Portafogli d'Investimento Teorici:

martedì 31 dicembre 2019

Il 2019: l'Anno dei Record

C'è poco che si può dire sulle performance di quasi tutte le asset class (i tipi di investimento) dall'inizio dell'anno 2019 (momento in cui le valutazione dei mercati erano depresse da un 2018 negativo e da un forte storno dell'azionario globale a dicembre dello scorso anno) alla chiusura dei mercati odierna (30 dicembre 2019).
Abbiamo collezionato un anno record, e questa crescita eccellente è estesa a tutti gli investimenti: i titoli di stato, le obbligazioni societarie, l'azionario di varie aree geografiche, il debito dei paesi emergenti, le commodities, persino l'oro.

Non mi viene in mente un mestiere più 'inutile' del mio in questo anno: chiunque avesse investito in qualsiasi cosa a inizio anno avrebbe facilmente guadagnato e questo guadagno paragonato alla 'rendita' dell'investimento privo di rischio (titoli di stato a breve, conti deposito, interessi bancari) apparirebbe ancor più esorbitante.
Ovviamente ironizzo: in realtà il consulente dovrebbe essere (secondo me) un assistente nel costruire strategie e servizi adatti all'investitore, ma anche e soprattutto a saper tenere il timone nelle acque impetuose, sia con il vento a favore (2019) che durante la tempesta (2018), ad esempio è un consulente che in base al profilo saprebbe, alla fine di un anno così, se e come consolidare in maniera adeguata al suo cliente.

L'effetto è una massiccia svalutazione dell'euro, ci chiediamo? Più la sua aspettativa, eventualmente, poiché in realtà anche in valuta estera (dollaro, yen etc...) queste performance sono riscontrabili. Sicuramente c'è un mix, potenzialmente pericoloso, di euforia, fiducia, mancanza di investimento alternativo (l'assenza di rischio è l'unico investimento negativo dell'anno!) e compiacimento degli investitori per i toni accomodanti delle banche centrali.
Chi ha investito quest'anno si goda quindi i frutti.

Al solito per 'misurare' l'andamento delle varie asset class non ho utilizzato grafici ed indici teorici, ma la performance di ETF (ed ETC) che replicano passivamente la classe d'investimento, misurato sul grafico di crescita di morningstar (gli ISIN si trovano sul topic relativo alla mia tabella periodica dei rendimenti). Il risultato è il seguente e si commenta da solo:

Al solito il record spetta ai tecnologici dell'indice Nasdaq, che superano il 40% di crescita. Intorno e sopra il 30% si piazzano gli azionari Europeo e USA (sia nel large che nello small cap), gli altri azionari si distribuiscono grossomodo intorno al 20% insieme all'oro, gli obbligazionari più volatili (high yield, emergenti) sono intorno al 15%, mentre quelli investment grade tra il 7% ed il 9%, in linea con la crescita delle commodities (che rappresentano probabilmente il fanalino di coda tra gli asset ad elevata volatilità).

P.C. 30.12.2019

venerdì 20 dicembre 2019

Secondo rendiconto trimestrale di PERICLE: un portafoglio bilanciato dinamico, con gestione attiva flessibile ed opportunistica

A fine estate ho effettuato il primo rendiconto e ribilanciamento trimestrale del portafoglio più 'attivo', flessibile ed opportunistico tra le mie simulazioni: PERICLE, un bilanciato aggressivo che coniuga un 80% del capitale investito in azioni, derivati, commodities ed asset ad elevata volatilità con un 20% circa di obbligazionari comunque rischiosi perché esposti a mercati emergenti e valute.

L'utilità di Pericle nel mio sito è simulare una gestione attiva (oltremodo estrema e libera tra l'altro) e paragonarla nell'evolversi dei mercati con altri strumenti a gestione più o meno passiva e soprattutto con asset allocation meno flessibile.

Pericle si adatta a tutte le opportunità di mercato come un gestore (in questo caso io) sa coglierle, cercando soprattutto asset prospetticamente sotto-valutati.
A settembre, ad esempio, ho approfittato del panico-paese e la svalutazione relativa per investire qualcosa sull'azionario Argentino, non rappresentato da alcun ETF a me facilmente accessibile ma riprodotto con un piccolo basket di azioni rappresentative.
Ovviamente questo approccio, per quanto utilizzato su strumenti low cost (ETF, azioni, ETC), complica il profilo dei costi vivi con le spese di transazioni (che forfettariamente io considero di 5 euro) e l'inefficienza fiscale di alcuni strumenti.

Vediamo, intanto, il controvalore del nostro PERICLE al 19.12.2019:
Dal 20 settembre ad oggi sono stati incassati 386,42 euro di dividendi netti (euro selected dividend, uk dividend plus, uk property, china large cap, usd high yield, step up di societé generale), che aggiunti a quelli rimasti dall'ultimo bilanciamento ammontano a 547,98 euro di liquidità.

Il controvalore 19.12.2019 di PERICLE è di 108299,85 euro, con una crescita trimestrale del +6,462%, pari a +25,85% su base annua.

Dalla creazione, 6 mesi fa, PERICLE è cresciuto di 8212,85 euro pari ad un +8,21%.

Il mio lavoro di 'piccolo gestore' su questa strategia di portafoglio è ovviamente fare una valutazione per adattarlo alla situazione attuale del mercato e cercare delle opportunità.

La mia analisi è che sui forti rialzi di questo semestre alcuni asset a distribuzione sono in gain e leggermente efficienti rispetto ad asset ad accumulo, in particolare Uk Dividend e Stoxx Euro Selected Dividend 30. Il iShares Emerging Markets Local Bond in questa fase incrementa un pò troppo il rischio valuta e ci sono asset come come il MIB Banks ETP ed il ETC su Caffé che hanno avuto rialzi molto superiori a quanto atteso in un periodo così breve (6 mesi).

Ho deciso quindi di disinvestire (inclusi i costi di transazione):

3575,85 iShares Emerging Markets Local Bond
2518 ETC Coffé
5810,8 iShares UK Dividend Plus
8300,2 iShares Stoxx Euro Selected Dividend 30
2949 Boost FTSE Mib Banks ETP

Su questi titoli, tutti in forte gain e senza rimborso simultaneo di asset in perdita, vado a pagare 679,7 euro di tasse (capital gain). Ottengo quindi 22474,15 di liquidità da reinvestire, oltre ai 547,98 già a disposizione.


Gli investimenti che ho deciso di fare sono i seguenti:

1) 750 quote di ETF IE00BYYR0489 iShares MSCI Saudi Arabia Capped negoziato su XETRA a 4,02 euro.

Il motivo di questo investimento, che essenzialmente va a sostituire l'esposizione alle valute emergenti, ma obbligazionari del Emerging Markets Local Bond, è dovuta alla grande opportunità data da una parte dal recente collocamento di questo ETF e dall'altra dal collocamento sulla borsa saudita di Saudi Aramco, la gigantesca compagnia saudita di idrocarburi. Saudi Aramco è la large cap delle large cap, diversifica l'orizzonte emergente perché l'arabia saudita non possiamo correlarla direttamente né con emergenti né con economie sviluppate e rappresenta un'alternativa agli asset azionari occidentali dominati da large cap gigantesche come i colossi tecnologici, completamente diversi come business da Saudi Aramco. Nell'ETF in oggetto è probabile che questo titolo rimarrà comunque diversificato, rappresentando circa il 35% del patrimonio.

2) 175 quote di ETC JE00B1VS3333 Wisdomtree Physical Silver negoziato a 14,28.
Ero uscito di recente dall'argento, e rientro dopo un improvviso ribasso. Il motivo è il mantenere almeno un'esposizione ad un metallo prezioso che, storicamente, ha decorrelato dall'eventualità di picchi negativi di mercato.

3) 45 quote Vanguard FTSE All Country World High Dividend Yield negoziato a 42,18.
Il motivo è sostituire il iShares Stoxx Selected Dividend 30 acquisendo un'enorme diversificazione sui mercati (da 30 a 1600 titoli) in una strategia a dividend-yield. Il prodotto è di qualità, ma entriamo in un picco di rialzo (che controbilancia un pò l'argento...). L'obiettivo è proseguire con dei versamenti successivi (stile PAC) per incrementare progressivamente le future quote e mediare il corso futuro del titolo.

4) 75 quote di IE00BKX55Q28 Vanguard FTSE 250 Dis. negoziato su Xetra a 40,28.
Per questo azionario britannico a distribuzione vale un pò il discorso del Selected Dividend: anche qui rispetto  al Dividend Plus non cambiamo mercato di riferimento, ma andiamo ad incrementare la diversificazione (arrivando a 250 titoli).

5) Incremento di 25 quote del LU1523099700, Lyxor Bund Daily Inverse preso a 43,52.
Qui il motivo è sempre di ribilanciamento all'eventuale variazione della politica dei tassi UE, dato che il Bund ha ormai tassi decisamente negativi.

