operazioni e seguendo la filosofia più pigra possibile.

P.C. 14.04.2022

giovedì 7 aprile 2022

Azionario della Cina: capiamoci qualcosa

 

In origine fu Hong Kong.

La borsa ”coloniale” di Hong Kong nacque come mercato di scambio sotto il controllo occidentale (britannico) nel 1891 e come “Stock Exchange” nel 1914, è 99 anni più anziana delle altre due borse cinesi di Shenzen e Shanghai. Dotata di regolamenti di quotazione e normative per la protezione degli investitori di livello quasi “occidentale” (nonostante l’estrema volatilità spesso registrata negli scambi sulla piazza di Hong Kong, come nei giorni del ‘Black Monday’ dell’ottobre 1987). Utilizza come valuta il Dollaro di Hong Kong, valuta corrente della regione amministrativa speciale di Hong Kong, tendenzialmente agganciata al Dollaro USA più che al Renmibi cinese.

Oggi le azioni ‘cinesi’ sono generalmente (ma non in maniera sempre propria) considerate “Off-Shore” se sono quotate presso la borsa di Hong Kong o negli Stati Uniti (ricordiamo ad esempio che Alibaba, colosso dell’e-commerce Cinese, è quotato al NYSE e fa parte del S&P500). Questo perché l’accesso ad alcune aziende è realizzato tramite delle società di appoggio off-shore, dato che fino a poco tempo fa l’accesso alle azioni interne al mercato cinese subiva delle pesanti restrizioni.

Sebbene tra queste azioni ‘off-shore’ e spesso appoggiate sulla borsa di Hong Kong, con il dollaro HK come riferimento, vi siano molti colossi tecnologici ‘internazionali’ come Tencent, questi non rappresentano certo gli unici, né i principali scambi di Hong Kong. AIA Group è una delle società più importanti: colosso assicurativo multinazionale fondato negli USA, grandi società finanziarie cinesi come la Banca Industriale e Commerciale della Cina, la China Construction Bank, Bank of China, la Banca Agricola Cinese, la Banca d’Affari Cinese, la Banca delle Comunicazioni (BoComm) e varie compagnie assicurative cinesi sono quotate ad Hong Kong per via dei loro legami al capitale internazionale, pur essendo alle volte quotate anche presso Shanghai. Negli ultimi anni la distinzione tra H-Shares, ovvero azioni di classe Off-Shore e azioni di “Hong Kong” è divenuta molto sfumata. I titoli in dollari di Hong Kong, oltretutto, hanno spesso una classificazione ibrida negli indici tra appartenenti ai “mercati emergenti” e appartenenti ai “mercati sviluppati”, cosa che accade anche per Taiwan e, a seconda della società che costruisce gli indici (FTSE o MSCI, ad esempio) per la Corea del Sud. 

Una quota significativa del capitale di un indice dei Paesi Sviluppati come il “MSCI Pacific ex Japan”, è investito a Hong Kong, ma si concentra essenzialmente su società cinesi di respiro internazionale, banche, società finanziarie, società tecnologiche, di trasporti, anche petrolifere o farmaceutiche ed è abbinato a partner “sviluppati” di mercati evoluti dell’area come Malayisia, Corea del Sud, Taiwan, Tailandia. Altri indici come il MSCI Hong Kong invece solitamente hanno un minor numero di titoli all’interno, escludendo le società quotate ad Hong Kong e più off-shore o le classe-A, e finiscono per Tra le varie borse, valute e normative cinesi va fatta quindi distinzione tra appena 9 “classi” diverse tra azioni e certificati replicanti azioni cinesi.

RED CHIP: sono società della cina continentale, costituite però fuori dalla Cina e che vengono quotate ad Hong Kong. Le loro azioni, direttamente o indirettamente, sono controllate da un ente governativo, ma la quotazione ad hong kong serve a consentire investimenti esteri o investimenti privati. Lenovo, China Mobile, China Petroleum, vari gruppi minerari e banche cinesi come China Development Bank, sono Red Chip.

