Portafogli d'Investimento Teorici:

giovedì 14 marzo 2019

BOEZIO: un portafoglio multistrategia ad evoluzione

Questa volta simuliamo, al posto del solito portafoglio 'statico', un portafoglio dinamico: ad evoluzione.


Che vuol dire? Che la percentuale di asset all’interno del portafoglio varia durante il periodo d’investimento nel medesimo, in particolare il portafoglio è concepito per essere alimentato da due tipi di flussi ‘Income’: interessi su obbligazioni corporate da una parte, interessi su titoli di stato e dividendi azionari dall’altra.
L’obiettivo è reinvestire nel settore azionario ‘Income’ (ovvero che produce reddito periodico rilevante) le cedole ricevute dalle obbligazioni corporate. I dividendi azionari e le cedole dei titoli di stato invece rappresenteranno il vero ‘income’, la cedola distribuita, all’investitore.
Oltre alla strategia ad Evoluzione il nostro portafoglio, che ho definitio Boezio in riferimenti ai tre tipi di esseri concepiti dalla filosofia di questi, che calcano le nostre tre strategie.
La prima, lo abbiamo visto, è una strategia Income - ad Evoluzione (reinvestimento periodico di una parte dell’Income).
La seconda è una strategia legata al dollaro: i titoli di natura obbligazionaria saranno tutti quotati in dollari, con una parziale riassicurazione contro eventuali crolli della valuta data da un 5% del portafoglio investiti in derivati con strategie short sul dollaro (si apprezzerebbero in caso di eventuale discesa della valuta).
La terza strategia oppone degli asset tematici ‘energetici’ (il più rischioso titolo obbligazionario è l’obbligazione di una società energetica argentina, ed uno dei due ETF azionari in cui investe si concentra proprio sulle infrastrutture energentiche), a degli asset azionari su settori innovativi a buon dividendo (titoli che assicurano un buon dividendo pur essendo titoli farmaceutici e tecnologici).Sia i farmaceutici che le infrastrutture, abbiamo visto, hanno alle volta orientamento anticiclico, mentre l’energetico puro ed il tecnologico sono pro-ciclici, anche questo è un aspetto bilanciato.
Dunque, il portafoglio è diviso per poco più del 30% in obbligazioni corporate in dollari acquistate sotto la pari.
Per il 45% in titoli di stato e sovranazionali in dollari acquistati sotto la pari.
Per il 4,5% in strumenti derivati con strategia short su valuta dollaro.
Per il 9,85% in ETF azionari.
Per il 9% in singole azioni in valute diverse dal dollaro.
In occasione delle principali cedole obbligazionarie, si deciderà di acquistare nuove quote (mediando il prezzo) degli ETF, scegliendo quello più in flessione in quel momento, ma senza stravolgerne nel tempo eccessivamente il bilanciamento di quantità all’interno del portafoglio (una sorta di PAC imperfetto).
BOEZIO:
Obbligazioni Corporate:
18000 $ Mediobanca Cap&Floor 2022 (controvalore 14815 euro, acquistata a 92,8) ISIN: IT0005126120
20000 $ YPF 6,95% 2027 (controvalore 15526,40 euro, acquistata a 87,53) ISIN: USP989MJBL47
Bond Governativi e Sovranazionali:
18000 $ T-Note Ag-2026 1,5% (controvalore 14845,5 euro, acquistata a 92,99) ISIN: US9128282A70
18000 $ BEI usd TM feb-2024 (controvalore 15197,21 euro, acquistata a 95,82) ISIN: XS1551882860
19000 $ World Bank 1,76 callable mar-2026 (controvalore 15380,47 euro, a 91,87) ISIN: XS1365236196
Derivati su Valute:
100 ETFS Short USD Lung EUR (controvalore 3616 euro, acquistata a 36,16)  ISIN: JE00B3SBYQ91
75 ETFS Short USD x3 Long EUR (controvalore 993,5 euro, acquistata a 13,26)  ISIN: JE00B3T3K772
ETF Azionari:
100 Invesco Energy US Infrastructure (controvalore 4670 euro, acquistato a 46,7) ISIN: IE00B8CJW150
300 Invesco Preferred Shares (controvalore 5179,2 euro, acquistato a 17,264) ISIN: IE00BDVJF675
Azioni:
40 azioni Novartis (controvalore 3197,6, acquistata a 90,98 CHF) ISIN: CH0012005267
30 azioni Siemens (controvalore 2878,2, acquistata a 95,94 euro) ISIN: DE0007236101
40 azioni AstraZeneca (contovalore 2917,6, acquistata a 6273 pence GBP) ISIN: GB0009895292
Totale investito al 12/03/2019: 99300 (arrotondato per via delle sicure spese di eseguito su questi titoli).
Riguardo alla questione dell’evoluzione questo portafoglio riceve due cedole sotto il nostro cannocchiale: 66,6 euro nette di cedola da Mediobanca e 514,3 nette da YPF. Queste somme vengono accreditate a fine gennaio ed a fine luglio. 
Ci riproponiamo quindi di monitorare l’investimento il 1° febbraio ed il 1° agosto, in modo da reinvestire queste cedole nel giusto azionario in ETF.
P.C. 12/03/2019