6) 11 quote del IE00B4PY7Y77 iShares USD High Yield Bond a distribuzione preso a 92,97.
Qui contribuiamo ad incrementare l'esposizione ad un obbligazionario senz'altro dinamico ma dotato di una curva dei tassi che può incorporare ancora una redditività.
Per questo azionario britannico a distribuzione vale un pò il discorso del Selected Dividend: anche qui rispetto al UK Dividend Plus non cambiamo mercato di riferimento, ma andiamo ad incrementare la diversificazione (arrivando a 250 titoli) 

7) In ultimo stabilizzo il corso del portafoglio con un investimento in liquidità ad 'alto rischio rendimento', come mi permetto di definirla io (ma è una mia definizione personale) aprendo un 
conto Illimity Bank a 6 mesi di 10000 euro, al tasso dello 0,6% lordo. Scadenza: 19.6.2019:


Si tratta di un conto svincolabile, perché questa liquidità è parcheggiata lì per cogliere eventuali improvvise e sensibili opportunità date dal mercato!

La situazione di PERICLE al 19.12.2019 diventa la seguente:


Ora che tra conti deposito e quant'altro abbiamo un minimo 'consolidato' l'asset allocation, sempre estremamente dinamica (altrimenti un +6,46% trimestrale non era immaginabile!) diventa:

9,5% Liquidità

13,85% Obbligazionario

Ed il resto diviso tra Azionario Emergente (ben il 26,45% di cui 7,3% in Argentina!), Commodities, Azionario UK, Immobiliare, Azionario Mondiale, Azionario del Giappone e Oriente, Azionario Mediorientale.


Rimane quindi un bilanciato estremamente volatile ma con bilanciamento 23/77.


Valuteremo il progresso dell'investimento nuovamente tra 3 mesi, il 20 marzo 2020.


P.C. 19/12/2019

domenica 15 dicembre 2019

Tecniche di neutralità al mercato

Dopo due anni di forte correlazione tra asset come il 2018 ed il 2019 (basta guardare la mia tavola periodica dei rendimenti di qualche settimana fa) molti si interrogheranno su come si possa rimanere più neutrali al mercato.

Riflettendoci mi vengono in mente 4 tecniche principali per cercare una relativa 'neutralità' dall'andamento dei mercati finanziari:

1- Tecnica 'Investimento Senza Rischio'
Azzerare (o ridurre fortemente, diciamo) il rischio mercato è ovviamente il metodo più ovvio per rendersi neutrale dal corso dei mercati, azionari o obbligazionari che siano. E' il meccanismo che prediligono probabilmente la maggior parte degli italiani seguendo il vecchio principio del "non ci capisco niente/non mi fido/ho paura, quindi non investo". In realtà non è che non investono, secondo me tutti investono, ma investono in strumenti (anche l'indebitarsi è uno strumento, per così dire short, anzi è una bella scommessa sui tassi, sul valore attuale e sull'inflazione) molto decorrelati dal mercato.
Conto deposito, liquidità pura (meglio se remunerata, ma ultimamente è difficile...), buoni fruttiferi, polizze vita a gestione separata, polizze di capitalizzazione (per le persone giuridiche), titoli di stato a breve/brevissimo... sono gli strumenti classici per rendersi 'neutrali'.
Il problema è che il rendimento ultimamente è molto ridotto, e soprattutto, è spesso inferiore al rischio. Ma se sono risk free? Beh... ditelo a chi aveva un milione di euro in un conto deposito di Banca delle Marche qualche anno fa. In realtà il rischio è slegato da fluttuazioni di mercato, ma prevede di solito un'esposizione creditizia verso un emittente, che è molto raro porti all'insolvenza (sulla base della storia passata), ma che rappresenta un rischio 'totale' che è difficile calcolare se viene 'ripagato' dal rendimento al molto basso (il rendimento effettivo è dato ovviamente dal rendimento nominale - tasse - costi - inflazione). Il dramma è che, calcolando il rendimento con questa formula (soprattutto considerando la propria inflazione reale individuale) spesso il vero rendimento di queste forme di 'investimento' è negativo.

2- Tecnica 'Flessibile'
Alcuni fondi flessibili sembrano essere davvero indipendenti dalle principali asset class del mercato. Chi in questi anni ha investito in H2O Multibonds me lo insegna. Alcuni fondi flessibili (una piccola percentuale di quelli presenti sul mercato, secondo me), fanno quello che davvero dovrebbero fare: ottenere una performance legata alle capacità e tecniche gestionali del gestore anziché al trend dei mercati. Quello postato su è l'esempio più eclatante che conosco (anche molti Hedge Fund utilizzano tecniche simili). Il problema è che questi prodotti utilizzano strumenti con leva finanziaria e tecniche a dir poco spregiudicate che ci impongono di farci la domanda "Ok, non mi sto esponendo al rischio dei mercati... ma a che rischio mi sto esponendo?".
Inutile dire che utilizzarli diventa un atto di fede... e non sempre gli atti di fede vengono ripagati da queste divinità capricciose:
https://www.ilsole24ore.com/art/fondo-usa-imploso-due-giorni-80percento-migliaia-risparmiatori-lastrico-AEJ3XQJE?refresh_ce=1

Forse di fronte a simili incognite qualcuno preferirebbe un fondo tematico non flessibile ad un flessibile che opera con elevata leva finanziaria:


3- Tecnica 'Alternativa'
Vi sono investimenti che, per loro natura, sono meno correlati di altri ai mercati finanziari (es. l'azionario tematico sui beni di 'largo consumo' oppure l'immobiliare), altri che ne sono completamente decorrelati (le valute), oppure che hanno carattere di 'inversione' nei loro confronti (indici Vix, Oro). Infine vi sono le vere e proprie posizioni 'corte' contro il mercato (short). In ultimo ci sono tematici così di nicchia che è difficile che il corso 'proprio' del loro settore pesi meno dell'influenza dei mercati circostanti (hanno di recente messo in circolazione un ETF persino sui Videogames). Tutti questi strumenti fatico a vederli raggruppati in un unico portafoglio coerente, ma possono rappresentare, secondo me, una valida (piccola) percentuale alternativa di una asset allocation (ovvero di una diversificazione in settori). Sono strumenti spesso estremamente volatili (oro, vix), che non producono ricchezza da sé nel lungo periodo se non 'azzeccando la scommessa' (valute, short), del tutto imprevedibili, oppure più 'resilienti' del resto del mercato ma in qualche modo correlati al mercato (es. azionario consumer staples o real estate). Potremmo tendenzialmente annoverare le tecniche a 'bassa volatilità' o 'minima covarianza' applicate da alcuni indici (riprodotti poi da ETF) come forme di market-neutrality alternativa... anche se in teoria abbassano la volatilità di un mercato, piuttosto che cercare di 'staccarsene', l'effetto finale è stato però un andamento più lineare che, nella curva dei rendimenti, ha avuto la conseguenza di un andamento che possiamo considerare più decorrelato di tanti altri.

4- Tecnica di Decorrelazione Strategica
La decorrelazione si può anche cercare di perseguirla non con i mattoncini che mettete nella costruzione del vostro portafoglio (fondi flessibili, polizze gestione separate e oro), ma anche attraverso delle strategie. Alcune strategie decorrelano, tendenzialmente, da alcuni fattori.
Il 'value averaging' (parliamo di 'Piano d'Accumulo' e capiamo tutti) è un metodo per frazionare l'entrata (o l'uscita) mediando il prezzo. Da che rischio decorrela? Dal rischio timing. Banalmente chi ha investito 1 milione di euro nello S&P il 5 settembre 2001 avrà avuto, dopo 5 anni, un risultato diverso di chi ha investito in quei 5 anni 16500 euro al mese a partire dal 5 settembre 2001. La distribuzione/accumulo (accumulare in alcuni asset il flusso cedolare/rendita distribuita) di un portafoglio per vedere il completamento di una 'asset allocation' non ad inizio orizzonte temporale ma verso la fine, è un altro. Ci sono tecniche di hedging, l'utilizzo di opzioni, gli stop loss, che utilizzano di più i trader e nella gestione del risparmio credo siano difficilissimi (e rischiosi) da applicare. Personalmente ho provato ad abbinare due portafogli estremi (Amore&Psiche) per mostrare non tanto un tentativo di applicazione di queste tecniche (e vedremo che effetti avrà rispetto ad altri portafogli, durante le flessioni che quasi sicuramente nei prossimi anni dovremo affrontare), ma anche per farne capire l'estrema difficoltà di applicazione (senza un consulente bravo, quantomeno... e non mi invidio a dover fare il rendiconto di quei 'cosi' ogni tre mesi). Il punto è che le strategie, salvo provare a combinarle anche con le tecniche 1,2 e 3, decorrelano ma all'interno del mercato, da singoli fattori, ma utilizzando 'mattoncini' comunque tendenzialmente correlati all'andamento dei mercati (sarà quindi una neutralità al mercato relativa).

