http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/finanza-e-mercati/2018-03-19/fondo-imploso-due-giorni-80percento-migliaia-risparmiatori-lastrico-150442.shtml?uuid=AEJ3XQJE
C'è un problema colossale sui mercati: la fine della decorrelazione tra asset diversi. E’ come se la crisi del 2008 avesse rotto il giocattolo dei mercati (giostra sulla quale il risparmio gestito fa pagare un alto prezzo d'ingresso). E’ come se per spegnere un incendio si fosse versato un mare di acqua (liquidità) che non solo non ha fatto rigermogliare l'economia da sotto la cenere (o almeno non ancora, non nei paesi periferici come il nostro), ma sta facendo arrugginire tutta l'ossatura del sistema, avvelenando di tassi bassi il credito in primis. L'obbligazionario si muove come l'azionario, le commodities pure, i fondi obbligazionari fix mlt perdono con i tassi in rialzo, quelli a duration breve pure… si favoleggia di duration negativa… ma a che prezzo? Gli High yield Short duration, ovvero obbligazioni un tempo chiamate spazzatura proposte universalmente come magica difesa dal ridursi della liquidità? Le valute con tassi più elevati scendono rispetto a quelle con tassi negativi… Quindi i signori gestori cercano di ‘decorrelarsi dalla correlazione’ (si perdoni il gioco di parole), quindi di allontanarsi dai benchmark tradizionali. Si diffondono irresponsabilmente (secondo me) fondi flessibili, Total return (o absolute che dir si voglia), ad alpha sistematico, sono rispuntati gli 80/120 e i fondi a leva. Cose bellissime ed affascinanti (soprattutto per gli addetti ai lavori) ma da usare in modo proprio, con il contagocce. Le repliche esotiche di benchmark teorici (e fittizi) come il Vix dell'articolo, ma anche il privex (ci rendiamo conto che vuol dire per l'economia mettere a benchmark cose come Atlante? Anche se in effetti nel 2016 è andato benone… non è come speculare sulla ristrutturazione, quindi sulla miseria?), l’abitudine ad applicare strategie long short come alternative al ‘bilanciato prudente’, etc… Quanti portafogli sono stracolmi di fondi ‘flessibili’? E quanti bilanciati 'tranquilli’ dichiarano nel prospetto di poter utilizzare leva 1,2 o 1,5 o 2 e di poter utilizzare derivati, o di poter investire in quote di OICR che ne fanno uso più o meno senza un valido risk management? Questa roba andrebbe collocata con il contagocce… Di fondi che, per come sono costruiti o per quel che contengono, possono 'esplodere’ ce ne sono tanti. Meglio posizionarsi alle volte su fondi globali, diversificati, che replicano l'economia globale. Poi ovviamente non tutte le strategie flessibili si traducono in perdite (vedasi il già citato FR0010923375) però secondo me si traducono in una quantità difficilmente valutabile di rischio. Per i clienti l'invito da buon padre di famiglia è a non farsi sedurre dai 'ghe pensi mi’ o dai 'prodotti buoni fidate’, ma mantenere strategie diversificate e solide, perché anche se il risparmio gestito in teoria non dovrebbe essere in conflitto d'interesse con l'investitore, poi le società coinvolte pensano ai Loro utili e scopi…
Un esempio: l’andamento di un ETF sull’azionario mondiale (Msci World), comparato ad un ETF in obbligazioni High Yield (alto rischio) ed uno di titoli di stato europei ad investment grade. Si noti come, dopo il 2015 le politiche di liquidità hanno impresso la medesima direzione di andamento a titoli solitamente antitetici (i bond high yield non sono paragonabili come rischio ai governativi, che sono solitamente ‘rifugio’ dall’azionario). Gli stessi movimenti (’onde’) si vedono nella ripresa dei mercati nella seconda metà del 2016 ed alla fine, dopo 13 trimestri, il rendimento e le fluttuazioni dell’high yield e dei governativi producono risultati assai simili.
Il commento ovviamente sarà ‘sì, bravo, fai come tutti i sedicenti analisti delle associazioni dei consumatori o dei tanti forum di finanza, che sanno smontare, con il senno del poi, le sicurezze, sanno criticare, sanno spargere il panico, ma non offrono mai soluzioni’. Beh, lo scopo del blog NON E’ assolutamente la consulenza finanziaria che, anche per norma di legge, non può essere fatta in maniera imprescindibile dal profilo dell’investitore. In generale però, a livello di mero esercizio intellettuale, decorrelarsi dai mercati classici (debito, azioni, etc…) si può anche senza strumenti ‘complessi’ o ‘flessibili’ o con strategie ‘total return’ che spesso si traducono in = Inutilmente Costose. L’immobiliare è rimasto, durante questi anni, un settore a mio parere decorrelato. Non troppo popolare, perché ha perduto i rendimenti dei decenni passati ed il mercato tende a premiare il successo, oltretutto si è dimostrato che molti investimenti proposti come ‘immobiliari’ (in particolare fondi immobiliari chiusi italici) si traducevano in campi di pascolo per palazzinari e campi di sfogo per quotazioni gonfiate da sovrindebitabento bancario. Ci sono però i REIT americane, che a mio avviso rimangono realtà più serie (anche se rischiose). Decorrelato (e rischiosissimo) è l’oro, metallo giallo che era spaventosamente costoso qualche anno fa durante la crisi, ma è sceso di valore. Più ancora dell’oro (sempre caro) ci sono le azioni delle società minerarie che trattano l’oro, i cui utili sono diminuiti a causa dell’inversione della tendenza alla crescita del metallo e che in alcuni casi si possono acquistare a quotazioni interessanti. Ma tutto così rischioso? Sì, perché i tassi bassi e le valute di riferimento (nel nostro causo l’euro) alti hanno almeno fatto calare la maschera al mito della ‘sicurezza’. Investimenti ‘poco rischiosi’ (i cari bei Bot al 18%) esistono a prezzo di inflazione, instabilità monetaria, tassi stellari. In pratica abbiamo l’illusione della sicurezza non perché l’investimento è stabile, ma perché questo lo è in un mondo che fluttua all’impazzata. Tuttavia in questi anni è diminuita molto l’inflazione… nell’ottica di una sua ripresa investire in inflation-linked (sebbene io diffidi un pò di caricarmi di debito in questi periodi) può essere una soluzione. L’ultimo discorso sono le valute: investire in valute non può seguire i mercati, e se si scelgono valute deprezzate rispetto al corso degli ultimi anni ma ampie come mercato di riferimento (esempio il dollaro) il rischio esiste, ma la possibilità che il nostro investimento si ‘azzeri’ oppure sprofondi in maniera drammatica per mai più risollevarsi è secondo me alquanto improbabile. Poi, se uno strumento complesso o flessibile, piace, va usato capendo bene cosa fa, e che tipo di investimento si fa puntandoci sopra, e puntandoci sopra solo quanto ci si può permettere di concentrare in quella strategia. Personalmente ho memorie gradevolissime di un ETF leva 2 long sull’indice Dax che acquistai a inizio 2009…
PC 20/03/2018
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