lunedì 4 marzo 2019

PARIDE: un portafoglio prudente a capitale ‘protetto’
Dopo aver progettato un portafoglio di ETF a distribuzione (Deucalione) ed un portafoglio bilanciato che investe in maniera difensiva (Baliano) andiamo a simulare un portafoglio che segua una terza strategia, completamente diversa. La strategia di ‘protezione del capitale’ non si traduce automaticamente in ‘sicurezza’, ma è un legare la salvaguardia del capitale investito alla scadenza non all’andamento dei mercati, bensì al rischio di credito. Che è il rischio di credito? Il rischio che qualcuno, cui abbiamo prestato i soldi (es. lo Stato nel caso di un titolo di stato) non adempia alla data pattuita ai suoi obblighi di restituzione (insolvenza).
Un portafoglio a capitale protetto investe 100 in un portafoglio che contiene una quota 100-X di titoli obbligazionari che sono ‘obbligati’ per contratto, a restituire 100 alla scadenza. Se nessuno è insolvente (rischio di credito) l’andamento dei mercati non può togliere il suo capitale protetto all’investitore. La differenza X è data dal rendimento nell’orizzonte temporale di quei titoli obbligazionari, e la si può investire come uno vuole.
Esistono molti fondi e polizze che utilizzano la strategia di capitale protetto. Il problema (enorme) di questi strumenti è che il margine X è piccolo e loro devono ficcarci prodotti, commissioni per loro, costi di gestione etc… quindi se uno un portafoglio a capitale protetto non se lo fa ‘da sé’ si troverà di fronte a società di gestione del risparmio che pur di ampliare faranno di tutto: utilizzeranno derivati (solitamente swap) al posto dei titoli obbligazionari, useranno opzioni e derivati come sottostante, applicheranno alla struttura commissioni esternamente alla protezione con il risultato di una struttura sintetica dall’incerto funzionamento che… alla scadenza… magari invece di 100 di capitale (livello di protezione) restituirà 80…
Vediamo come abbiamo concepito PARIDE. Le regole UCITS di armonizzazione di un fondo comune d’investimento (le regolette da seguire per suddividere gli investimenti in un fondo in Europa) facendo i conti con il bail in impongono di non mettere più del 10% del capitale esposto verso un’unica controparte. E cercheremo di tenere conto del consiglio.
Per il nostro ‘basket’ di copertura utilizziamo 6 obbligazioni, che oggi (venerdì 22 febbraio 2019) vado ipoteticamente a comprare sotto la pari, lasciandomi uno ‘scarto’ che formerà il mio X (l’investimento che segue i mercati).
L’obbligazione XS1236574627 di Societé Generale, Tasso Misto scadenza 2028 si compra oggi a 98,5, la utilizzo per 1/10 del capitale.
L’obbligazione IT0005090995 di Cassa Depositi e Prestiti, Tasso Misto scadenza 2022, si compra oggi a 96,5, la utilizzo per 1/10 del capitale.
L’obbligazione IT0005212292 di Mediobanca, Tasso Misto scadenza settembre 2024, si compra oggi a 91,3, la utilizzo per 1/10 del capitale.
L’obbligazione XS1230358019 di Goldman Sachs, Tasso Misto scadenza luglio 2025, si compra oggi a 90,5, la utilizzo per 1/10 del capitale.
L’obbligazione IT0005158537 di Banca IMI, Tasso Misto scadenza febbraio 2024, si compra oggi a 91,5, la utilizzo per 2/10 del capitale.