P CHIP: all’opposto ci sono le società sempre quotate ad Hong Kong, ma costituite alle Isole Cayman, alle Bermuda e altre sedi ‘fittizie’, ma che sono gestite da cinesi e/o con affari in cina. Sono quelle che durante la crisi del 2007-2010 hanno subito fallimenti sistematici, mentre le aziende più propriamente cinesi sono state più resilienti o sostenute dal governo. Molte società commerciali internazionali sono P Chips.

H SHARES: sono azioni cinesi tipiche degli scambi di Hong Kong, perché quotate in dollaro di Hong Kong se non addirittura in altre valute estere. Sono regolate dalla legge cinese (a differenza delle P Chips), ma seguono regolamenti di scambio tipici della borsa di Hong Kong (considerata più “sviluppata”). Gli stranieri hanno sempre potuto negoziare azioni H, che quindi sono più liquide di azioni prettamente cinesi come le classe A. Tutti gli investitori hanno accesso ad azioni H e queste seguono regole di quotazione della SEHK (Borsa di Hong Kong) con standard contabili internazionali. L’atto costitutivo della società oltretutto deve chiarire i diritti di ciascun acquirente, le leggi a tutela degli investitori seguono stringenti leggi di Hong Kong e sono incluse nella costituzione delle società. Lo Hang Seng China Enterprises Index è l’indice delle azioni H cinesi (HSCEI). Le principali società finanziarie cinesi (Bank of China, Ping An Insurance, etc…) hanno azioni di tipo H.

ADRs E CDRs: i giganti tecnologici cinesi hanno scelto tradizionalmente di quotarsi all’estero. Questo viene fatto spesso attraverso delle “Ricevute di Deposito”, un sistema inventanto negli Stati Uniti negli anni ’20. Un CDR è un certificato emesso da una banca depositaria cinese di un pool di azioni estere negoziate sulle borse cinesi, questo per consentire ad azioni estere (es. americane) di essere scambiate nel mercato continentale cinese. I CDR consentono a investitori istituzionali (es. banche) o privati cinesi di comprare azioni estere. Molte società tecnologiche cinesi si sono quotate all’estero per evitare degli ostacoli di natura amministrativa (legale) e per poter effettuare delle offerte pubbliche iniziali (IPO) più consistenti, molte sono costituite alle Isole Cayman per raggirare i requisiti dei titoli cinesi e quindi accedere ed essere quotati su mercati esteri. Simmetricamente le American Depositary Receipt (ADR) sono certificati di banche USA che rappresentano azioni di una società straniera, consentendo agli statunitensi di possedere quote di quella azienda. Sono quotati sia al Nasdaq che alla borsa di New York. Nel caso cinese hanno spesso come sottostante H-Shares, alle volte delle Red Chip. Le società cinesi replicate tramite ADR sono sottoposte a quello che viene definito “Rischio Normativo”: quando nel 2021 le autorità cinesi hanno assunto una posizione aggressiva su molte questioni relative le imprese cinesi (contro pratiche monopolistiche ad esempio), le ADR hanno subito un rapido calo del 23%, le H del 14,5% e le azioni A del 9,3%. Sono ADR società come Aluminum Corporation of China (azione H e ADR sul NYSE), China Life Insurance (azione H e ADR sul NYSE), China Mobile (Red Chip e ADR sul NYSE). Tipico case di ADR con sede alle Cayman, quotazione come H-Shares in dollari di Hong Kong ad Hong Kong e capitalizzazione tramite ADR è il ‘colosso’ Tencent.

N-SHARES: sono società cinesi quotate negli USA, sul NYSE o sul Nasdaq. Hanno spesso attività commerciali nella Cina continentale, ma sono costituite fuori dalla Cina (alcune sono costituite alle Cayman). Sono l’equivalente delle P-Chips di Hong Kong, ma sulla Borsa Americana. Escludono gli ADR di azioni H o Red Chip. Società come Alibaba (Cayman) sono classe N.

L-SHARES: sono società cinesi che, similmente alle classe-N, sono quotate solo alla borsa di Londra, solitamente hanno come sede il Jersey, o le Bermuda o le isole Cayman.

S-SHARES: sono società cinesi che, similmente alle classe-N, sono quotate solo alla borsa di Singapore.

