Il concetto di "longue durée" ha designato un approccio scientifico allo studio dei processi storici che si è affermato prima della II Guerra Mondiale in Francia, nella scuola degli "Annales".
Fernand Braudel dedica un'opera assolutamente monumentale, il suo "Civiltà e Imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II" ad un'analisi sia spaziale che temporale del Mediterraneo e delle sue civiltà che parte dall'analisi degli eventi di breve durata (battaglie, rivolte, regni, crisi) per poi allargarsi ai cosiddetti Trends di lunga durata.
Questa premessa è per manifestare la mia assoluta convinzione che sui processi economici di lungo termine esistono dei 'trends' che riescono ad indirizzare l'economia, muoversi al di là dei singoli eventi e dei cicli economici di breve durata e, se intercettati, racchiudono in loro stessi dei processi, e quindi un progresso economico, più solido.
Ma lascio spazio alle parole di Fernand Braudel per parlarci di come i grandi trends economici riescono a sopravvivere al di sotto delle ceneri dell'economia in cicli anche molto lunghi (il suo è ovviamente un approccio storico e non semplicemente finanziario (F.Braudel, Cività e Imperi (...), II, 'Il trend secolare', p. 950-951):
Un'ascesa secolare della vita economica si delinea forse verso il 1470 e s'interrompe indubbiamente, o per lo meno subisce un rallentamento con i rincari primato del 1590-1600; poi il movimento si trascina alla meno peggio fino al 1650. In ogni caso, durante questo lungo XV secolo, un lento aumento dei prezzi, in profondità, favorì lo sviluppo della vita materiale e di tutto ciò che traeva alimento da essa: fu, insomma, una specie di salute segreta dell'economia. Ogni volta scaturiscono le compensazioni; così, nel settore industriale, si dànno il cambio i decolli sfreccianti; così, nel settore commerciale, se un capitalismo rallenta, subito è sostituito da un altro. Questo vigore non sparisce, da un giorno all'altro, con la fine del secolo XVI; e in realtà, il riflusso tarda ad affermarsi. Quell'incremento dell'espansione secolare sembra innegabilmente avere favorito l'instaurarsi degli stati territoriali, poi degli imperi. L'inversione di tendenza creerà loro notevoli difficoltà. Inoltre, quell'incremento favorì, nonostante certi sbalzi, una società relativamente aperta. L'aristocrazia si ricostituì grazie ad un'invasione 'borghese', spinta da una serie di buoni affari. I buoni affari, o per lo meno i numerosi buoni affari, presuppongono l'impulso della vita economica.
E' impossibile sintetizzare l'analisi di fonti monumentale di Braudel con poche parole, ma la sintesi è l'identificazione di alcuni trends che riescono ad identificarsi e perdurare per periodi secolari: la trasformazione degli stati territoriali, il rapporto aperto tra aristocrazia che si riforma nel XVI secolo e nascente borghesia, lo sviluppo di rotte commerciali che rendono via via periferico il Mediterraneo sviluppando nuove aree di influenza di raggio e durata più ampie.
Guardando alle nostre spalle è impossibile non identificare dei trends storici ed economici che si sono affermati tra i cicli (anche secolari) di crescita e recessione, proseguendo a svilupparsi e diventando 'cavalli su cui puntare' fino ad ottenere ragione dalla Storia stessa. Nel periodo storico di analisi di Braudel, ad esempio, la fase recessiva del XVI secolo o le Guerre di Religione non rallentarono il trend di sviluppo del commercio oceanico verso le Indie e l'Asia orientale, ed è possibile fare molti alti esempi di settori 'trainanti' dell'economia globale, perché investiti da massicce trasformazioni, da enorme sviluppo tecnologico ed incremento della produttività, da concentrazione di capitali etc...
Il medesimo modello viene utilizzato oggi per cercare di individuare i Mega-Trends sui quali è sensato investire.