P.C. 15/12/2019

martedì 10 dicembre 2019

ATLANTE: un portafoglio azionario di ETF a Pesi Costanti


Il portafoglio di ETF che ho deciso di progettare oggi va a sviluppare una strategia di cui ho accennato negli altri portafogli, ma qui vuole rappresentare il 'fulcro' della gestione dell'investimento.
L'approccio a 'Pesi Costanti' prevede che, stabilita un'asset allocation (suddivisione degli investimenti) considerata ottimale per il nostro portafoglio, questa sia periodicamente 'ribilanciata' mediando con vendite di eventuali asset in guadagno e con versamenti/sottoscrizioni successive di eventuali asset sotto performanti.

Questo per fare in modo che la proporzione tra asset diversi rimanga costante e che l'evoluzione del mercato non porti il portafoglio a sovra/sotto esporsi al rischio/opportunità specifico di un tipo d'investimento rispetto all'altro.

Ho deciso di chiamare questo portafoglio, dinamico e la cui strategia dovrà 'resistere' alle inevitabili fluttuazioni dei mercati azionari, Atlante.


Orizzonte Temporale: 3/6/9 anni
Periodicità di Ribilanciamento: 4 mesi (3 volte l'anno)

Il primo cardine della strategia di Atlante è la sua asset allocation, che viene da me stabilità come 100% azionaria suddivisa nei seguenti comparti:

35% Azionario Europa (in euro)
17,5% Azionario Nord America
17,25% Azionario Paesi Emergenti
3,5% Azionario Asiatico Sviluppato (non emergente, escluso Giappone)
2,5% Azionario Regno Unito
2,25% Azionario Giappone
10% All-Country-World (azionario mondiale diversificato) con Hedging Euro
15% Azionario Tematico

Perché questa asset allocation?
Innanzitutto mi permette di avere un bilanciamento perfetto 50/50 sul rischio valuta. Sovradimensionando leggermente l'azionario Europa in euro ed utilizzando uno strumento che replica il All-Country-World Index con Hedging sull'euro, bilancio il rischio e le opportunità dell'esposizione valutaria.

Ho scelto poi degli strumenti a distribuzione sugli asset di mercato/area d'investimento, ad accumulo sul tematico. Il motivo è che i dividendi distribuiti ad ogni ribilanciamento quadrimestrale potranno aiutarmi a ribilanciare i 'pesi fissi' senza dover necessariamente effettuare dispendiosi acquisti e vendite.

L'orizzonte temporale è di 3 anni. Se dopo tale lasso di tempo Atlante avrà ottenuto risultati insoddisfacenti (es. perdita) ci riserviamo di rinnovarlo per altri 3 e così via fino ad un massimo di 9 anni, che ci si attende corrisponda grossomodo ad un ciclo economico.

Il secondo cardine è rappresentato da un'attenzione alla qualità, non solo nella scelta dell'investimento tematico, ma anche nella selezione di strumenti a basso costo complessivo e con buona diversificazione. L'unico ETF a replica sintetica è il ACWI di UBS, che mi consente però di investire su tutti i mercati globali con hedging sull'euro.

Il seguire, ogni 4 mesi, questo portafoglio azionario (solitamente l'approccio a 'pesi fissi' è preferibile nei portafogli bilanciati o obbligazionari, meno volatili) ci permetterà di capire quali sono gli svantaggi e le difficoltà dell'applicare un metodo tendenzialmente molto equilibrato ed efficiente, soprattutto su di un orizzonte temporale breve e con asset volatili, che rappresentano la sfida più impegnativa per questa strategia di portafoglio.


P.C. 09/12/2019

venerdì 6 dicembre 2019

ERACLE: un portafoglio 'muscoloso' in crescita

Dopo 6 mesi, come consueto, andiamo ad analizzare la performance di uno dei portafogli simulati più 'muscolosi': Eracle è un portafoglio d'investimento concentrato sull'azionario europeo, bilanciato azionario con un 85% di esposizione azionaria ed un 15% di flessibile (oltretutto dinamico).

La strategia di portafoglio, costruita su di una stima di orizzonte temporale di 6 anni, è quella di miscelare strumenti finanziari azionari efficienti fiscalmente (un 'basket' di singole azioni europee) e strumenti meno efficienti (ETF e Fondi) che però riescono a replicare più semplicemente dei mercati meno accessibili quali l'azionario USA, Giappone, Emergente e dell'Oriente evoluto.

Il risultato, in 6 mesi positivi sui mercati (6.6.19-6.12.19) è stato di una crescita quasi del 6%, con 140,32 euro distribuiti come dividendi (principalmente dal ETF MSCI Far East). Notiamo come gran parte dei titoli azionari ha avuto performance positive, ma alcuni hanno subito svalutazioni anche pesanti, che ci fanno 'percepire' il rischio di concentrare l'investimento su singoli titoli azionari.


























E' abbastanza evidente come la performance di un portafoglio costruito in questo modo si sia allineata più a quella dei fondi bilanciati flessibili dinamici (le due SICAV in portafoglio) che a quella degli ETF che replicano gli indici azionari più dinamici.
La performance del Euro Stoxx 600 nel lasso di tempo in oggetto è stata del +5,7%, quindi al momento il rendimento di portafoglio risulta allineato con l'indice di riferimento del 50% azionario del suo portafoglio, questo probabilmente perché nella selezione di titoli azionari ce ne sono stati alcuni che hanno sottoperformato (Vivendi, Unilever, Iberdrola, Orange, Novozymes, Leg Immobilien e soprattutto Tod's, Hugo Boss e Lagardere che hanno appesantito il rendimento complessivo con performance negative).
Analizzeremo tra 6 mesi l'evoluzione dell'investimento, confidando di poter accumulare, per tale data, un flusso di dividendi sufficiente a valutare degli investimenti aggiuntivi.

P.C. 06-12-2019

venerdì 29 novembre 2019

Obbligazioni sotto la pari

Come spesso accade non mi soddisfano le sfide facili (dire 'uh, quanto ha guadagnato il mio MSCI World da natale scorso'), cerco però di fare analisi su sfide difficili.

L'obbligazionario in euro, oggi (novembre 2019).

Secondo me l'obbligazionario in euro è un problema: non ci si può investire tranquilli se un titolo di stato polacco con 0,875% di cedola che scade tra 8 anni quota 106.
C'è da dire che sui notiziari finanziari le autorità europee promettono tassi zero, o negativi da qui all'eternità... per fortuna queste promesse da mercante sono già smentite dall'andamento dei tassi e delle quotazioni obbligazionarie che, dagli estremi di settembre, stanno già ritracciando un pò.

Ciononostante io a sottoscrivere un ETF o peggio ancora un fondo (con le sue esose commissioni) che in pancia ha obbligazioni praticamente prive di rendimento e decisamente sopra la pari, tranquillo non sto.

Per motivi fiscali e di 'protezione' sarebbe bello riuscire a mettere nei portafogli, come feci in passato, obbligazioni sotto la pari, magari diversificandole con la regola d'oro di dividere l'esposizione a singolo emittente in modo da avere un 10% per ogni specifica controparte.

Ma quali obbligazioni ci sono oggi sotto la pari? Dove le troviamo?
Ovviamente vanno cercate nei mercati obbligazionari, il Mot, l'Extramot, e soprattutto il TLX (per non scomodare mercati esteri), chi ha accesso a mercati riservati, magari di specifiche banche o piattaforme, può trovarci titoli meno liquidi dove piazzando bene un ordine si chiudono ottimi affari (io in passato l'ho fatto).

Sotto la pari comunque se ne trovano pochi, salvo andare su valute o su emittenti con basso rating (cosa che vorrei evitare). Io ne elenco qui alcuni che rispondono a delle caratteristiche molto specifiche. Sono le classiche obbligazioni che sono sotto la pari persino oggi non solo per il loro 'basso' rendimento, quanto perché sono (per la maggior parte) i classici prodotti da 'banco': strutturati, con cedola iniziale e poi tasso variabile, a tasso misto, insomma robaccia. Robaccia se comprati quando l'obbligazionario è redditizio, se si prendono in collocamento magari pagando anche una commissione alla sottoscrizione, se riempiono (nonostante struttura e complessità che li renderebbe adeguati solo a investitori di esperienza medio-alta) i depositi titoli delle casalinghe ottuagenarie che credono siano una specie di Bot.
Quando invece cerchiamo qualcosa per avere un pò di protezione al portafoglio (avere una parte di asset che sappiamo che tra X anni varranno 100 o comunque più di quanto le abbiamo pagate), o per poter compensare delle potenziali minus 'a scadenza', diventano molto più utili, soprattutto, appunto, quando anche la Polonia paga 0,87% sul debito e questo si scambia sopra la pari...

Sono tutte obbligazioni societarie (i titoli di stato sotto la pari non sono molto interessanti al momento... a trovarne) e quasi tutte sono bancarie (quindi svalutate anche dal fatto che incorporano il rischio Bail In!).

