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domenica 14 novembre 2021

Un fondamentale del MSCI Europe: i dividendi distribuiti

L'analisi che voglio effettuare sull'azionario Europeo è quella sui dividendi distribuiti.

Parliamo di ETF e non di fondi attivi, il MSCI Europe è un indice storico che rappresenta la capitalizzazione delle aziende di medio-grande capitalizzazione di 15 paesi sviluppati europei. Nel complesso racchiude circa il 85% della capitalizzazione di mercato di questi paesi.

Negli ultimi 13 anni i dividendi (che possiamo misurare sulla versione a distribuzione, ottimamente rappresentata dal iShares Core MSCI Europe Dist. IMEU) hanno mantenuto un livello intorno al 3%.

E' mia opinione che su indici così sviluppati, ampi e rappresentativi la distribuzione di utili diversificata rappresenti un fondamentale per l'andamento del mercato, esplicativo anche dello stato di salute dell'economia. In presenza di alta inflazione mi aspetterò un apprezzamento dell'indice, ma anche un apprezzamento degli utili distribuiti.

Andiamo quindi a fare, insieme, una "Lettura" di questo prezioso fondamentale su IMEU:


Possiamo leggere la storia finanziaria d'Europa (e l'Europa è un buon compromesso, meno volatile dei paesi emergenti, meno performante - grazie alle Big Tech - degli USA) in questi dati.

Ho messo in verde gli anni in cui la distribuzione si è attestata intorno al "sano" 3% circa tipico di questo asset (io l'ho posseduto dal 2006, anche se avevo il Lyxor, allora a distribuzione, e ricordo che la distribuzione attesa era circa quella). Ho messo in giallo gli anni quando scendeva sotto il 2,8% ed in rosso gli anni sotto il 2,5%. Infine ho messo in azzurro gli anni 'anomali' dall'altro lato: con distribuzione superiore al 3,2%.

Cosa scopriamo?

Che anni azzurri sono stati il 2008 (crisi Leman Brothers), il 2012 (anno in cui l'Europa dopo il doppio ribasso 2008-2009 e 2011 per la prima volta iniziava a riprendersi) ed il 2019, anno di cui abbiamo già parlato su questo Blog come l'anno dei 'record': utili, crescita di tutti gli asset, un anno davvero raro.

Gli anni verdi sono stati il 2009 (valutazioni bassissime dopo il crollo), il 2011 (nuovo ribasso di questo asset), il 2016 (nuovo crollo) ed il 2018 (nuovo anno negativo). Insomma gli anni VERDI erano tutti anni in cui bisognava fare una cosa sola: COMPRARE.

Gli anni gialli sono stati quelli in 'attesa di' il 2010 (tra Leman Brothers e le crisi del debito sovrano), 2013-2014 (anni di ripresa incerta prima dei vari 'cannoni monetari'), il 2017 (ripresa dopo il contrastato 2016 e prima del negativo 2018).

Gli anni ROSSI infine sono stati anomali per qualche motivo: 

- nel 2015 le quotazioni erano andate alle stelle per via del cannone di Draghi e l'immissione di liquidità sui mercati abbatté i tassi d'interesse per la prima volta in maniera mai vista facendo decollare l'asset azionario Europeo, aprendo però poi la strada allo storno della seconda parte dell'anno e dei primi mesi del 2016.

- nel 2020 gli utili e i dividendi sono collassati, da 0,79 dell'eccellente 2019 a 0,5 nell'anno della pandemia globale.

- nel 2021 gli utili e i dividendi sono tornati nella media di anni come 2018 e 2017, ma l'incremento dei prezzi è stato senza precedenti, tanto che MAI NELLA STORIA DEGLI ULTIMI 13 ANNI il rendimento da dividendo (quindi da utile distribuito) nell'azionario a medio-grande capitalizzazione europeo è stato appena del 2,34%.

Mi auguro che questi noiosi numeri aiutino a leggere la nostra "storia economica e finanziaria" con maggiore chiarezza.

P.C. 14.11.2021

3 commenti:

Alberto ha detto...

Sempre molto interessanti queste analisi.

Francesco ha detto...

Però negli anni 20 e 21 (almeno nel primo semestre) non c'è stata la distribuzione dei dividendi dei bancari. Per comparare questi ultimi dati con gli anni precedenti bisognerebbe considerare questo fattore.

bowman ha detto...

Questo vale per molte aziende e sui dividendi di tutto il mondo infatti il 2020 è stato un anno horribilis per i dividendi. Il 2021 un po' meno, ma l'esplosione dei prezzi di mercato abbatte comunque il dividendo percentuale. Il problema è che il Price/Earning ratio è davvero davvero alto (cioè prezzo alto di un'azione rispetto al reddito che produce). Se uno volesse investire nell'indice NASDAQ Next50 (uno di quelli più scostati tra utili e valore di mercato) aspettando di ripagarsi con gli utili l'investimento in capitale impiegherebbe 300 anni di utili (al livello odierno) per ripagare l'investimento. Anche per il MSCI Europe il rapporto prezzo/utili è ai massimi storici di 23,4 volte.