Il modello lo abbiamo tutti sotto gli occhi: è dalla fine degli anni '70 che sulle riviste economiche più quotate non si fa che preannunciare la rivoluzione che l'informatica ed il computer avrebbero scatenato nel mondo e nella vita di tutti, ma è solo con l'affermarsi di internet nella seconda metà degli anni '90 (nonostante la 'bolla del dot com' intorno al 2000) e con l'avvento dell'Età Digitale e della connessione in mobilità, che questo trend ha non solo rivoluzionato la nostra vita quotidiana, ma trasformato il mondo del lavoro, dei rapporti umani, la vita di tutti e, soprattutto, dopo le fragilità e le bolle di vent'anni fa, assicurato un continuo sviluppo e crescita economica degli investimenti che non ha risentito di crisi petrolifere, terrorismo internazionale, dazi e guerre commerciali o altro.
E' ovvio che il mondo della finanza ha iniziato a cercare di perfezionare un approccio tematico ai "futuri" Mega-Trends ed l'analisi è interessantissima ed intelligente.
Perché però sono partito da Fernand Braudel, che sicuramente non è stato l'iniziatore né il fautore di queste teorie ed approcci nella sfera di nostro interesse, e non da Bill Gates e Steve Jobs, come più usuale?!
I Mega-Trends possono essere riassunti come tendenze di vasta portata, che coinvolgono diversi settori (tecnologia, economia, sociale, demografia) e gran parte del mondo, hanno orizzonte di lungo periodo e rappresenterebbero quindi investimenti più stabili dei normali trend che durano pochi mesi/anni.
E' un approccio d'investimento tematico, sceglie degli asset di nicchia, una strategia che secondo me nella creazione di una asset allocation per un paniere efficiente (teorie di Markowitz etc...) dovrebbe coprire il 5%-15% di un portafoglio perché concentra il rischio in singoli 'pezzi' di economia.
Se si è riscontrato che l'economia nel suo complesso (es. indici MSCI World, azionario dei paesi sviluppati nel loro complesso) ha una certa "volatilità", ovvero un'oscillazione che, incluso il rischio valuta, ha toccato il 50% nel crollo del 2008 ma è su base annua del 20%-25% al massimo... per i settori 'tematici' questa volatilità è potenzialmente molto superiore. Eventuali cicli avversi hanno storicamente avuto su settori/temi specifici tempi di recupero anche molto più lunghi dei cicli dell'economia nel suo complesso. Tradotto in linguaggio umano un singolo settore dell'economia potrebbe affossarsi e non recuperare più o recuperare molto a lungo termine.
E quali sono i 'Mega Trends' del futuro?
Beh, l'attenzione è focalizzata su molteplici aspetti:
- Le prospettive di sviluppo dei voli extra-atmosferici
- La Geoingegneria
- Il cambiamento climatico
- Il veganesimo
- Lo sviluppo delle IA
- L'allungamento della speranza della vita e l'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati
Etc... etc...
C'è da rileggere però le parole di Fernand Braudel: con le sue innumerevoli fonti ed il suo approccio storico (su ciò che è già successo) lui impiega 1700 pagine di trattazione per parlare di cicli di lunga durata e cercare di identificarli.
Investire sui Mega-Trends nella mia umilissima opinione è molto più difficile di quanto sembri.
Certo, guardandoci indietro chi non tornerebbe con la macchina del tempo al 1985 di Ritorno al Futuro e non acquisterebbe un bel pò di azioni di Apple e Microsoft? Tuttavia all'epoca non deve essere stato così semplice intuire con 'certezza' l'affare oppure affidarsi con convinzione ad un business che era partito pochi anni fa nel garage di Steve Jobs. E non sono allora: non tutti i prodotti della Apple sono stati un successo, per dire, né tutte le azioni tecnologiche ed informatiche hanno garantito ricchezza, come ricorderà chi c'era ai tempi dello scoppio della bolla dei tecnologici di vent'anni fa.
Eppure c'è un grande diffondersi di fondi e sicav che investono sui Mega-Trends.