Ho quindi raccolto in giro alcune obbligazioni, attualmente ancora sotto la pari, che tengo sotto controllo. Attualmente i margini sono ancora bassi per riuscire a crearci dei portafogli totalmente o quasi totalmente protetti (come feci anche in alcune mie simulazioni di inizio 2019), le ho selezionate però con orizzonti temporali compatibili con quelle di un portafoglio d'investimento sensato e le ho divise in 10 emittenti diversi per diversificare. Nel caso in cui il loro valore oscillasse scendendo ancora di più potrebbero diventare ancora più interessanti per stabilizzare a scadenza la componente obbligazionaria di un portafoglio diversificato:

XS1608207566 Banca IMI Collezione TM Serie V
Questa obbligazione quota oggi tra 93,75 e 93,92, ma arrivò sotto la pari del 12-15% nel corso del 2018. E’ una tasso misto societaria molto interessante, dato che scade il 17.05.2027 (ad oggi mancano 7 anni e mezzo) ed ha un interesse variabile euribor3mesi+0,5 con cap massimo del 3,4%.

XS1720194981 Banca IMI Collezione TM Serie VII
Ancora più interessante, quota tra 96.3 e 97 ed ha un cap ancora più ridotto del 2% sul eur3m +0,4%, scade anche più in là (24.11.2027), ma fino a novembre prossimo (2020) gode di una cedola del 2%. E’ probabile che dopo tale cedola, diventando un variabile puro, il gap rispetto al prezzo di rimborso aumenterà sensibilmente.

XS1551929760 Banca IMI Collezione TM Serie IV
Simile alla precedente, ma l’ultima cedola fissa arriva il 25.1.2020. Dopo tale data è probabile che la valutazione già sotto la pari (intorno a 95) scenderà ancora di più, rendendola una variabile eur3m+0,6 con cap al 2,7%.

XS1236574627 Societé Generale Ge28
Tasso variabile al 4.1.2028 eur3m+0,25% non correlata alle vicende italiane, ma ai tassi d’interesse europei sì. Quota intorno a 98, ma nell’ultimo anno è scesa anche sotto 96. Lotto minimo 2000 euro.

IT0006716556 Barclays Scudo Superfloater
Tasso variabile eur3m+0,7% attualmente sotto 96. Scade il 22.10.2025.

XS1610690197 Goldman Sachs – Fix to Euribor Cap 31.08.2028
Obbligazione attualmente a tasso variabile (eur3m) che è scambiata a 93, nell’ultimo anno è scesa anche sotto del 15% rispetto al prezzo di rimborso. Scade il 31.8.2028

XS1308293254 Goldman Sachs Group-Fix Float Cap 17fb26
Simile alla precedente, attualmente scambia intorno a 95, ma nell’ultimo anno è scesa anche ad un -12% rispetto al valore di rimborso tra 6 anni.

XS0461359464 Db - Pimco Gis Income Fund 01mz28
Interessante obbligazione ‘fund linked’ scade il 1.3.2028. Le cedole massime del 4% sono potenziali e legate all’andamento del fondo IE00B84J9L26 della Pimco. La cosa importante è però che questa obbligazione scambia intorno a 97 ed alla scadenza è garantito il capitale.

IT0005273187 UCG – Fix Float 18lg2025
Bond con taglio da 10000, attualmente scambia a 96,58 attualmente rende euribor 3m.

XS1280111961 Credit Suisse – Fix Fload Nov2025
Bond che attualmente scambia a 97,19 ha un rendimento variabile legato a euribor6m, nel corso dell’anno è scesa anche intorno a 92.

XS1373022760 BNP – Fix Float 31.3.2026
Obbligazione che scambia intorno a 97,79 il rendimento è euribor3mesi.

XS1131273416 Palladium Securities 1-CMS Eur/USD Cap&Floor 16.9.2024
Asset backed, attualmente scambia sopra la pari (101) ma nell’ultimo anno è scesa anche intorno a 94.

FR0013299435 Renault 1% Call 28.11.2025
L’obbligazione scambia a 99,07 ma nel corso dell’anno è scesa anche a 91.



P.C. 28/11/2019

lunedì 25 novembre 2019

DAMOCLE: 2° monitoraggio trimestrale

Esattamente 3 mesi fa, il 24 agosto 2019, avevo constatato la performance a mio avviso 'eccellente' di Damocle, il mio portafoglio bilanciato prudente su strategia 'QQQ Revised' cresciuto del +4,56% in un trimestre (ovvero +18,24% annualizzato, una crescita eccezionale per un portafoglio con il 40% del capitale garantito da gestioni separate e conti deposito, quindi privo di volatilità).

Andiamo, puntualmente, a verificare cosa ha fatto l'evoluzione del capitale.

Innanzitutto sul nostro ipotetico conto corrente Damocle, in questi 3 mesi, ha distribuito 481,3 euro di dividendi NETTI, provenienti dal dividendo trimestrale del ETF eQQQ Nasdaq 100, da quello semestrale del ETF iShares USD Treasury Bond, e dai mini dividendi mensili dei due ETF sui titoli di stato di paesi emergenti (uno con hedging sull'euro e l'altro esposto al dollaro), infine 111 euro provengono dagli interessi trimestrali del nostro conto deposito vincolato Rendimax TOP.

Questa cifra va ad aggiungersi ai 354,72 euro già liquidi sul conto dopo i dividendi dell'ultimo trimestre, ed andiamo ad acquistare, come se fosse un PAC (o strategia di Value Averaging che dir si voglia) nuove quote del nostro asset 'motore' ma anche 'spada di Damocle' (insieme ai meno volatili asset a rischio credito, uno assicurativo, la polizza e l'altro finanziario, il conto deposito): l'ETF sul Nasdaq 100.

Con 737,73 euro (considerando 5 euro di eseguito) sottoscrivo quattro nuove quote dell'ETF.

Ed ottengo così una situazione al 24.11.2019 del mio DAMOCLE che è la seguente:


Il controvalore di capitale di Damocle (teniamo sempre conto che andrò a valorizzare la crescita della polizza gestione separata solo dopo 1 anno dalla sottoscrizione) è attualmente di 105474,75 con una crescita semestrale del +5,47%.
L'asset allocation rimane 80% tra obbligazionario e capitale garantito e 20% (scarso) azionario.
Notiamo come, nonostante la continua crescita del Nasdaq100, asset quali i treasury bond e i titoli di stato emergenti si siano leggermente svalutati rispetto a fine Agosto. In questo scenario però l'azionario Nasdaq e il rendimento garantito dagli interessi degli asset a capitale fisso (oltre ai dividendi degli ETF) hanno compensato tale svalutazione, permettendo al capitale complessivo di continuare ancora a crescere, sebbene con moderazione, di un altro +1% (che è sempre un +4% se ipoteticamente lo considerassimo a base annua, anche e soprattutto considerando che su tutti i titoli che hanno distribuito dividendi abbiamo già 'scaricato' il peso della fiscalità).

Solo per avere un parametro, se avessimo investito invece in fondi attivi a 5 stelle morningstar, delle migliori case, che possono essere considerati come Damocle basati su strategia 'bilanciata prudente' (quindi massimo 25% di azionario internazionale) grossomodo l'andamento (fonte Morningstar) sarebbe stato:


P.C. 24.11.2019

sabato 16 novembre 2019

La mia TAVOLA PERIODICA dei RENDIMENTI

Le tavole periodiche dei rendimenti sono strumenti che, secondo me, lasciano un pò il tempo che trovano.
Hanno il vantaggio dell'impatto visivo, dello staccare dai soliti indici Sharpe-Ratio e compagnia bella che poi qualche fisico prestato all'economia va a finire che ci implementa un modello adatto per delle particelle e vuol farci credere che i mercati hanno un funzionamento quasi 'meccanico' (con l'unico risultato di venderci uno pseudo-derivato finanziario in cui andare a sprecare tanti soldi), ma sopratutto danno tanto colore al Blog.

Di solito a noi consulenti le propinano le società prodotto, o quando va male qualche dirigente commerciale che le ha ricevute per email da qualche società prodotto, e servirebbero a convincere dell'infallibilità dell'investire in fondi.

