Giocare in Difesa nel 2019?
Ho parlato a lungo della tendenza alla mancanza di de-correlazione tra le asset class nel corso di questo tormentato 2018. I segnali sono preoccupanti, la guerra commerciale ancora impazza, il ciclo economico globale è lungo e non si è ben affermato (salvo forse in USA e qualche economia più dinamica) e non sappiamo se aspettarci una chiusura (magari breve) del ciclo, o una ‘fine della crisi globale’ in aree come l’Europa che però sono gravate da un debito e da una mancanza di vera inflazione che fa da freno a mano al sistema economico (salvo particolari settori e ceti).
L’avversione al rischio (che comunque è inevitabile) e la tentazione di giocare ‘in difesa’ è qualcosa che l’investitore conosce bene. Dopo un 2018 caratterizzato da un segno meno più o meno universale (più o meno… questo ‘crollo generale’ è spesso anche una scusa per i gestori del risparmio!) la voglia di prudenza è tanta.
Allora, parliamo di settori ciclici ed anticiclici. La letteratura tradizionale (che è comunque così piena di eccezioni da confermare la convinzione che in ogni caso la direzione dei mercati non è prevedibile) ci impone l’esistenza di settori economici pro-ciclici (crescono e producono ricchezza quando l’economia va bene, decrescono o distruggono ricchezza in momenti di recessione economica), di settori economici neutrali al mercato o anticiclici (il momento recessivo o di crescita li influenza di meno) e settori di mercato addirittura anti-ciclici (vanno meglio quando le cose vanno male). Parliamo di settori economici, di aziende, di azionario, quindi comunque di rischio elevato.
Nella convinzione che, comunque, sta per peggiorare la situazione dei mercati finanziari, c’è poi la possibilità di ridurre la volatilità. Ovvero andare verso investimenti a ‘basso rischio’ (termine sbagliatissimo, è più giusto parlare di abbassare la volatilità, ovvero l’oscillazione del valore dell’investimento… se investo in una polizza a gestione separata, ad esempio, il controvalore del premio ha volatilità pressoché nulla e io mi illuderò che sia privo di rischio, ma in realtà esiste il rischio di credito della compagnia assicurativa, che proprio in una fase di uscita da tassi bassi o negativi sta aumentando anche se io non lo vedo).
Facciamo una schematizzazione generale.
Investimenti Pro-Ciclici:
Edilizia (nel senso ‘utili delle società che costruiscono immobili’), titoli Tecnologici/Informatici, Materie Prime non energetiche (Miniere), Finanza (banche, assicurazioni), Beni Industriali (cantieristica navale, automobili), Beni di Consumo (lusso, moda, etc…).
Investimenti Neutrali al mercato o Avversi al Mercato:
Real Estate (nel senso ‘utili delle società che vendono immobili’ dato che in alcune crisi molti si sono buttati sul mattone proprio quando le aspettative degli investimenti finanziari erano pessime e c’era incertezza economica, come dopo il 2001), Private Equity (settore che spesso si espande quando c’è da riorganizzare i settori tradizionali), Oro e Metalli Preziosi (incluse aziende che li commerciano, che spesso fanno utili con quotazioni alle stelle quando il sistema finanziario da incertezze).
Investimenti Difensivi o Anti-Ciclici:
Beni di Consumo Primari (es. food&beverage, agricoltura), energetici, sanitari e farmaceutici, utilities (infrastrutture, dove spesso investono gli stati per ‘far ripartire l’economia’), aziende che si occupano di logistica ed approvvigionamento.
A questo possiamo abbinare gli investimenti a più bassa volatilità (titoli di stato, obbligazioni).
Per non abbattere la nostra aspettativa di guadagno in questo 2019 che si apre dopo un anno piuttosto avverso, andiamo ad ipotizzare un portafoglio ‘bilanciato’ (quindi che include un discreto grado di volatilità) ma che sia al contempo ‘Difensivo’. Io lo consiglierei 50% a bassa volatilità e 50% ad alta volatilità. Nella parte a bassa volatilità andrei verso titoli di stato ad elevato merito creditizio ma con un dignitoso tasso d’interesse, diciamo in grado di difenderci dall’inflazione, con copertura verso l’euro (dato che se vado su quelli in euro il tasso d’interesse non lo trovo proprio), in obbligazioni euro piuttosto sicure che abbiano un poco di rendimento marginale in potenza e, per diverisifcare, verso l’obbligazionario emergente che tanto ha perso nel 2018, ma sempre proteggendomi il più possibile dall’euro.
Riassumento la parte a bassa volatilità:
20% titoli di stato usa e similiari in gran parte con hedging euro
10% titoli di stato emergenti con almeno la metà con hedging euro
20% titoli obbligazionari/governativi in euro
Per la parte ad alta volatilità invece, visto che il mio portafoglio vuole essere Difensivo come strategia, andrei:
20% settori difensivi anti-ciclici
20% investimenti market-neutral avversi al mercato ed alternativi
10% settori pro-ciclici, ma scegliendo, tra questi, quelli che più sono stati ‘puniti’ dal mercato nel 2018.
Facciamo attenzione, questo che ipotizzo è un portafoglio di INVESTIMENTO, non è un modo di mettere ‘al sicuro i soldi’. In quanto tale è un portafoglio bilanciato (a volatilità media) e sostanzialmente è basato su una strategia che, anziché rincorrere il mercato (cosa che possiamo fare con qualsiasi ETF azionario MSCI World, o con un bel fondo Equity Europa, o America, o Emergenti, o GIappone, o con qualche azione di società tecnologica o industriale - le tanto amate azioni Fiat…), cerca di affrontarlo con una strategia che si prepara nei confronti di uno scenario un pò alternativo, uno scenario in cui i preavvisi di rallentamento dell’economia globale potrebbero trovare un fondamento, i settori tradizionalmente più dinamici (tecnologici, industriali) potrebbero rallentare, e si avrebbe bisogno di bilanciare a titoli dalla volatilità contenuta, investimenti che potrebbero guadagnare in questo periodo o recuperare le perdite degli ultimi mesi.
Un investimento ‘sicuro’, al contempo, è un investimento che diversifica su asset solidi con prodotti di qualità e che tiene il meno in considerazione possibile il timing (ovvero il momento in cui entra nell’investimento ed il momento in cui si prende il beneficio). E’ un discorso già fatto nei confronti di Deucalione.
Chiamerò questo portafoglio Baliano: è un portafoglio guerriero, anche se gioca in difensiva, e concentra il rischio cercando di sfruttare il ‘timing’ (ovvero il momento dei mercati in cui si entra ed in cui si esce) e non di neutralizzarlo!
P.C. 15.12.2018
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