Il titolo di stato CCT eur6+0,95%, scadenza aprile 2025, si compra oggi a 92,39,  la utilizzo per 2/10 del capitale.
La media ponderata di questi titoli è un prezzo d’ingresso di 93,415 con realizzo a scadenza di 100.
Per altri 2/10 del capitale vado a scegliere qualcosa di più esotico: tre obbligazioni sovranazionali in valuta estera. Scelgo due realtà emergenti (sudafrica e rublo) con economie molto legate alle materie prime e penalizzate (suppongo) dall’andamento avverso del petrolio negli ultimi mesi. E per diversificare geograficamente al massimo, un paese asiatico con un corso della valuta negli ultimi anni abbastanza stabile, pur con rendimenti (rischio) elevato: le filippine.
XS1767083360 è un bond sovranazionale in valuta delle filippine che quota 96,55, taglio minimo 5000 (che equivalgono oggi a 850 euro) cedola al 3% e scadenza febbraio 2023.
XS1349367547 invece è negoziato in rubli, è zero coupon, quota 64,5 e scade a gennaio 2026.
XS1605368536 è un sovranazionale in rand sudafricano, taglio minimo 5000 (314,52 euro) scade maggio 2027 e vale 98,43, con un’ottima cedola al 8%.
Ecco formato il nostro basket. Assegno a questo basket, diversificato e non privo di rendimento, un valore attuale di 92, a fronte di 100 che mi aspetto con ‘sicurezza’ alla fine dell’orizzonte temporale.
Fissiamo l’orizzonte temporale a giugno del 2025 (6 anni e 4 mesi), periodo in cui, anche se non tutti scaduti, i miei titoli saranno abbastanza prossimi alla scadenza e quindi posso valutare che dovrebbero centrare l’obiettivo di protezione di 100.
Mi rimane fuori un 8% di capitale da investire liberamente.
Dopo un 2018 di forti conflitti con i mercati emergenti e di ribasso per i prezzi di petrolio e materie prime, i mercati emergenti possono essere considerati oggi molto interessanti. Oltre a mostrare tassi di crescita dell’economia più elevati della maggior parte delle economie occidentali, presentano un indebitamento inferiore. Oltretutto i mercati azionari evoluti sono probabilmente vicini ad una fase matura del ciclo economico e con un orizzonte temporale di 6 anni e più è molto probabile che intercetteremo la fine di tale ciclo.
Ho quindi deciso di suddividere il nostro investimento per metà nella replica passiva dell’indice azionario mondiale (MSCI WORLD) e per la restante metà un’equa divisione tra le quattro grandi economie emergenti Brasile, Russia, India e Cina (BRIC) e nelle compagnie più grande dei paesi emergenti considerati promettenti ma secondari (SELECT FRONTIER). La replica di questi indici, passiva, avverà tramite ETF.
Gli ETF non sono fiscalmente efficienti tra loro, ma in caso di andamento negativo di uno o più dei tre ETF del paniere, lo saranno compensando la minus con il gain delle obbligazioni del basket di protezione.
Aggiungo che gli ETF e le obbligazioni producono cedole e dividendi, di cui non conosciamo l’esatto ammontare (sono tutti variabili), e che non consideriamo nella nostra asset allocation per due motivi:
1- Questi rendimenti devono andare a pagare l’imposta di bollo (2 per mille) del portafoglio
2- Questi rendimenti compenseranno l’imposta di capital gain che grava sui bond acquistati sotto la pari a scadenza.
Ecco quindi il nostro bel portafoglio prudente PARIDE (simulato per un ammontare di 100mila euro): 


