Portafogli d'Investimento Teorici:

venerdì 13 marzo 2020

Il Bollettino di Guerra dell'Ultimo Mese

Ci troviamo ad assistere ad un momento molto particolare sui mercati finanziari. Non tutti coloro che investono hanno sperimentato direttamente sulla loro pelle un panic-selling che infligge una svalutazione del 25/30% all'azionario mondiale in un solo mese.

Sono, ovviamente, anche momenti di straordinarie opportunità. Ritengo che i mercati, distorti (come continuo a sostenere) da un utilizzo anomalo dei tassi d'interesse, che ha spinto in territorio negativo persino l'Interest Rate Swap a 30 anni (il tasso su cui si basa il nostro mutuo trentennale tasso fisso), probabilmente ci riserveranno altre 'stranezze' nei prossimi mesi-anni, prima di avvicinarsi ad una relativa normalizzazione.

Abbiamo assistito ad un mercato 'avverso' insolitamente lungo nel 2018... ad un'euforia eccessiva nel 2019 ed ora ad un Panic Selling quasi da record (non tanto per il livello di decrescita, finora significativo ma non poi tanto considerando quanto si era gonfiato il mercato nell'ultimo anno). Il tutto è dovuto ad un evidente scostamento tra quanto una azienda o un asset valgono sul mercato e quanta è l'utilità che distribuiscono (l'obbligazione di Stato tedesca, per dire, distribuisce meno di nulla rispetto a quanto vale! Pur avendo 'in casa' problemi significativi come quello di Deutsche Bank).

Il mercato sembra essere passato da una over-confidence verso gli asset più dinamici del mercato ad una over-confidence (chiamiamolo pure panico) nell'arco di pochissime settimane. Questo ha fatto saltare l'indice VIX come non accadeva da tempo.

Ho voluto quindi fare una mappatura straordinaria dei 24 asset che di solito cerco di seguire, relativa non ad un semestre, ma ai prezzi dei medesimi tra lunedì 17 febbraio 2020 e venerdì 13 marzo 2020 (4 settimane di mercato).


ASSET CHE HANNO GUADAGNATO:

La rivincita de liquidità euro. Chi è stato liquido nell'ultimo mese ha vinto. L'altro asset in interessantissimo territorio positivo è quello dei titoli di Stato USA a orizzonte temporale medio-corto 3-7 anni, favoriti anche dalla curva dei tassi americana.

+0,71% Liquidità Euro

+0,64% Titoli Governativi USA (3-7 yr)


ASSET CHE SONO SCESI AD UNA SOLA CIFRA:

Titoli di Stato ad elevato merito creditizio e oro (quantomeno l'ETC sull'oro fisico).

-1,74% Obbligazioni Investment Grade Globali (aggregati)

-1,95% Titoli Governativi Europei

-5,65% Oro

-7,65% BTP Italia a 10 anni

-8,37% Obbligazioni Corporate Globali


ASSET IN DISCESA MENO DEL 20%:

Sostanzialmente l'obbligazionario più speculativo, spesso apprezzato per la sua duration accorciata dall'elevato dividend-yield, oltre alle materie prime.

-14,6% Titoli Governativi Emergenti in Valuta Locale

-15,62% Obbligazioni High Yield europee

-15,82% Commodities

-15,9% Obbligazioni High Yield globali

-17,65% Titoli Governativi Emergenti in USD


ASSET IN DISCESA MENO DEL 30%

-23,21% Azionario dei Paesi Emergenti

-24,32% Nasdaq-100 (tecnologici USA)

-24,38% Immobiliare Asiatico

-25,03% Aziende a Grande Capitalizzazione Giapponesi

-25,83% Azionario del Pacifico senza Giappone

-26,32% Aziende a Grande Capitalizzazione USA

-27,96% Immobiliare dei Paesi Sviluppati

-28,75% Aziende a Piccola Capitalizzazione Giapponesi


ASSET IN DISCESA MENO DEL 35%

-30,8% Azionario Europeo a Grande Capitalizzazione

-31,8% Azionario Europeo a Piccola Capitalizzazione

-34,88% Azionario Italiano


ASSET IN DISCESA OLTRE IL 35%

-35,24% Azionario USA a Piccola Capitalizzazione

Spero sia un dato utile per fare le giuste valutazioni e la giusta analisi/comprensione del fenomeno.