B-SHARES: sono in classe B le azioni cinesi “internazionali” delle due borse ‘inland’ cinesi di Shanghai e Shenzen. A Shenzen le classe B sono quotate in dollari di Hong Kong, mentre a Shanghai sono quotate in valuta straniera come i Dollari americani (USD). Molti titoli tecnologici propriamente cinesi (es. Xiaomi Corporation) sono quotati in classe B.

A-SHARES: azioni più ‘cinesi’ che riflettono la ‘vera’ economia interna cinese. Sono quotate in Renmibi (valuta locale cinese) nelle borse di Shanghai e di Shenzen. Storicamente le A-Shares erano disponibili solo a cittadini cinesi per la restrizione agli investimenti stranieri. Dal 2003 le istituzioni estere sono state in grado di entrare nel mercato A-Shares attraverso il sistema QFII (Qualified Foreign Institutional Investor). Sono esposte al rischio valutario cinese.

 

Riepilogando: quando si dice “investo in azionario Cinese” si parla di qualcosa di molto complesso normativamente, a livello di capitalizzazione e di gestione dei mercati. Da un lato l’approccio al mercato cinese può essere considerato materia da “specialisti” dall’altro si deve forse diffidare troppo di questi specialisti che con molta semplicità possono far passare per “Cina” quanto di loro interesse e che poi potremmo scoprire di aver capito noi, ma anche il consulente che ce le proponesse, molto poco.

Di fatto H-Shares è quasi più correlato al Pacifico, così come le Red Chips, le S-Shares senz’altro.

Le ADR e le P-Shares possono rappresentare un’esposizione a maggiori volatilità anche rispetto a queste, rischi normativi anche se con apporto di maggiore liquidità.

Le A-Shares rappresentano di più la crescita del “PIL” cinese… ma a prezzo di non perfetta trasparenza a livello di governance, regulations e liquidità… sono da considerarsi affini agli “Emerging Markets” più classici.

Sempre emerging markets ma con tipica caratterizzazione anche Tech e multinazionale, legati oltretutto a valute non domestiche con tutto quello che ne può conseguire le B-Shares.

Giungono infine le N-Shares e le L-Shares che sono cinesi principalmente per ‘colore’, ma di fatto appartengono ad altri mercati con accessi alla liquidità e livelli di market cap potenziale impensabili per titoli A-Shares, ma anche con l’imprevedibilità che la loro natura di “Doppiezza” può comportare in caso di screzi con i regolatori in patria.

In cosa hai investito? “Nella Cina, sento che è il momento giusto” à commerciale, più facile a dirsi che a farsi, secondo me, soprattutto spesso si tratta di ADR o N-Shares (es. Tencent e Alibaba) gonfie di soldi occidentali e lontane dal PIL cinese, ma poste ai primi posti in fondi ed indici.

 

Note conclusive:

HSBC MSCI Pacific (ETF in cui il mercato di Hong Kong è rappresentato ad ¼ del capitale) quota oggi al massimo storico di 13,922 euro sulla borsa di Milano, ed ha guadagnato da inizio ottobre 2021 un +7,6%.

HSBC MSCI China (ETF con dentro le H-Shares, le B-Shares, le P-Chips, le Red Chips) da febbraio 2021 ha perso il -38% e da inizio ottobre 2021 un -15,5%.

xTrackers CSI 300 (i 300 titoli A-Shares principali) dai massimi di dicembre 2021 ha perso il -13%, ma da inizio ottobre è a -1,9%, da febbraio 2021 è a -14,5%.

Molti fondi attivi si trascinano le performance e la sovraesposizione a colossi come Alibaba (-64,8% dai massimi di ottobre 2021) o Tencent Holdings (-48% dai massimi di febbraio 2021). Credo che questa lunga e noiosa discussione abbia chiarito che “non è semplice parlare di Cina”, che va “maneggiata con prudenza” (dire le economie più grandi sono “USA”, “Europa” e “Cina” e faccio 1/3, 1/3, 1/3 deve far capire che nell’ultimo terzo si sta facendo una scelta su un paniere più disomogeneo di quanto gli aggregati di mercato USA ed Europa possano essere l’uno rispetto all’altro) e spero faccia intuire il ‘perché’ ed il ‘dove’ si collocano i meriti e le responsabilità di tante performance strane sull’estremo oriente.

mercoledì 6 aprile 2022

PARIDE: il portafoglio con strategia di protezione del capitale "travolto" dalla guerra

Un metodo classico per costruire una strategia a "capitale protetto" è quello di abbinare prodotti con valore certo alla data di 'maturity' del portafoglio (fine orizzonte temporale) ad asset che il più possibile cerchino rendimento e crescita, il cui rischio sia 'protetto' dal valore certo futuro della parte in 'protezione'.