Ha senso monitorare un portafoglio di questo tipo grossomodo 1 volta l'anno (solo una piccola porzione è volatile e comunque utilizza una replica passiva). Oltretutto si può effettuare un ulteriore monitoraggio in occasione delle date di scadenza dei titoli obbligazionari inclusi nel portafoglio (il primo è la CDP 2022), occasione in cui si può decidere, nel rispetto della strategia prudente e protetta del portafoglio, se e come reinvestirli fino alla scadenza (si può ad esempio decidere di lasciare le somme liquide in un conto deposito o cercare bond di prezzo e durata adeguati).
P.C. 24/02/2019
Cosa ne è stato di Deucalione?
I giornali economici sono affollati dalle notizie relative al mercato ‘orso’ del 2018. Anche il valoroso S&P500, drogato dalle politiche favorevoli dell’amministrazione Trump, ha lasciato sul campo una notevole capitalizzazione alla fine dell’anno.
Sei mesi fa, nei caldi giorni di luglio, avevo, a fine esclusivamente didattico e di analisi, ipotizzato un portafoglio composto esclusivamente da ETF a distribuzione. Il suo nome è Deucalione: l’obiettivo, come il mosè ellenico, era quello di ‘traghettare’ in salvo l’ipotetico piccolo risparmiatore in un mercato che nel 2018 ha conosciuto un nuovo picco di volatilità e delle difficoltà diffuse su tutti gli asset.
Devo dire che, personalmente, non credo che poi gli indici di mercato nell’anno appena passato siano andati ‘tanto male’: i mercati nel 2018 sono andati male, un pò in tutti i settori, ma non malissimo. Guardiamo gli strumenti a replica passiva come gli etf delle primarie case: msci europe (azionario europa) ha perso nel 2018 il -12,8%, msci world (azionario mondo) -0,03%, hscei (azionario cina) -6,675%, obbligazionario emergente in valuta locale -5,32%, obbligazionario high yield a distribuzione -1,47%, S&P 500 ha guadagnato… i prodotti a replica ‘attiva’ hanno spesso fatto di peggio. Secondo me quest’anno il problema grosso è stato nel risparmio gestito. Strategie fotocopiate da tutti i gestori, per cercare redditività (cui applicare commissionale) e strutture sintetiche (per far lavorare chi produce swap, hedging, opzioni, strategie varie) con la scusa spesso di cercare di ‘anticipare’ un corso dei mercati (solitamente abbassare la 'temuta’ duration fino a renderla anche negativa per paura dei tassi!) che non avendo restituito redditività (ma di poco, come vediamo) ha fatto 'implodere’ i modelli, con perdite ben oltre il -5/-6 dei prodotti passivi e che noi conosciamo bene, devastando i portafogli d’investimento. Questo è quello che personalmente mi sembra di osservare. E osservo che i mercati, da parte loro, possono fare molto peggio, il 2018 è stato volatile e negativo, ma non c'è stato un vero bear market, né un panico, né un crollo dei mercati, né assolutamente il rialzo dei tassi è stato accompagnato da qualsiasi forma di credit crunch… 
Tornando al nostro Deucalione, lui era composto da ETF a distribuzione. Come nel mio post di fine luglio specificavo la rendita cedolare frequente, intorno al 3% doveva indurci a ‘stare tranquilli’ e rimanere a bordo dell’arca fino al passare delle turbolenze. L’ipotetico investimento è quindi senza un orizzonte temporale prefissato, finalizzato alla distribuzione e non a prese di beneficio che su ETF, prodotti non vantaggiosi per compensazione fiscale non avrebbero senso ma produrrebbero solo danni.
Il portafoglio, ricordo, era un bilanciato aggressivo, 60% azionario ed un 40% in un obbligazionario non dei più tranquilli (finalizzato ad elevati flussi cedolari).
Questa è stata la performance dal 26/07/2018 al 16/01/2019 (6 mesi):



Il controvalore dell’investimento è sceso da 110000 a 105941,56, in flessione del -3,68%.
Una performance a mio avviso non preoccupante, dato l’andamento estremamente avverso dei mercati a partire da agosto fino allo storno dell’azionario di dicembre, ma soprattutto tenendo conto che questa performance riguarda il controvalore pulito dei titoli, e non tiene conto del 3% circa di cedole annue comunque distribuite all’investitore.
Ecco che una strategia, pur NON prudente, come quella di Deucalione in questo primo monitoraggio semestrale, sembra abbia consentito di ‘navigare’ in acque agitate senza un tracollo eccessivo dell’investimento. Molti blasonati prodotti di primarie società di wealth management posso affermare che hanno fatto di peggio.
Nota:
In questi primi 6 mesi non si simula alcuna modifica all’investimento che comunque, data la natura della ‘presa di profitto’ in Deucalione, andrebbe fatta solo su controvalori in gain. L’unica variazione, ma esclusivamente di ISIN per incorporazione del ETF fatta dall’emittente, è stata quella del Lyxor in titoli di stato USA a 10 anni, ora rinominato ‘Lyxor Iboxx $Treasuries 10y+’ ed il cui ISIN è passato in lussemburgo:  LU1407890620.
P.C. 16/01/2019
BALIANO: un portafoglio Bilanciato concentrato in settori tematici Difensivi e Anti-Ciclici
Procedo quindi a descrivere un portafoglio Bilanciato (grossomodo 50% obbligazionario ed il 50% di asset ad elevato rischio quali azionari, in particolare tematici e concentrati). Il portafoglio non ha alcuna neutralità al tempo: l’investimento non è progressivo e la presa di beneficio non è concentrata sulla distribuzione. L’investimento è concepito per un orizzonte temporale definito, inizia il 27 dicembre 2018 e dura 42 mesi, fino a fine giugno 2022. Salvo particolari operazioni di capitale (es. la liquidazione di qualche titolo ed il suo de-listing) non è prevista una gestione attiva del capitale.