P.C. 13.03.2020

5 commenti:

Alessandro ha detto...

Ciao, Complimenti per il blog
L’azionario di per sé è un settore di investimento rischioso basta vedere i crolli, parliamo allora del settore obbligazionario. (parlo di etf, fondi). L’obbligazionario non ha retto al crollo dei mercati, mi pare di capire che gli obbligazionari sono decisamente troppo legati (o correlati?)all’azionario e si può dire che di fronte a questa prova mondiale (covid 2019) gli obbligazionari hanno deluso? ( intendo dire etf e fondi, poi nel prosieguo scrivo di obbligazioni pure). Che ne pensi?
Sembra che gli unici a salvarsi o a limitare le perdite siano i treasury usa o i bond tedeschi. (o comunque i bond dei paesi “rigoristi” europei). Che dici?
Ultima domanda (): non è quindi meglio investire in singole obbligazioni portate alla scadenza che restituiscono il capitale sempre che non fallisce l’emittente piuttosto che investire in fondi/etf obbligazionari? Io la penso così: Non ne sono mica sicuro perché post covid 2019 secondo me mica tutti gli emittenti obbligazionari saranno in grado di rimborsare, secondo me il settore obbligazionario post covid sarà in crisi.

Te che ne pensi del settore obbligazionario (etf, prestiti obbligazionari, ecc) post covid 2019?

Grazie

bowman ha detto...

Sono abbastanza d'accordo che nell'investment grade si può tranquillamente fare uso di obbligazioni da abbinare ad ETF anziché fondi/Sicav (anche se sono ETF) che inducono l'investitore a molti errori. L'errore più banale è comprare il fondo perché ''ha resistito'', ovviamente guardando il NAV (il contovalore degli asset investiti) appare che gli altri sprofondano e questo no. Ma se compro un fondo governativo europeo, oggi, che sto facendo? Se vado ad aprire i rendiconti del fondo ed a spulciare la contabilità mi accorgo che, senza rendermente conto, inseguendo la freccetta + sull'home banking ho comprato magari un titolo di stato francesce che scade tra 32 anni, che paga lo 0,75% l'anno di interesse e che ho pagato (valore del 11 marzo) 114 euro per averne 100 di capitale nominale che mi verrà rimborsato a maggio 2052. Nel fondo/ETF compro il "euro government bond" il che mi da anche sicurezza e vado tranquillo... come singolo titolo nessuno di noi farebbe un acquisto simile! A questo punto, personalmente, preferisco comprare l'obbligazione senior (considerata anche fiscalmente equivalente ai titoli di stato) emessa da Cassa Depositi e Prestiti che scade tra 2 anni e che la settimana scorsa si comprava tranquillamente a 97 (anche se da interessi minimi). Molti consulenti/promotori preferiscono proporre cose 'alternative' sull'obbligazionario, pur di avere qualcosa di 'commerciale' (e quindi che riesca a pagargli commissioni/provvigioni) da proporre: strumenti obbligazionari flessibili, con coperture valutarie, con strategie perseguite con derivati... si tenga conto che con queste cose si incrementa però molto la volatilità, in un segmento a ridotta redditività a causa delle politiche sui tassi, e bisogna ponderare bene se è meglio mettersi in portafoglio qualche obbligazione/bond leggermente più rischioso (come i titoli di stato italiani rispetto a quelli dei paesi europei considerati più 'solidi'), magari avendo l'accortezza di non esporsi a più del 10% in rischio controparte verso il singolo emittente (cosa che fanno per dire le regole UCITS). Ricordiamoci che l'altro modo per abbassare l'esposizione ai tassi, alternativo a complessi, volatili, imprevedibili, costose strategie di hedging e di derivati o su valute, è quella di abbassare la durata dei titoli, da qui l'esempio sul CDP a 2 anni. Lo so, c'è poco margine per applicarci succose commissioni e guardacaso nessuno le 'consiglia', il che non vuol dire che non siano consigliabili per alcuni portafogli/strategie.

Gian Giacomo ha detto...

Buon pomeriggio,
congratulazione per il blog. Letto quest'articolo, negli asset che hai elencato come mai non ne hai considerati altri di asset?
Tipo: asset assicurativi (polizze vita, polizze gestione separate, polizze unit/index linked)? o altri asset (non me ne viene in mente altri) finanziari?

Grazie

bowman ha detto...