La mia TAVOLA PERIODICA dei RENDIMENTI è, al solito, diversa. C'è un pò il contributo di Bowman... innanzitutto uso delle Asset Class scelte da me (alcune poco indicative come i BTP e l'Azionario Italiano nel contesto globale, ma che serve all'investitore nostrano a capire dove si collocano molti suoi investimenti) e soprattutto (anatema!) utilizzo non degli indici supercazzola, ma l'andamento di ETF (ed un ETC) 'money-to-money' che investono in quell'asset class.
Insomma a me interessa poco che l'indice large cap S&P500 ha guadagnato +38% teorici, se poi non posso mettermeli in tasca, in questo caso visto che le performance sono quelle dell'ETF corrispondente all'asset class possiamo mettercele in tasca eccome (sono già, ovviamente, scontate anche del costo di gestione degli ETF):

Nota metodologica:
1- E' un lavoro fatto a mano, non prendiamolo come oro colato, anche perché l'uso come 'strumento' di una Tavola Periodica dei Rendimenti è molto relativo... non ci si basa su queste tabelline colorate per investire. Però sicuramente è indicativo.
2- Fonte: la fonte è Morningstar, eventuali inesattezze --> colpa loro. Ho preso il primo valore del gennaio dell'anno e ho calcolato la differenza con il primo di luglio per il primo semestre e primo di luglio/primo dell'anno successivo, per il secondo. Ho fatto però delle verifiche a 'campione' ed anche con altri database (borsaitaliana, yahoo finanza) i valori sembrerebbero 'quadrare'.
3- Per le asset class ho utilizzato il rendimento, al lordo ovviamente di rendimento da dividendo, di specifici ETF, non ho usato cose 'teoriche', ma solo strumenti disponibili sul mercato per tutti noi:

Azionario Europeo: iShares Large Cap (IE00B1YZSC51)


Azionario Europeo Small Cap: iShares Euro Stoxx Small Cap (IE00B3VWMM18)


USA Nasdaq 100: iShares Nasdaq 100 (IE00B53SZB19)


Azionario USA Large Cap: iShares Core S&P500 USD (

IE00B5BMR087)
Azionario USA Small Cap: xTrackers Russel 2000 (IE00BJZ2DD79)

Azionario Paesi Emergenti: iShares Core MSCI Emerging Markets IMI (IE00BKM4GZ66)

Azionario Pacifico (no Giappone): iShare Core Pacific ex Japan (IE00B52MJY50)

Azionario Giappone Large Cap: iShares MSCI Japan (IE00B02KXH56)

Azionario Giappone Small Cap: iShares Japan Small Cap (IE00B2QWDY88)

Immobiliare Paesi Sviluppati: iShares Developed Markets Property (IE00B1FZS350)

Immobiliare Asiatico: iShares Asia Property Yield (IE00B1FZS244)

Oro: Wisdomtree Physical Gold (JE00B1VS3770)

Obbligazioni High Yield Globali: iShares Global High Yield Corporate Bond (IE00B74DQ490)

Obbligazioni High Yield Europa: iShares Euro High Yield Corporate Bond (IE00B66F4759)

Obbligazioni Investment Grade Globali: xTrackers Global Aggregate (LU0942970103)

Obbligazioni Corporate Globali: iShares Global Corporate (IE00B7J7TB45)

Titoli Governativi Europei: iShares Global Corporate Bond (IE00B7J7TB45)

Titoli Governativi USA: iShares USD TBond 3-7 yr acc (IE00B3VWN393)

Titoli Governativi Paesi Emergenti USD: iShares JPM EM Bond USD (ie00b2npkv68)

Titoli Governativi Paesi Emergenti in Valuta Locale: iShares JPM EM Bond Local V. (IE00B5M4WH52)

Liquidità Euro: xTrackers Eonia (LU0290358497)

Commodities: iShares Diversified Commodity Swap (DE000A0H0728)

Azionario Italia: Lyxor FTSE Italia MidCap (FR0011758085)

BTP Italia 10 anni: Lyxor EMTS 10yr Italia BTP (LU1598691217)

Non esitate a farmi presenti eventuali refusi/errori!

P.S.
Per future consultazioni salvo la Tabella Periodica insieme al Catalogo ETF in alto a sinistra.

P.C. 16/11/2019

lunedì 11 novembre 2019

Articolo: Mega-Trends e strategie

Il concetto di "longue durée" ha designato un approccio scientifico allo studio dei processi storici che si è affermato prima della II Guerra Mondiale in Francia, nella scuola degli "Annales".
Fernand Braudel dedica un'opera assolutamente monumentale, il suo "Civiltà e Imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II" ad un'analisi sia spaziale che temporale del Mediterraneo e delle sue civiltà che parte dall'analisi degli eventi di breve durata (battaglie, rivolte, regni, crisi) per poi allargarsi ai cosiddetti Trends di lunga durata.

Questa premessa è per manifestare la mia assoluta convinzione che sui processi economici di lungo termine esistono dei 'trends' che riescono ad indirizzare l'economia, muoversi al di là dei singoli eventi e dei cicli economici di breve durata e, se intercettati, racchiudono in loro stessi dei processi, e quindi un progresso economico, più solido.
Ma lascio spazio alle parole di Fernand Braudel per parlarci di come i grandi trends economici riescono a sopravvivere al di sotto delle ceneri dell'economia in cicli anche molto lunghi (il suo è ovviamente un approccio storico e non semplicemente finanziario (F.Braudel, Cività e Imperi (...), II, 'Il trend secolare', p. 950-951):

Un'ascesa secolare della vita economica si delinea forse verso il 1470 e s'interrompe indubbiamente, o per lo meno subisce un rallentamento con i rincari primato del 1590-1600; poi il movimento si trascina alla meno peggio fino al 1650. In ogni caso, durante questo lungo XV secolo, un lento aumento dei prezzi, in profondità, favorì lo sviluppo della vita materiale e di tutto ciò che traeva alimento da essa: fu, insomma, una specie di salute segreta dell'economia. Ogni volta scaturiscono le compensazioni; così, nel settore industriale, si dànno il cambio i decolli sfreccianti; così, nel settore commerciale, se un capitalismo rallenta, subito è sostituito da un altro. Questo vigore non sparisce, da un giorno all'altro, con la fine del secolo XVI; e in realtà, il riflusso tarda ad affermarsi. Quell'incremento dell'espansione secolare sembra innegabilmente avere favorito l'instaurarsi degli stati territoriali, poi degli imperi. L'inversione di tendenza creerà loro notevoli difficoltà. Inoltre, quell'incremento favorì, nonostante certi sbalzi, una società relativamente aperta. L'aristocrazia si ricostituì grazie ad un'invasione 'borghese', spinta da una serie di buoni affari. I buoni affari, o per lo meno i numerosi buoni affari, presuppongono l'impulso della vita economica. 

E' impossibile sintetizzare l'analisi di fonti monumentale di Braudel con poche parole, ma la sintesi è l'identificazione di alcuni trends che riescono ad identificarsi e perdurare per periodi secolari: la trasformazione degli stati territoriali, il rapporto aperto tra aristocrazia che si riforma nel XVI secolo e nascente borghesia, lo sviluppo di rotte commerciali che rendono via via periferico il Mediterraneo sviluppando nuove aree di influenza di raggio e durata più ampie.

Guardando alle nostre spalle è impossibile non identificare dei trends storici ed economici che si sono affermati tra i cicli (anche secolari) di crescita e recessione, proseguendo a svilupparsi e diventando 'cavalli su cui puntare' fino ad ottenere ragione dalla Storia stessa. Nel periodo storico di analisi di Braudel, ad esempio, la fase recessiva del XVI secolo o le Guerre di Religione non rallentarono il trend di sviluppo del commercio oceanico verso le Indie e l'Asia orientale, ed è possibile fare molti alti esempi di settori 'trainanti' dell'economia globale, perché investiti da massicce trasformazioni, da enorme sviluppo tecnologico ed incremento della produttività, da concentrazione di capitali etc...

Il medesimo modello viene utilizzato oggi per cercare di individuare i Mega-Trends sui quali è sensato investire.
Il modello lo abbiamo tutti sotto gli occhi: è dalla fine degli anni '70 che sulle riviste economiche più quotate non si fa che preannunciare la rivoluzione che l'informatica ed il computer avrebbero scatenato nel mondo e nella vita di tutti, ma è solo con l'affermarsi di internet nella seconda metà degli anni '90 (nonostante la 'bolla del dot com'  intorno al 2000) e con l'avvento dell'Età Digitale e della connessione in mobilità, che questo trend ha non solo rivoluzionato la nostra vita quotidiana, ma trasformato il mondo del lavoro, dei rapporti umani, la vita di tutti e, soprattutto, dopo le fragilità e le bolle di vent'anni fa, assicurato un continuo sviluppo e crescita economica degli investimenti che non ha risentito di crisi petrolifere, terrorismo internazionale, dazi e guerre commerciali o altro.

E' ovvio che il mondo della finanza ha iniziato a cercare di perfezionare un approccio tematico ai "futuri" Mega-Trends ed l'analisi è interessantissima ed intelligente.

Perché però sono partito da Fernand Braudel, che sicuramente non è stato l'iniziatore né il fautore di queste teorie ed approcci nella sfera di nostro interesse, e non da Bill Gates e Steve Jobs, come più usuale?!

I Mega-Trends possono essere riassunti come tendenze di vasta portata, che coinvolgono diversi settori (tecnologia, economia, sociale, demografia) e gran parte del mondo, hanno orizzonte di lungo periodo e rappresenterebbero quindi investimenti più stabili dei normali trend che durano pochi mesi/anni.