La simulazione d’investimento è di 100mila euro, 50% in asset obbligazionari (19,15% in bond italiani, tra i più redditizi dell’area euro e con uno spirito di opportunity, maturity non superiore alla durata dell’investimento, 22% in bond ed ETF a replica più o meno sintetica dell’obbligazionario USA, con parziale hedging sull’euro, il 9% in obbligazionario emergente, in parte con un etf hedged sull’euro, ed in parte con un sovranazionale che investa in una delle valute più tartassate nel 2018 del panorama emergente, la Lira Turca), l’altro 50% in asset ad elevata volatilità (20% in settori tradizionalmente market-neutral o decisamente anti-ciclici, quali il private equity ed il real estate, con un 2,65% di investimento in metalli preziosi fisici; il 10% in settori pro-ciclici particolarmente colpiti dall’andamento dei mercati nel 2018: petrolio, azionario britannico, finanziari e azionario europeo; il 20% in settori considerati ‘difensivi’: food&beverage, agricoltura, infrastrutture globali, sanità, farmaceutica, utilities, infrastrutture energetiche).
L’investimento viene realizzato per 58,7% tramite ETF, per il 3,5% tramite commodities ed derivati, per il 27% tramite titoli di stato ed obbligazioni sovrnazionali, per il 1,4% tramite oro fisico e per il restante 12,9% tramite azioni.
PORTAFOGLIO:



L’investimento complessivo è 100161,9. Il monitoraggio dell’investimento ha senso con intervalli non inferiori ai 7 mesi, dato che la durata del portafoglio è di 42 mesi.
P.C. 27/12/2018

domenica 3 marzo 2019

Giocare in Difesa nel 2019?

