La revisione quadrimestrale del portafoglio Atlante, con il suo pigro, ma metodico ribilanciamento a pesi costanti, è a mio avviso un buon esercizio di disciplina.
Atlante, nato alla fine, e sui massimi, di un anno "record" come il 2019 ed investendo al 100% in azionario (ma con stumenti efficienti come gli ETF) si proponeva di cogliere la redditività del mercato reggendo sulle spalle la grande incognita di un rischio che, con un orizzonte temporale breve, pone anche lo scenario di profonde perdite potenziali in conto capitale.
In altre parole l'investitore di Atlante si dice "questi soldi li rischio, a fine portafoglio sono disposto a poterne avere significativamente di meno, ma, IN CAMBIO, mi deve essere messa a disposizione l'eventuale redditività dei mercati in maniera equilibrata e diversificata".
Atlante non va a 'fortuna' o ad aspettative settoriali, diversifica geograficamente e ribilancia a pesi costanti asset diversificati per non essere sbilanciati (in male o in bene) da questa zona o quel settore. L'investitore di Atlante è disposto ad accettare una perdita, ma solo se questa viene da TUTTO il mercato azionario, non da un errore di aspettative su tecnologici, immobiliari, materie prime, Giappone, paesi emergenti o criptovalute.
I quattro mesi tra la fine del 2020 e l'aprile del 2021 hanno dato un'impronta di decisa crescita a questo portafoglio diversificato:
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