E' un approccio d'investimento tematico, sceglie degli asset di nicchia, una strategia che secondo me nella creazione di una asset allocation per un paniere efficiente (teorie di Markowitz etc...) dovrebbe coprire il 5%-15% di un portafoglio perché concentra il rischio in singoli 'pezzi' di economia.

Se si è riscontrato che l'economia nel suo complesso (es. indici MSCI World, azionario dei paesi sviluppati nel loro complesso) ha una certa "volatilità", ovvero un'oscillazione che, incluso il rischio valuta, ha toccato il 50% nel crollo del 2008 ma è su base annua del 20%-25% al massimo... per i settori 'tematici' questa volatilità è potenzialmente molto superiore. Eventuali cicli avversi hanno storicamente avuto su settori/temi specifici tempi di recupero anche molto più lunghi dei cicli dell'economia nel suo complesso. Tradotto in linguaggio umano un singolo settore dell'economia potrebbe affossarsi e non recuperare più o recuperare molto a lungo termine.

E quali sono i 'Mega Trends' del futuro?

Beh, l'attenzione è focalizzata su molteplici aspetti:

- Le prospettive di sviluppo dei voli extra-atmosferici
- La Geoingegneria
- Il cambiamento climatico
- Il veganesimo
- Lo sviluppo delle IA
- L'allungamento della speranza della vita e l'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati

Etc... etc...

C'è da rileggere però le parole di Fernand Braudel: con le sue innumerevoli fonti ed il suo approccio storico (su ciò che è già successo) lui impiega 1700 pagine di trattazione per parlare di cicli di lunga durata e cercare di identificarli.
Investire sui Mega-Trends nella mia umilissima opinione è molto più difficile di quanto sembri.

Certo, guardandoci indietro chi non tornerebbe con la macchina del tempo al 1985 di Ritorno al Futuro e non acquisterebbe un bel pò di azioni di Apple e Microsoft? Tuttavia all'epoca non deve essere stato così semplice intuire con 'certezza' l'affare oppure affidarsi con convinzione ad un business che era partito pochi anni fa nel garage di Steve Jobs. E non sono allora: non tutti i prodotti della Apple sono stati un successo, per dire, né tutte le azioni tecnologiche ed informatiche hanno garantito ricchezza, come ricorderà chi c'era ai tempi dello scoppio della bolla dei tecnologici di vent'anni fa.

Eppure c'è un grande diffondersi di fondi e sicav che investono sui Mega-Trends.
Senza andare a criticare o parlare di prodotti specifici, andiamo a vedere come uno dei più popolari tra questi strumenti finanziari si è mosso nell'ultimo quinquennio, se veramente selezionare dei settori e temi specifici (anche se usualmente più rischiosi!) ha veramente permesso di ottenere risultati più efficienti nei Mega-Trends che nell'economia passiva e nel suo complesso:



Questo è il grafico dei prezzi di uno dei più diffusi fondi Mega-Trends, che colleziona ben 4 stelle Morningstar.

I risultati ci sono!

Se 5 anni avessi investito 100000 euro in questo fondo oggi il mio investimento varrebbe 149000 (lordi). E probabilmente avevo battezzato mio figlio con il nome del consulente che me l'ha collocato... (anche se poi parliamo di meno del 10% l'anno per un azionario tematico).

Sì, però diamo un'occhiata smaliziata.
Quanti di questi risultati derivano dalla capacità di tirare fuori redditività dai mercati del gestore? Quanti di questi risultati derivano dal valore aggiunto nel concentrare l'investimento nei Mega-Trends identificati come le autostrade che conducono al 'futuro' dell'economia e del mondo?
E quanti dall'essermi assunto un rischio mercato significativo (ovvero il rischio che se invece di una fase molto positiva dei mercati in generale, con banche centrali concilianti, USA in boom economico etc... avessi attraversato una recessione globale che non si vede da un decennio, magari mi trovavo ad aver bisogno dei miei soldi perdendo magari un terzo o metà, o più del capitale?).

Questo MegaTrends, per dire, investe circa il 58% in azioni USA ed il 25% in azioni Europa (incluso UK), il resto Giappone e altri paesi (poca roba).
Grossomodo lo schema dell'indice di mercato MSCI World.

E se mi compravo la replica passiva del mercato? Un ETF iShares Core MSCI World (IE00B4L5Y983)?

Ecco il risultato:



Il 'MegaTrend' ha fatto peggio del mercato di riferimento (di cui è speculare e quindi completamente correlato: se crolla uno crolla l'altro e viceversa). Se il mercato fosse stato in ribasso (fase recessiva) anziché in rialzo, io sottoscrittore avrei probabilmente perso più del mercato.
Investendo la stessa somma nel MSCI World (che ha grossomodo i mercati di riferimento del MegaTrend) i miei 100000 euro sarebbero diventati 165000.

E la differenza di 16000 euro da dove viene?

Semplice... MSCI World costa lo 0,2% l'anno. Il della simulazione MegaTrends costa quasi il 3% l'anno. 3000 euro l'anno x 5... ecco dov'è finita la differenza.

Sembrerebbe quindi che i gestori e le compagnie di Asset Management che con 'semplicità' propongono un investimento 'identificando' (beati loro) i futuri Trends dell'economia, laddove Braudel ha impiegato migliaia di fonti, decenni e migliaia di pagine per cercare di intravederli dopo 4 secoli nella storia già passata, propongano un soggetto d'investimento essenzialmente per motivi commerciali: proporre la logica dei 'Mega-Trends' come elemento di convincimento, più che come strategia articolata, per l'investimento nel prodotto.

Un abile consulente probabilmente saprebbe cercare dei settori tematici decorrelati (a differenza del MegaTrends/MSCI World, come da grafico) e probabilmente costruire un portafoglio fatto meglio e diversificato su strategia MegaTrends.
Io conosco i miei limiti e non mi cimento. L'investire con 'semplicità' sui futuri MegaTrends mi risulta molto difficile, personalmente dovendo rischiare, probabilmente rischierei di più sul MSCI World... e spendendo anche molto meno!

P.C. 10/11/2019

giovedì 7 novembre 2019

“Books for Dividends”: Parte II. Libri, Dividendi e Fintech

Stacco un momento dai soliti titoli.
Nuova edizione di Books for Dividends.
Complice una sindrome influenzale che mi chiude in casa ho voluto provare le frontiere estreme del Fintech applicato alla bibliofilia.

Da qualche settimana sono soddisfatto possessore di una carta Revolut, che mi è stata tempo fa presentata come una delle frontiere del Fintech da persona degna di ascolto (già la conoscevo, ma ce ne sono tante di carte in giro, non posso comprarmi tutte le cinesate di internet).
Ho deciso di caricare sulla carta i dividendi che mi vengono accreditati dal mio magro portafoglietto di bond ed etf (poca roba, causa povertà e entrata progressiva, al momento), anche per separarli dal conto corrente.

Ho quindi deciso di applicarvi il mio gioco di finanza comportamentale 'Books for Dividends': quando il mercato va male usa i dividendi per acquistare qualcosa di concreto (un libro --> bibliofilia) e tocca tangibilmente il frutto dell'investimento anche con nominale negativo.
In realtà i miei titoli stanno andando benissimo da fine 2018 quindi non ho avuto molte occasioni per applicarlo (il precedente post di marzo era copia & incollato dal vecchio blog quindi risale a più di un anno fa).

Però per il Fintech ho fatto uno strappo alla regola. Ho collegato Dividend-Revolut all'account Amazon e sfruttato la consegna in giornata.
Questi dividendi di ETF, caricati tramite una carta di credito ordinaria in un istante su una prepagata Fintech come Revolut, hanno fatto arrivare a casa mia in 6 ore circa le ultime opere che volevo leggere di Niall Ferguson (ex-ordinario Storia Economica di Harvard, saggista, abile cazzaro, ma persona che anche con visioni molto peculiari apprezzo per metodo, linguaggio e cultura):

La recensione è ovviamente sull'ottimo servizio di Amazon e l'eccellente funzionamento della Revolut e l'ottimo rendimento degli ETF... i libri devo ancora leggerli.

P.C. 07/11/2019

L'Obbligazionario High Yield

Partiamo dagli albori: dove nasce il concetto di obbligazioni ad 'Alto Rendimento' (e quindi alto rischio)?