Ho parlato a lungo della tendenza alla mancanza di de-correlazione tra le asset class nel corso di questo tormentato 2018. I segnali sono preoccupanti, la guerra commerciale ancora impazza, il ciclo economico globale è lungo e non si è ben affermato (salvo forse in USA e qualche economia più dinamica) e non sappiamo se aspettarci una chiusura (magari breve) del ciclo, o una ‘fine della crisi globale’ in aree come l’Europa che però sono gravate da un debito e da una mancanza di vera inflazione che fa da freno a mano al sistema economico (salvo particolari settori e ceti).
L’avversione al rischio (che comunque è inevitabile) e la tentazione di giocare ‘in difesa’ è qualcosa che l’investitore conosce bene. Dopo un 2018 caratterizzato da un segno meno più o meno universale (più o meno… questo ‘crollo generale’ è spesso anche una scusa per i gestori del risparmio!) la voglia di prudenza è tanta.
Allora, parliamo di settori ciclici ed anticiclici. La letteratura tradizionale (che è comunque così piena di eccezioni da confermare la convinzione che in ogni caso la direzione dei mercati non è prevedibile) ci impone l’esistenza di settori economici pro-ciclici (crescono e producono ricchezza quando l’economia va bene, decrescono o distruggono ricchezza in momenti di recessione economica), di settori economici neutrali al mercato o anticiclici (il momento recessivo o di crescita li influenza di meno) e settori di mercato addirittura anti-ciclici (vanno meglio quando le cose vanno male). Parliamo di settori economici, di aziende, di azionario, quindi comunque di rischio elevato.
Nella convinzione che, comunque, sta per peggiorare la situazione dei mercati finanziari, c’è poi la possibilità di ridurre la volatilità. Ovvero andare verso investimenti a ‘basso rischio’ (termine sbagliatissimo, è più giusto parlare di abbassare la volatilità, ovvero l’oscillazione del valore dell’investimento… se investo in una polizza a gestione separata, ad esempio, il controvalore del premio ha volatilità pressoché nulla e io mi illuderò che sia privo di rischio, ma in realtà esiste il rischio di credito della compagnia assicurativa, che proprio in una fase di uscita da tassi bassi o negativi sta aumentando anche se io non lo vedo).
Facciamo una schematizzazione generale.
Investimenti Pro-Ciclici:
Edilizia (nel senso ‘utili delle società che costruiscono immobili’), titoli Tecnologici/Informatici, Materie Prime non energetiche (Miniere), Finanza (banche, assicurazioni), Beni Industriali (cantieristica navale, automobili), Beni di Consumo (lusso, moda, etc…).
Investimenti Neutrali al mercato o Avversi al Mercato:
Real Estate (nel senso ‘utili delle società che vendono immobili’ dato che in alcune crisi molti si sono buttati sul mattone proprio quando le aspettative degli investimenti finanziari erano pessime e c’era incertezza economica, come dopo il 2001), Private Equity (settore che spesso si espande quando c’è da riorganizzare i settori tradizionali), Oro e Metalli Preziosi (incluse aziende che li commerciano, che spesso fanno utili con quotazioni alle stelle quando il sistema finanziario da incertezze).
Investimenti Difensivi o Anti-Ciclici:
Beni di Consumo Primari (es. food&beverage, agricoltura), energetici, sanitari e farmaceutici, utilities (infrastrutture, dove spesso investono gli stati per ‘far ripartire l’economia’), aziende che si occupano di logistica ed approvvigionamento.
A questo possiamo abbinare gli investimenti a più bassa volatilità (titoli di stato, obbligazioni).
Per non abbattere la nostra aspettativa di guadagno in questo 2019 che si apre dopo un anno piuttosto avverso, andiamo ad ipotizzare un portafoglio ‘bilanciato’ (quindi che include un discreto grado di volatilità) ma che sia al contempo ‘Difensivo’. Io lo consiglierei 50% a bassa volatilità e 50% ad alta volatilità. Nella parte a bassa volatilità andrei verso titoli di stato ad elevato merito creditizio ma con un dignitoso tasso d’interesse, diciamo in grado di difenderci dall’inflazione, con copertura verso l’euro (dato che se vado su quelli in euro il tasso d’interesse non lo trovo proprio), in obbligazioni euro piuttosto sicure che abbiano un poco di rendimento marginale in potenza e, per diverisifcare, verso l’obbligazionario emergente che tanto ha perso nel 2018, ma sempre proteggendomi il più possibile dall’euro.
Riassumento la parte a bassa volatilità:
20% titoli di stato usa e similiari in gran parte con hedging euro
10% titoli di stato emergenti con almeno la metà con hedging euro
20% titoli obbligazionari/governativi in euro
Per la parte ad alta volatilità invece, visto che il mio portafoglio vuole essere Difensivo come strategia, andrei:
20% settori difensivi anti-ciclici
20% investimenti market-neutral avversi al mercato ed alternativi
10% settori pro-ciclici, ma scegliendo, tra questi, quelli che più sono stati ‘puniti’ dal mercato nel 2018.
Facciamo attenzione, questo che ipotizzo è un portafoglio di INVESTIMENTO, non è un modo di mettere ‘al sicuro i soldi’. In quanto tale è un portafoglio bilanciato (a volatilità media) e sostanzialmente è basato su una strategia che, anziché rincorrere il mercato (cosa che possiamo fare con qualsiasi ETF azionario MSCI World, o con un bel fondo Equity Europa, o America, o Emergenti, o GIappone, o con qualche azione di società tecnologica o industriale - le tanto amate azioni Fiat…), cerca di affrontarlo con una strategia che si prepara nei confronti di uno scenario un pò alternativo, uno scenario in cui i preavvisi di rallentamento dell’economia globale potrebbero trovare un fondamento, i settori tradizionalmente più dinamici (tecnologici, industriali) potrebbero rallentare, e si avrebbe bisogno di bilanciare a titoli dalla volatilità contenuta, investimenti che potrebbero guadagnare in questo periodo o recuperare le perdite degli ultimi mesi.
Un investimento ‘sicuro’, al contempo, è un investimento che diversifica su asset solidi con prodotti di qualità e che tiene il meno in considerazione possibile il timing (ovvero il momento in cui entra nell’investimento ed il momento in cui si prende il beneficio). E’ un discorso già fatto nei confronti di Deucalione.
Chiamerò questo portafoglio Baliano: è un portafoglio guerriero, anche se gioca in difensiva, e concentra il rischio cercando di sfruttare il ‘timing’ (ovvero il momento dei mercati in cui si entra ed in cui si esce) e non di neutralizzarlo!
P.C. 15.12.2018