Alcuni tra più orribili strumenti finanziari che ho visto in circolazione (spesso in 'involucro' assicurativo) creano protezioni con swap (derivati) sul valore futuro di asset obbligazionari e le abbinano ad opzioni asiatiche. L'opzione è un contratto derivato che prevede una potenzialità pressoché illimitata di guadagno potenziale a fronte di una potenziale perdita certa. Se la potenziale perdita certa la 'abbino' al piccolo rendimento certo del capitale sicuro a data di scadenza ecco realizzato il prestigio: riavrò i miei soldi ma posso guadagnare anche tanto. In teoria, poi ci sono di mezzo commissioni, provvigioni, oneri, calcoli errati, protezioni che poi tanto sicure erano ed ecco che raramente la scommessa ci si azzecca... ma la si è pagata tanto.

PARIDE non si spinge a tanto, ma cerca di mostrare un pò il funzionamento del "capitale protetto" in maniera mi auguro meno complessa e più comprensibile.

Il trauma lo ha subito dalla sua "scommessa" che anziché una opzione annullatasi nel valore 'bruciando' una quantità contenuta ma irreversibilmente perduta di capitale (rimangono strumenti ad altissimo rischio!) si è scontrato con scelte sui paesi emergenti, in auspicio che potessero essere più redditizi dei mercati maturi, esposti al rublo ed a quanto sta accadendo a livello geopolitico. Vediamo cosa è accaduto:


La scadenza dei depositi ha generato liquidità (conto deposito e un ETN online di un conto fintech), mentre il rublo ha subito una svalutazione (attenzione, non siamo esposti verso la Russia, ma verso la valuta, attualmente il titolo European Investment Bank è illiquido, ma nel gennaio 2026 mi restituirà i miei 750mila rubli la banca Europea, il problema è capire quanto varranno!). Non parliamo del BRIC50... tra i titoli che hanno sofferto di più grazie ad alcuni campioni performance 'cinesi' (tornerò sull'argomento azioni cinesi) combinati ai titoli russi.
Il resto è tutto in gain, rialzo dei tassi o no.

Le scelte sull'investimento della liquidità (in realtà con la app Oval ci sono un pò di problemi al momento, ma ipotizzo tutto liquido e disponibile), sono soggette alla mia strategia. Voglio parecchio in titoli sotto la pari rimborso entro la scadenza di metà 2025, e una piccola parte in un azionario con prospettive significative di crescita speriamo non eccessivamente caro.

Vado a sottoscrivere:
10000 di titolo di stato Francese tasso 0% a 3 anni a 98,85 (minimo rendimento, alta protezione)
10000 di obbligazione Thyssenkrupp tasso 2,5% pari scadenza a 97,75 (rendimento 'high yield' protezione con relativo rischio controparte)
20 quote di SPDR Europe Technology Sector spendendo 2087,6 euro.

Il risultato è il seguente:


Nonostante la flessione in particolare degli ultimi 2 mesi, PARIDE riporta ancora un gain da inizio investimento del +6,55%. Tutto sommato non mi pento di avere etichettato questa strategia come "Prudente".

P.C. 06/04/2022


sabato 2 aprile 2022

TRINO: un Macro-Portafoglio moderato che chiude il primo anno con +3% di performance

TRINO è il fratello "maggiore" di TERZIO, anch'esso ripartito su uno schema 'moderato' ad 1/3 di capitale di debito, 1/3 di capitale di rischio ed 1/3 di capitale certo.

Ho simulato però per questo portafoglio masse maggiori: un milione di euro che giustificasse un 'personal indexing' creato secondo criteri personali su un significativo paniere di azioni.