Salve,
I potenziali asset, se inseriamo settoriali e zone geografiche, sono davvero innumerevoli. La maggior parte delle società di wealth management e degli analisti utilizzano 8-12 elementi (o asset-class) per le loro 'tavole periodiche dei rendimenti', io ne utilizzo 24.
Quanto ai prodotti assicurativi le polizze non sono asset di per sé, ma si basano su asset sottostanti (ovvero "investono in qualche altra cosa"). La VALORIZZAZIONE dei prodotti assicurativi segue principalmente due sistemi, che sono in realtà dei sistemi contabili, ma che determinano il servizio ricevuto e quindi all'assicurato interessa il giusto. Una è la valorizzazione a costo storico con 'garanzia del capitale' (più o meno estesa più o meno subordinata ad alcuni aspetti) propria delle polizze di Ramo I (Gestioni Separate o polizze vita tradizionali) e delle polizze di Ramo V (polizze di capitalizzazione solitamente riservate alle persone giuridiche). In questo caso il discorso è semplice: la compagnia fa una gestione 'separata dal suo bilancio' di prodotti generalmente di debito, dove il capitale sia 'garantito' (quasi sempre titoli di Stato o obbligazioni, principalmente del paese che ospita la gestione) e quindi si possano fare riserve matematiche e calcoli di risk management sul merito creditizio. Poi non ha obbligo di collegare il valore della polizza al valore di mercato degli strumenti, ma valorizza il premio a costo storico (es. i premi versati) che di solito si rivaluta di un rendimento pari al flusso cedolare medio che diventa il 'rendimento della gestione', meno una commissione trattenuta dalla compagnia. L'effetto è, giuridicamente, trasformare il rischio di mercato (il mercato può salire o crollare, il controvalore della polizza si rivaluta e basta) in rischio di credito (se la compagnia ha fatto male i conti, dato che il rimborso dei premi spesso si basa su un principio di mutua solidarietà tra assicurati, e la gestione separata diventa incapienta... eh, son problemi, però è molto difficile che accada perché queste realtà sono sottoposte a molti controlli, comunque è bene saperlo e mai dire mai, ovviamente in caso di default di primari stati sovrani il problema può essere molto significativo, in altre parole in caso di default 'argentino' dell'Italia molte gestioni separate rischiano di trovarsi le casse vuote per assolvere ad eventuali richieste di rimborso anche se il controvalore di polizza 'dovuto' è capitale rivalutato e non dipende dal mercato). Altro discorso sono le unit-linked, lì il problema del rischio credito o della solvibilità della gestione non esiste perché alla fine investono esattamente come fondi. Anzi, le migliori unit linked hanno dentro ETF o fondi (ci si augura istituzionali!!) personalizzabili che a loro volta sono mappati nelle diverse asset class in cui investono (ed ecco che puoi personalizzare la tua Unit schiaffandoci dentro per dire 20% azionario europa, 10% USA, 30% titoli di stato europei, 20% titoli di stato di paesi emergenti, 5% azionario giappone, 10% obbligazioni societarie e perché no pure 5% di oro)... le peggiori unit hanno dentro un unico 'fondo interno' che cerca di riprodurre meccanismi delle vecchie index o polizze strutturate tramite derivati, contratti swap, acquisto di posizioni floor, di opzioni su mercati o valute e tante altre cose che costituiscono innanzitutto (IMHO) un bel business per le società che producono questi 'servizi finanziari' ed insomma lasciare proprio perdere secondo me, non ne comprendo davvero l'utilità per un semplice risparmiatore che nel 99,9% dei casi ha esigenze più semplici.

bowman ha detto...

Esistono (o sono esistite) altre tipologie di polizze che associano un risk management più complesso e rischi (ed oneri) operativi delle compagnie a investimenti propri delle Unit (anche gestiti con stime su panieri di covarianza etc...). Purtroppo i mercati anomali del 2008-2009 fecero scomparire molti di questi strumenti, in rispondenza poi a irrigidimenti normativi funzionali alla solvibilità delle compagnie. Comunque, tanto per citare, parlo di polizze come le Variable Annuities o gli approcci LifeCycle sui capitali previdenziali. Ormai retaggio forse giusto di paesi con forte evoluzione finanziaria quali USA e paesi anglosassoni o forse Francia. Da noi speriamo che una eventuale crisi del debito o progressivi irrigidimenti post Solvency2 non vadano a toglierci anche le Gestioni Separate.