Le società di rating associano ai titoli obbligazionari dei rating, che servono a dare un'indicazione della capacità dell'emittente di fare fronte ai propri impegni debitori. Solitamente si definiscono 'investment grade' le società che ricevono da Standard & Poor's e soci, un grado pari almeno ad una tripla B. Quando una delle tre B viene 'persa' la definizione che S&P da a queste società è di aziende che "in caso di condizioni di incertezza economica, finanziaria, amministrativa queste potrebbero interferire con le capacità di soddisfacimento degli obblighi finanziari assunti", queste obbligazione diventano speculative: sub-investment grade.
Le aziende con rating BB, B, C o peggiori emettono quindi obbligazioni speculative che, per interessare l'investitore, devono offrire interessi più elevati. Queste sono un tipo di obbligazioni 'Alto Rendimento' (in inglese High Yield).
Vi sono poi altri casi in cui il rendimento di un'obbligazione è particolarmente elevato. Questo accade quando il merito creditizio dello specifico titolo, a parità di emittente con altri titoli di merito più elevato, dà diritto ad un credito 'subordinato'. Che vuol dire 'subordinato'? Che in caso di problemi viene dopo i diritti di chi possiede titoli 'senior' (superiori). L'emissione di obbligazioni subordinate è tipica delle aziende creditizie, le quali hanno bisogno di un certo capitale 'di proprietà' diciamo, 'core' per poter poi prestare a loro volta nella classica attività creditizia di queste aziende, che lavorano con un fattore molto alto di leva finanziaria.
Mi spiego in maniera più chiara: un'azienda utilizza le obbligazioni per finanziarsi, come dice la parola è poi 'obbligata' a restituirlo, dato che si tratta di capitale di terzi.
La Leva Finanziaria a cui opera un'azienda è data dal rapporto: (capitale proprio+capitale di terzi)/capitale proprio. Se la Leva è 1 (valore minimo) l'azienda non ha debiti. Se è compreso tra 1 e 2 ha debiti inferiori al capitale proprio (che può essere utilizzato facilmente per farvi fronte), se è superiore a 2 i debiti sono superiori al capitale di proprietà.
Un istituto di credito, dal momento che lavora con il capitale (presta soldi), possiede di solito un rapporto di leva finanziaria (leverage ratio, rapporto tra il capitale netto ed il totale delle attività) molto elevato, in periodi di difficoltà questo indicatore aumenta, ed il capitale proprio deve essere rimpinguato con aumenti di capitale (nuovi versamenti da parte dei proprietari). L'emissione di titoli di debito subordinati però consente di mettere quel 'debito' in una posizione più vicina al capitale di proprietà secondo la scala: subordinazione Tier1 (upper e lower), Tier 2 (upper e lower) e poi dopo i bond senior.
Quindi un'obbligazione subordinata va a migliorare il rapporto tra capitale societario e di terzi, anziché peggiorarlo, ma espone più facilmente a bail in ed insolvenze, anche parziali.
Queste obbligazioni (nei quali tra i più rischiosi ci sono i 'perpetual bond' con dividendi solitamente molto alti, ma scadenze lunghissimi o privi di scadenza certa, in quanto 'prestiti perpetui' appunto) risultano redditizie ma molto rischiose. Altre tipologie di obbligazioni a maggiore rendimento ne esistono, meno diffuse, quali i bond convertibili, alcuni bond strutturati etc...


(l'obbligazione del 1648 nell'immagine di una società idrica olandese, emessa per finanziare il sistema di canali locale, è un perpetual bond  che si è dimostrato decisamente non ad 'Alto Rischio' dato che sta pagando ancora interessi) 

E' inutile che stiamo a specificare quale grado di rischio comporti concentrare il capitale, senza diversificazione, in un unico emittente obbligazionario ad Alto Rischio/Rendimento.
Oltre agli usuali tipi di rischio si intensifica infatti il rischio attivo di credito: la possibilità non improbabile di un'insolvenza e della non restituzione del capitale.

I prodotti di risparmio gestito riescono a diluire almeno questo tipo di rischio grazie alla diversificazione. Investire in 1000 obbligazioni High Yield che rendono 6% non è la stessa cosa che comprarne una sola che rende 6%, poiché l'eventuale default di quest'ultima influenzerebbe il 1/1000 del capitale, mentre il rendimeto (6%) è identico.

In periodi di "fame di rendimento" l'obbligazionario high yield viene proposto come panacea di tutti i mali. C'è un doppio inganno in questa asset class d'investimento, primo perché è definita 'obbligazionario' il che nel sentir comune rappresenta l'alternativa all'azionario, il secondo perché quando i tassi sono bassi i rendimenti passati recenti di questi prodotti high yield sono elevati. Se un BTP che rendeva 3% ha guadagnato il 10% in crescita di valore del capitale... figuriamoci un'obbligazione che rendeva il 7%. Quindi Morningstar riempirà i fondi che contengono High Yield di stelline.
C'è di peggio: questo asset viene diluito in molti prodotti con alta percentuale obbligazionaria, che quindi passano per 'prudenti'. Pensiamo ad obbligazionari flessibili, o fondi 'Income' dove il mandato che abbiamo dato al gestore è di andare a cercare dappertutto prodotti redditizi... nell'obbligazionario cosa selezioneranno? Un bel perpetual bond bancario subordinato, probabilmente...

Qui veniamo al motivo per cui sono terrorizzato in questa fase dall'obbligazionario High Yield Europeo. Innanzitutto in Europa si applica il Bail In, che ha i bond subordinati tra i suoi bersagli preferiti, poi con il bund tedesco notevolmente sotto zero 'obbligazionario Europa' diventa per i gestori scelta obbligata o quasi di 'High Yield Europa', che almeno conserva ancora rendimenti positivi... ma meno positivi di quanto dovrebbe! Innanzitutto l'effetto rifugio, poi l'effetto tassi, li rende troppo poco redditizi per il rischio reale che ci si accolla. A livello sistemico il rischio che l'asset class sia sopravvalutata è concreto.
Ragazzi, si tratta di 'obbligazioni spazzatura', come venivano chiamati anni fa...

La scelta eventuale, da europei, rimane quella di andare a cercare il High Yield su economie che hanno ancora dei tassi sull'investimento 'privo di rischio' positivi, in modo tale da rischiare una caduta da un piano meno alto che in Europa ed una 'bolla' minore. Ad esempio i titoli Global High Yield, che possono essere depurati dal rischio valuta con l'Hedging valutario.

Bene, ma come si comporta il settore High Yield?
Beh, chi cerca una valida diversificazione dall'azionario rimarrà deluso. Data la propria 'vicinanza' al capitale proprietario più che al capitale di terzi, il settore subisce fluttuazioni molto poco decorrelate da quelle dell'azionario. Il comparto High Yield è storicamente apprezzato per la supposta capacità di mantenere duration corte ed impermealizzarsi dall'andamento dei tassi.
Beh, questo su uno short duration in particolare può essere un valido argomento. E' ovvio che se si alzassero i tassi ne subirebbe le conseguenze molto il BTP 'Matusalemme', emesso a 50 anni, anziché obbligazioni ad alto dividendo che stanno per scadere...

Vado quindi a spiegare alcuni concetti molto importanti per parlare di High Yield (ma anche di obbligazionario in generale): maturity, duration, rischio credito.

MATURITY:

In un titolo obbligazionario (es. un fondo) la maturity esprime il termine medio di scadenza dei titoli trattati al suo interno. Se dentro c'è un'azione che (oggi che siamo nel 2019) scade nel 2026, una che scade nel 2029 e una che scade nel 2032, di medesimo importo, la maturity media è 10 anni. E' il tempo in cui i titoli contenuti giungono, appunto, a 'maturazione'.
Che mi importa di questa maturity? E' importante... molto importante. In una fase di tassi molto bassi (come ad esempio quello attuale) abbiamo obbligazioni che stanno molto sopra il nominale. Se vogliamo un bel BTP che paga il 5,25% di cedola per i prossimi 10 anni, lo troviamo oggi? Certo, ma costa 139,5 euro per ogni 100 euro che ne acquistiamo. Il che incide sia sul rendimento (ho speso 139,5, ma la cedola è il 5,25% di 100) sia sulla perdita che metto in conto a scadenza (oggi ho 13950 euro di quel titolo, ma già so che tra 10 anni me ne ridanno 10000). 
Se il nostro fondo/etf ha maturity 10 anni ed una cedola media alta, posso aspettarmi che quell'effetto svalutazione sia forte se tra qualche anno i tassi risalgono e il mio BTP dell'ipotesi non vale più 139,5, vero? Quanto potrebbe scendere? Molto... anche un 10, o 20% dipende di quanto risalgono i tassi... potrebbe rivelarsi più volatile dell'azionario, poi dipende anche da come è bilanciato il capitale all'interno, una cosa è maturity 10 con titoli molto diversificati per scadenza (che consentono anche di rinnovare i bond), altra cosa è se tutti i titoli dentro hanno maturity 10 anni.
Ma un BTP che scade tra un anno e rende il 4%, invece, quanto costa? Ovviamente molto di meno, 103,44. Se il fondo è pieno di titoli a 1 anno c'è da dire che, innanzitutto, di svalutazione posso scontare un 3-4% (e per arrivarci devo avere i bot al 4% praticamente... altro che rialzo dei tassi, deve scoppiare una guerra!), e, comunque, entro 1 anno gli interessi riassorbiranno l'oscillazione... ecco che la volatilità (rischio) è minimo.