E’ tempo di Treasury?

La curva dei tassi USA sembra essersi appiattita. Le borse tirano un sospiro di sollievo ogni qual volta le notizie su un rallentamento dell’economia americana fanno allontanare lo spettro del rialzo dei tassi FED su quella liquidità che è diventata ormai la droga dei mercati. Nuove agevolazioni fiscali che facciano da boost ai bilanci delle aziende americane non sembrano in programma nel 2019. E se fosse giunto il tempo dei Treasury? E’ vero, un TBond a 20 anni ha un tasso che non si scosta molto da quello di uno a 10 anni… tuttavia ingloba l’attualizzazione di un tasso d’interesse apprezzabile per un periodo molto più lungo. Al contempo un fondo che investe in TBond a durate più brevi ha, in proporzione al rischio, un price-to-risk migliore. Se i mercati azionari accogliessero con panico o forti vendite un arresto recessivo dell’economia americana (ormai il ciclo economico va avanti dal 2009) i titoli di stato americani potrebbero rappresentare quell’investimento ‘tradizionalmente difensivo’ che in momenti d’incertezza il risparmiatore cerca. E se la tabella del rialzo dei tassi della FED subisse un rallentamento (o meglio un arresto o addirittura da qui a poco un inversione dell’outlook) probabilmente, soprattutto le scadenze più lunghe ‘festeggerebbero’.
Il problema è che l’investimento da difensivo si fa speculativo laddove viene caricato di rischio dollaro in un teorico scenario di riduzione del gap tra i tassi euro e i tassi dollaro. E quindi, per noi europei, un investimento tanto difensivo non è.
La diversificazione è, al solito, una valida strategia. Tenere in portafoglio un titolo che investe in Treasury a scadenza medio-brevi con hedging sull’euro (pericolosissimo nello scenario attuatosi nel 2018 di aumento del dollaro ed aumento dei tassi, ma difensivo verso uno scenario di riduzione gap dollaro/euro, rallentamento della tabella di marcia sui tassi e potenziale frenata dell’economia) abbinandolo ad una porzione di investimento diretto in treasury o ad un titolo che vi investe senza hedging magari con durate e maturity più lunghe (es. 15-20 anni), può essere una buona strategia. Delle porzioni 2/3 vs 1/3 o anche 75% vs 25% possono rappresentare le dosi adatte, per chi ritiene di volersi difendere da questo scenario.
Tra i titoli ‘economici’ che investono su scadenze Treasury non eccessive con heding sull’euro ho trovato questo ETF:  Xtrackers II US Treasuries UCITS ETF 2D - EUR Hedged (EUR) a replica fisica (ISIN:  LU1399300455 ) la cui cedola semestrale riduce le incertezze sulla strategia da selezionare per un’eventuale ‘presa di beneficio’. Ovviamente sempre trattando gli ETF con le dovute accortezze, dato che questo è scambiato su ETFPlus con costi di gestione estremamente concorrenziali (0,2% l’anno), ma i volumi di scambio non sembrano tra i 10k e i 350k al giorno (con un impennata negli ultimi giorni… ci avrò preso?!). Sempre di TNote a replica fisica con copertura valutaria parliamo, comunque…
P.C. 7.12.2018
Prospettive 2019
Questo ultimo mese si apre, dopo l’ultimo G20, con interessanti prospettive per il 2019.
Innanzitutto il primo punto è la fine del Quantitative Easing: per un pò di tempo starei lontano dal debito governativo europeo, soprattutto per duration/matuirity superiori a 2. Oggi un Bund rende (lordo) a 10 anni circa lo 0,35% l’anno. E’ vero, la Germania è un paese con un debito pubblico relativamente contenuto ed un debito aggregato non eccessivo. Ma c’è qualcosa di assolutamente anomalo in questo dato, soprattutto dentro un’unione con paesi con ben altri indebitamenti, e, quindi, tutta l’utilità, piuttosto, ad una rinegoziazione del debito se non proprio del valore della moneta.
Altro argomento è il relativo rafforzamento del dollaro, unito ad una debolezza dei paesi emergenti, del debito e delle valute emergenti. Qui parlerei quasi più di ciclo politico che economico. Gli USA stanno rialzando i tassi, e stanno attirando investimenti. La politica di guerra commerciale (se non proprio di autentico ‘killing economico’) contro i concorrenti (si veda la Cina o la Turchia, paesi in realtà con dati di indebitamento e crescita assolutamente positivi) ha fatto ‘capire’ agli investitori in che direzione è gradito che si diriga il Dio denaro. C’è da capire se questo ‘sostegno politico’ non è finalizzato principalmente ad allungare un ciclo economico che in ogni caso va verso la sua naturale inversione di tendenza.
Ai mercati emergenti si lega anche il discorso delle materie prime e del petrolio, al di là delle speculazioni sulla ‘fine dell’epoca del petrolio’ (finora le politiche rivolte al contenimento hanno avuto minimo effetto sui consumi e quasi zero sulle emissioni), è evidente che gli sforzi nel tenerlo basso (nel 2014, nel 2016 e ora dopo il picco della scorsa primavera) sono rivolti anche a tenere lontana l’ombra recessiva.
La “dichiarata” politica di swap tra debito lungo e breve in europa della BCE è la gocciolina che fa traboccare il vaso: storicamente un’inversione della curva dei tassi preannuncia la recessione.
Forse si vuole gestire tale recessione per renderla più breve e dai danni più contenuti possibili? Forse in realtà le politiche di stimolo della BCE non sono terminate? Ma in questo caso la troppa medicina non può avvelenare… e potenzialmente uccidere, il paziente?
Ritengo comunque saggio non sottostimare eccessivamente il petrolio, e non sovrastimare nel lungo periodo delle fasi politiche (penso alla sterlina oggi, alla politica di protezionismo dell’ultimo anno ed al debito emergente in valuta locale domani). Sicuramente la molta/troppa liquidità ha annacquato il rischio (e ce lo accorgeremo ad esempio con gli high yield), e l’inversione potenziale della curva dei tassi potrebbero peggiorare gli effetti distorsivi.
P.C. 5.12.2018
Elezioni di Midterm, cosa accadrà sui mercati?
I mercati danno molta, forse troppa, importanza a queste elezioni. Provo a fare alcuni pronostici, vediamo come va:

- Trionfo repubblicano: immediato rimbalzo dei mercati Usa e del dollaro. La Fed è tentata di rialzare i tassi anche a costo di rischiare una spirale recessiva (dato l'ammontare del debito Usa). La presidenza è così forte da imporre un argine alla stretta monetaria ed alla rivalutazione del dollaro. A brevissimo vantaggioso l'azionario usa (che torna almeno ai livelli di inizio settembre), in generale ottimi i bond usa.

- Vittoria marginale repubblicana: rimbalzo relativo dell'azionario usa, rialzo dei tassi che a breve deprimono gli obbligazionari usa ed internazionali, a medio-lungo possono causare dati economici negativi e crollo dei mercati azionari.

- Parità: instabilità. L'azionario usa ha già scontato parzialmente lo scenario. La Fed potrebbe controllare i rialzi dei tassi. Discesa del dollaro, ripresa degli obbligazionari in valute no dollaro, bond usa come rifugio, ma a rischio valuta.

- Vittoria democratica: lontani da tutto ciò che è Usa, rimbalzo degli emergenti e di molti paesi danneggiati dalle politiche repubblicane (anche EU).

Ritengo probabili gli scenari 1 e 2, per quel che vale.
In ogni caso non credo che le dinamiche dei mercati potranno compensare l'incapacità dei gestori di fondi e Sicav nelle scelte (collettive tra l'altro) che sono state fatte / che hanno dovuto fare. Però in generale i pac sul debito Usa li sto consigliando da febbraio, è enorme, potenzialmente sempre meno sostenibile, ma sempre più redditizio. 
P.C. 06-11-2018