In un anno TRINO ha riportato una performance del 3%, guadagnando quasi 30000 euro:


Sulla base di dati storici da questo tipo di portafoglio ci si possono aspettare, su un orizzonte medio (5 anni) un rendimento tra il 3% ed il 5%, di meno è un'annata negativa, di più qualcosa di estremamente positivo. Diciamo che TRINO ha sfiorato quest'anno la sufficienza, è stato deludente se lo si paragona alle performance dell'azionario ed il suo "Personal Indexing" ha decisamente sottoperformato, tuttavia la quota di azionario è contanuta e per l'obbligazionario non è stata una grande annata.

Vediamo come mai il portafoglio di azioni non ha fatto il suo dovere:

Notiamo però che al saldo di 148381 dobbiamo aggiungere (li ho messi nei "dividendi") 2560 provenienti dall'OPA avvenuta sulla società ASTM Spa, che non è più sul mercato.

La diversificazione spostata su Growth mi ha fatto immettere nell'indice molte aziende non grandi che erano Growth lo scorso anno per una congiuntura di mercato che nel 2020 aveva 'spinto' molto il prezzo, società legate all'energia rinnovabile, all'ecommerce erano evidentemente ad un prezzo anomalo e si sono 'sgonfiate'. Vedremo quanta minusvalenza ipotetica potrà assorbire nei prossimi anni...

Notiamo che dopo 1 anno TRINO è rimasto essenzialmente bilanciato:

Il portafoglio azionario "Personal Index" è passato da 15% a 14,41%.
L'azionario Europa Small Cap da 1% a 0,97%
L'azionario Momentum e Growth da 7,3% a 7,94%
L'obbligazionario globale a lungo termine con copertura valutaria da 6,6% a 6,22%.
I titoli di Stato globali a lungo termine da 6,6% a 6,58%.
L'azionario a bassa volatilità da 13,3% a 14,92%.
I titoli di Stato USA a breve termine da 6,6% a 6,62%.
Infine la quota a capitale fisso (polizze Ramo I e depositi) dal 33,6% al 33,14%.

Il capitale dal 1000033 euro a 1029921,2 è cresciuto del +2,99%.

Vedremo se l'anno che verrà le cose cambieranno.

P.C. 02/04/2022

venerdì 1 aprile 2022

TERZIO: secondo ribilanciamento per la strategia 1/3-1/3-1/3 ad "High Sharpe"

Sei mesi fa abbiamo lasciato il nostro neo-pensionato Paolo alle prese con una strategia a medio termine (5 anni) ed elevata "efficienza" chiamata 'Terzio'.

Si sta godendo la sua meritata pensione nella nuova casa al mare e vuole stare tranquillo: 1/3 investito in liquidità e conti deposito, 1/3 obbligazioni ed 1/3 capitale di rischio.

Nei primi 6 mesi questa strategia prudente aveva portato a casa un bel +4%... ma ora la scure dei tassi e la volatilità si è abbattuta sull'investimento. Vediamo cosa è accaduto a TERZIO:


Il capitale di TERZIO ammonta oggi a 51732,93 euro, in gain del 3,46% e con una flessione dello 0,6% circa rispetto a sei mesi fa, ad opera principalmente degli obbligazionari.

Notiamo che lo sbilanciamento che supera il 10% di tolleranza è quello sui due asset World Minimum Volatility e JPM USD Emerging Markets Sovereign Euro Hedged in maniera assolutamente simmetrica.

Vado quindi semplicemente a disinvestire 1/10 del capitale dell'azionario a volatilità controllata (20 quote per un totale di 36,195 euro ciascuna) ottenendone 697,59 euro al netto di 26,31 euro di tasse di capital gain pagato.
Con questi posso acquistare a 90,27 la bellezza di 8 quote di bond emergenti con copertura valutaria (spesa complessiva 722,16) portando il mio totale a 59.

Il portafoglio risulta ribilanciato:


Il nostro Paolo poteva trovare flessioni peggiori, conclude, e ci si da appuntamento al prossimo monitoraggio semestrale.

P.C. 01/04/2022