DURATION:

Se allora io comprassi un perpetual bond (uno strumento ibrido di capitalizzazione che è di fatto un'obbligazione priva di scadenza, usualmente subordinata e quasi sempre emessa da istituti finanziari o assicurativi), avrei una maturity infinita?
Lì non avrebbe senso misurare la maturity, ma parlare di duration.
Che roba è?
Questa formuletta qui:
Che è semplicemente la media delle scadenze (nel caso di un fondo) ponderata però ai flussi cedolari che produce.
In altre parole è un'espressione di quanto i titoli (tra scadenze e cedole) riescono a 'ricostituire' il mio capitale.

Ok, passo all'esempio.

Abbiamo parlato di bond 'perpetuo': fine pena mai. Se questo bond perpetuo rende il 2% l'anno impiegherà 50 anni a ricostituire il capitale con le cedole. Ma se rende il 8% l'anno impiega solo 12,5 anni. Ecco che nel secondo caso la duration è molto più corta.
Nell'ipotesi di rialzo dei tassi se ho delle duration brevissime io ignoro abbastanza il rialzo dei tassi, se ho un bond perpetuo al 2% sono dolori...
Ovviamente vale anche il contrario ed ecco che chi compra il BTP 'matusalemme' durante un periodo di rialzo dello spread può avere rendimenti in pochi mesi da azionario spinto.

RISCHIO CREDITO:

Il problema quando hai un fondo (o ETF) fatto da obbligazioni e titoli di stato, non è solo Maturity e Duration (senza parlare della valuta, che è abbastanza immaginabile e non tratto stavolta) ma incide molto il rischio credito. Se una parte del capitale non viene restituita per default (o esiste il timore che non lo faccia) ecco che il capitale può oscillare tanto anche su duration corte, semmai sono le maturity corte che 'rassicurano'.
Esempio banale: c'è un problema di solvibilità della Grecia.
Il 6% dei fondi ed ETF governativi europei è composto da titoli greci. A parte i tassi potrebbe azzerarsi il 6% del capitale. Però dipende... una cosa è se dentro questo fondo ci sono titoli a 10 anni (non riesco certo ad evitarmi l'eventuale default, quindi oscillerà il valore anche sulla base dei timori). Un'altra cosa se dentro ci sono titoli a 6 mesi... tempo che fanno il governo e decidono se pagare il debito nazionale i miei titoli greci potrebbero essere stati già pagati (salvo crisi di liquidità immediata e dirompente).
Poi il rischio credito incide molto sui titoli rischiosi, molto poco sui titoli super-sicuri (un governativo solo con titoli di stato degli emittenti più solidi, es. Germania non ha proprio problemi di rischio credito, anzi magari fa da rifugio).
Quindi io credo di essere 'furbo' e compro il titolo High Yield Short Duration scoprendo che è zeppo di perpetual bond (fine pena mai) al 18% (perché super-subordinati e rischiosissimi) - è solo un esempio, di solito gli high yield short duration sono costruiti con maturity contenute -. E' vero che il rialzo dei tassi incide poco... ma una crisi di liquidità, o una recessione o una crisi finanziaria potrebbe coinvolgere quasi tutto il capitale del fondo e potrei avere comunque oscillazioni paurose (e viceversa). Ma se la duration è corta per via delle maturity corte... è meglio.
Inutile dire che per abbattere il rischio credito uno strumento validissimo è la diversificazione: un fondo con dentro 30 obbligazioni, magari con medesimo mercato/settore/tipologia di emittente è molto diverso da un fondo globale con 1000 obbligazioni dentro. Altro discorso che va compreso è a che tipo di rischio credito mi espongo: l'obbligazione di una società prossima al fallimento è High Yield come l'obbligazione subordinata di Banca Intesa, però il tipo di rischio di credito è ben diverso.

Andiamo a capire quali sono le varie 'famiglie' di obbligazioni High Yield:


- Le obbligazioni con basso merito creditizio (sotto i rating BBB di solito, però c'è differenza tra il 'Junk Bond' praticamente in default ed un rating speculativo ma più alto)


- Le obbligazioni 'fallen angels': erano state emesse con maggiori rating, poi hanno fatto scendere il rating in corsa. Che differenza c'è? Teoricamente non molta, in pratica è un'azienda che potrebbe attraversare avversità momentanee... c'è molta differenza tra il bond di un'azienda simile e quello già emesso da dubbi creditori, piccole realtà, realtà illiquide etc...


- Le obbligazioni subordinate: ricordiamo che in Europa c'è il bail in. La banca ha una crisi di liquidità, non fallisce, ma il bond perde valore.


- Le obbligazioni perpetue: come dicevo c'è una differenza abissale tra un High Yield Short Duration composto da obbligazioni ibride/perpetue con dividendi altissimi e uno composto di obbligazioni magari 'fallen angels' che scadono entro l'anno ed hanno rating appena sotto BBB.


- Le obbligazioni convertibili (io ce le metto): altri strumenti ibridi che prevedono la possibilità di essere, a determinate condizioni, convertite o rimborsate in azioni. Inutile dire che è molto più rischioso.


Tutti questi elementi aiutano a capire perché le obbligazioni High Yield sono molto collegate ai cicli di ribasso e rialzo dell'azionario... ma sono al contempo anche molto redditizie!


Andiamo quindi ad analizzare alcuni titoli emblematici, per fare qualche esempio:


iShares Global High Yield Corporate Bond (IE00B74DQ490)
Questo titolo espone, dato l'investimento globale, al rischio valuta, in particolare il dollaro che è ovviamente la valuta più rappresentata. La diversificazione è eccellente (oltre 1700 titoli obbligazionari), che lo rende indicato per un investimento di lungo termine.
Come spesso accade dentro c'è tutto: valute non emergenti (principalmente dollaro), obbligazionari con dividendi medi (3-4%) dalla maturity di 2-3 anni, ma anche una marea di subordinate, principalmente LT2, di  Banche Europee (incluse Banca Intesa, UBI etc...). La maturity e la duration sono un eccellente compromesso. I titoli in pancia raramente raggiungono i 9-10 anni, gran parte sono a  medio-breve termine, tra i 4 e i 6 anni. Anche i dividendi non sono 'eccessivamente' alti (segno di rischio alto anche all'emissione!) ma il grosso si stabilizza tra il 4 e il 5% che corrisponde grossomodo ai dividendi distribuiti. E' quindi molto diversificato ed un High Yield secondo me 'sano'. Certamente rimane il rischio valuta.


iShares Euro High Yield Corporate Bond (IE00B66F4759)
Il classico Alto Rischio/Rendimento Europeo, con distribuzione di dividendo. Investe in 474 titoli obbligazionari europei. Fratello più piccolo del precedente dove si subisce di più, quindi, l'effetto concentrazione delle subordinate europee a rischio bail-in. Questo va però a compensare il rischio valuta.

PIMCO Short-Term High Yield Corporate Bond (IE00BF8HV600)
Rappresenta una scelta molto più di nicchia. Investe sempre in titoli obbligazionari alto rischio/rendimento globali, ma seleziona quelli a più bassa durata (da 0 a 5 anni residui, quindi via perpetual etc...) e vi applica l'hedging per filtrare un pò di rischio valuta. Il 'problema' è che mantiene dividendi mediamente alti (5-6%) per titoli così a breve. Che effetto avremo? Molto più imprevedibile. Qui non sono i tassi che spaventano, ma fluttuerà molto seguendo il rischio credito, anche se non troppo per via della maturity breve. Fluttuerà per la valuta, ma non troppo per via dell'hedging. Del resto in caso di svalutazione dell'euro ce lo troveremo contro questo hedging... e quindi, è prudente? Diciamo che ha una sorta di 'stabilità strutturata': bilancia vari fattori piuttosto imprevedibili, il che dovrebbe, tutto sommato, non esporre a disastri. Questo non significa che nella ricerca del rendimento e nella sostituzione con asset obbligazionari tradizionalmente più prudenti (operazione che ha perfettamente senso, secondo me, per difenderci dai tassi) questo titolo non vada 'conosciuto' e contemplato come qualcosa di 'altro' rispetto alla semplice 'prudenza'.

In ultimo rifletto sul fatto che si trovano sul mercato dei fondi, magari 'total return' 'absolute return' etc... a base obbligazionaria (o tutti obbligazionari) che dichiarano duration prossime allo zero o addirittura negative (cioè che ''dovrebbero'' addirittura crescere quando aumentano i tassi!).
Queste perversioni sono spesso frutto di ingegneria finanziaria, uso di derivati a copertura, contratti swap su tassi e quant'altro. Inutile dire come un prodotto tendenzialmente 'redditizio' con duration 'esotiche' (0,5-negative etc...) non riduce il rischio, mira a slegarsi dai tassi, ma è strutturato (spesso anche pieno di commissioni) e contiene molto rischio potenziale e soprattutto imprevedibile, se tutto non va come l'ingegnere ha progettato... scrack!


P.C. 07/11/2019