Senza andare a criticare o parlare di prodotti specifici, andiamo a vedere come uno dei più popolari tra questi strumenti finanziari si è mosso nell'ultimo quinquennio, se veramente selezionare dei settori e temi specifici (anche se usualmente più rischiosi!) ha veramente permesso di ottenere risultati più efficienti nei Mega-Trends che nell'economia passiva e nel suo complesso:
Questo è il grafico dei prezzi di uno dei più diffusi fondi Mega-Trends, che colleziona ben 4 stelle Morningstar.
I risultati ci sono!
Se 5 anni avessi investito 100000 euro in questo fondo oggi il mio investimento varrebbe 149000 (lordi). E probabilmente avevo battezzato mio figlio con il nome del consulente che me l'ha collocato... (anche se poi parliamo di meno del 10% l'anno per un azionario tematico).
Sì, però diamo un'occhiata smaliziata.
Quanti di questi risultati derivano dalla capacità di tirare fuori redditività dai mercati del gestore? Quanti di questi risultati derivano dal valore aggiunto nel concentrare l'investimento nei Mega-Trends identificati come le autostrade che conducono al 'futuro' dell'economia e del mondo?
E quanti dall'essermi assunto un rischio mercato significativo (ovvero il rischio che se invece di una fase molto positiva dei mercati in generale, con banche centrali concilianti, USA in boom economico etc... avessi attraversato una recessione globale che non si vede da un decennio, magari mi trovavo ad aver bisogno dei miei soldi perdendo magari un terzo o metà, o più del capitale?).
Questo MegaTrends, per dire, investe circa il 58% in azioni USA ed il 25% in azioni Europa (incluso UK), il resto Giappone e altri paesi (poca roba).
Grossomodo lo schema dell'indice di mercato MSCI World.
E se mi compravo la replica passiva del mercato? Un ETF iShares Core MSCI World (IE00B4L5Y983)?
Ecco il risultato:
Il 'MegaTrend' ha fatto peggio del mercato di riferimento (di cui è speculare e quindi completamente correlato: se crolla uno crolla l'altro e viceversa). Se il mercato fosse stato in ribasso (fase recessiva) anziché in rialzo, io sottoscrittore avrei probabilmente perso più del mercato.
Investendo la stessa somma nel MSCI World (che ha grossomodo i mercati di riferimento del MegaTrend) i miei 100000 euro sarebbero diventati 165000.
E la differenza di 16000 euro da dove viene?
Semplice... MSCI World costa lo 0,2% l'anno. Il della simulazione MegaTrends costa quasi il 3% l'anno. 3000 euro l'anno x 5... ecco dov'è finita la differenza.
Sembrerebbe quindi che i gestori e le compagnie di Asset Management che con 'semplicità' propongono un investimento 'identificando' (beati loro) i futuri Trends dell'economia, laddove Braudel ha impiegato migliaia di fonti, decenni e migliaia di pagine per cercare di intravederli dopo 4 secoli nella storia già passata, propongano un soggetto d'investimento essenzialmente per motivi commerciali: proporre la logica dei 'Mega-Trends' come elemento di convincimento, più che come strategia articolata, per l'investimento nel prodotto.
Un abile consulente probabilmente saprebbe cercare dei settori tematici decorrelati (a differenza del MegaTrends/MSCI World, come da grafico) e probabilmente costruire un portafoglio fatto meglio e diversificato su strategia MegaTrends.
Io conosco i miei limiti e non mi cimento. L'investire con 'semplicità' sui futuri MegaTrends mi risulta molto difficile, personalmente dovendo rischiare, probabilmente rischierei di più sul MSCI World... e spendendo anche molto meno!
P.C. 10/11/2019
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2 commenti:
Ciao Bow! ti seguo anche su Finanza Online, spero che tu abbia il tempo di fare un salto sul mio blog.. sarebbe un vero piacere avere un tuo commento o parere anche sul mio portafoglio, il quale andrà ottimizzato
;) In bocca al lupo per la tua ottima iniziativa!
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